La tela diviene luogo di ricerca, in una serrata ma quanto mai esaustiva narrazione di un trentennio di ricerca, di indagine, di esplorazione del colore, di sperimentazione della luce e della sua capacità di modulare e costruire spazialità, trasformando la tela e la sua superficie in luogo di esperienza cinetica volumetrica. La luce diventa complice espressiva del colore.
Fori e fenditure sono i punti di vista privilegiati che guardano mondi utopici divenire mondi reali e possibili del saper raccontare l’arte, dell’allestire e del mostrare.
A Monocromo (Convento del Carmine, 12 luglio-18 ottobre 2009, mostra a cura di Sergio Troisi) non sono occorsi innumerevoli opere né spazi magnificenti, come quei racconti brevi che in pochissime parole raccontano il senso della bellezza. Per aforismi, ancor meno, per lapidarie parole, concatenate l’una all’altra, si genera il discorso che dà voce alla materia.
Quest’ultima si fa spazialità percettivamente esperibile nell’episodio tridimensionale di Paolo Scheggi, che tramite gli anelli di legno sospesi di Interfiore (1968) accoglie il visitatore nell’esperienza di modulazione dello spazio buio di una stanza che si fa pausa nella narrazione della mostra.
Il colore è forma, staglia magnifiche forme di rimembranza fitomorfa nei quattro capolavori di Pietro Consagra, uno dei quali non a caso è il Giardino carminio (1965) che, si eleva a icona- manifesto dell’intera mostra.
La luce ancora modula e mostra la cangiante vita del colore nelle tele monocrome di Carlo Battaglia, Claudio Verna, Claudio Olivieri, Ettore Spalletti, Pino Pinelli.
E se la narrazione figurativa non bastasse da sola a prendere per mano il visitatore e guidarlo tra le stanze del Convento del Carmine (come esso in realtà comunque fa!), ad essa, con felice esito, si accosta un filo narrativo di brani (a cura di Teresa Lucia Cicciarella), su pannelli esplicativi che con brevità
ed efficacia punteggiano, come notazioni della narrazione, il percorso espositivo, forniscono spunti di approfondimento, esplicitano il senso tutto della mostra.
Sottile una lama di luce si riflette zigzagante, rimanda da una parete all’altra, illumina e disvela tesori emersi.
Accorriamo…prima che l’alta marea ne ricopra e ne seppellisca il fervente entusiasmo; accorriamo, ché, prima o poi, L’alta marea scioglierà il sale, (Giuseppe Penone, 1974, opera esposta).
Serena Del Puglia