La giovane donna e l’uomo si erano conosciuti nei primi anni '90, in Germania. Dopo una breve conoscenza, arrivò la classica “fuitina”, e dopo nove mesi nacque la loro primogenita. Ma la convivenza con l’uomo si rivelò da subito difficile: egli poneva in essere una serie di atti volti al graduale allontanamento della donna dalla sua famiglia di origine prima, e dalla sua famiglia successivamente. La giovane donna, poco più che ventenne, si ritrovò gradualmente a non avere più contatti con alcuno, vivendo in un clima di totale assoggettamento al coniuge che, ben presto, si rivelò anche dal punto di vista economico: allorquando la donna aveva bisogno di denaro per necessità personali oltre che per quelle della famiglia, doveva chiederlo a lui.
La donna, ogni qual volta osava contraddire il coniuge o avanzava richieste di potere rivedere o sentire i suoi familiari, questi non esitava a malmenarla con schiaffi, pugni e calci. La malcapitata non ricorreva mai alle cure mediche ma all’automedicazione, rivolgendosi soltanto ai propri medici curanti, perché le prescrivessero farmaci antistress e contro l’insonnia.
Avendo perso il lavoro in Germania, la coppia nei primi anni 2000 rientra in Italia, stabilendosi prima a Valderice, dove aveva negato la possibilità alla moglie di aprire una attività commerciale con sua sorella, e in seguito a Castelvetrano, dove vi rimasero per qualche anno. Qui la donna si adoperava per cercare più impieghi come collaboratrice domestica, così riuscendo a far fronte al fabbisogno dell’intera famiglia. Nel periodo trascorso a Castelvetrano la donna continuava a subire violenze psicologiche e fisiche da parte del marito, a seguito delle quali la donna per due volte si allontanava dalla casa familiare recandosi a Ribera dai propri genitori, presso i quali otteneva quel bisogno di protezione e tranquillità che da tempo le mancavano. L’uomo, a seguito di tali allontanamenti, supplicava la moglie di ritornare con lui perché, a suo dire, “sarebbe cambiato” e lei pertanto, credendo a quanto le veniva detto, tornava con lui. A distanza di qualche settimana, dopo un apparente cambiamento, tutto tornava come prima: l’uomo continuava a negare alla moglie di frequentare la famiglia d’origine e quelle poche amicizie rimaste, costringendola altresì, a causa delle sue eccessive gelosie, a licenziarsi ed a trovare nuovi impieghi.
Gli abusi sessuali.
La situazione rimaneva immutata anche quando la famiglia decideva di trasferirsi a Trapani nel 2005. Dopo l’ennesima lite, entrambi, dichiarandosi non più reciproco amore, convenivano che avrebbero potuto trovare un punto d’incontro, anche continuando a vivere sotto lo stesso tetto e solo per il bene dei figli. Tale situazione di lì a breve si dimostrava inutile, in quanto l’uomo, contrariamente a quanto manifestato in precedenza, iniziava a richiedere con insistenza alla moglie rapporti sessuali, che dalla stessa non erano né desiderati né condivisi, ma ai quali la donna ha dovuto cedere perché continuamente accusata da parte del marito di libertinaggio e di avere un altro uomo.
Le minacce di morte.
Le cose si aggravavano in modo particolare nell’ultima settimana dello scorso mese di luglio, durante la quale, ad ogni rifiuto della donna, il marito la minacciava di morte dicendole testualmente: “Io tanto non ho più niente da perdere.. la mia vita l’ho vissuta…non c’è giustizia che tenga: prima ammazzo te e poi mi tolgo la vita io… se vuoi stare a Trapani devi rimanere in casa altrimenti te ne vai lontano senza i nostri figli perché se rimani qui, rimarrai a Trapani per il cimitero .”
Una sera dei primi giorni di agosto la donna, a seguito dell’ennesimo litigio dovuto alla pressante richiesta di avere rapporti sessuali per i quali non era consenziente, cercava aiuto assieme ai suoi figli, rifugiandosi presso la casa di una vicina. Il marito, in preda ad una crisi di nervi, prendeva l’autovettura della moglie e si allontanava, per farvi ritorno poco dopo, con evidenti danni al veicolo.
Dopo l’intervento dei Carabinieri, la richiedente lasciava il tetto coniugale assieme ai figli e a pochi effetti personali, andando a stare prima presso l’abitazione di una sua collega di lavoro e successivamente presso l’abitazione dei consuoceri, essendole stato negato l’appoggio da parte dei suoi familiari spaventati da eventuali ritorsioni dell’uomo nei loro confronti.
Il coraggio e la denuncia ai Carabinieri.
Il 4 agosto, ancora visibilmente provata per quanto accaduto il giorno precedente ma determinata ad andare avanti, la donna si presentava presso il Comando Stazione Carabinieri di Trapani raccontando ben 16 anni di maltrattamenti subiti per opera e mano del marito.
Il caso viene affidato ad un giovane Maresciallo donna in servizio presso la Stazione Carabinieri di Trapani di Via Orlandini, laureata in operatore della sicurezza sociale e specializzata in violenza sulle donne e stalking. E’ la persona più indicata per ascoltare il turbato passato della giovane trapanese.
Nei giorni successivi, attraverso un’articolata e meticolosa attività d’indagine, nonché di supporto morale alla vittima, sono emersi ulteriori particolari sulle dinamiche familiari e sull’indole comportamentale dell’uomo, che nel frattempo aveva avviato una serie di atti persecutori e vessatori nei confronti della moglie, coinvolgendo le persone che la stavano ospitando, manifestando apertamente ed in modo chiaro il proprio intento criminoso che non lascia scampo a possibili errori di interpretazione: “non ci vuole niente: un po’ di benzina e un fiammifero” diceva e poi continuava aggiungendo: “si deve mettere in ginocchio e mi deve supplicare”, dichiarando altresì che in questo modo (commettendo un omicidio) sarebbe andato in carcere “con piacere” invece che commettere un reato meno importante come le percosse. L’uomo iniziò anche a manifestare insofferenza nei confronti dei suoceri, minacciando ripercussioni anche su di loro se avessero ostacolato i suoi intenti.
La donna, pur non lasciata sola, né dalle Forze dell’Ordine né da quei pochi amici fidati, sentiva attorno a sé il peso di una situazione difficile che, ogni minuto, diveniva ancora più insostenibile, mentre parallelamente era sempre più impellente il bisogno e la richiesta di aiuto.
L’intervento del Giudice per l’allontanamento dell’uomo.
Il 28 agosto scorso, il G.I.P. di Trapani, condividendo a pieno l’attività d’indagine svolta dai Carabinieri in considerazione della gravità degli episodi di violenza nel tempo reiterati dall’uomo, e di cui non ha mai dato segno tangibile di ravvedimento, e considerata l’esigenza primaria di tutela dell’incolumità della persona offesa e dei suoi tre figli minorenni, emetteva nei confronti dello stesso una Ordinanza applicativa di misura cautelare, riconoscendo i reati di: Maltrattamenti in famiglia-Minaccia continuata -“STALKING”. Al soggetto sono state imposte le seguenti prescrizioni:
? Divieto di avvicinamento alla donna, ai consuoceri e alle loro rispettive abitazioni e il Divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con la donna.
L’uomo sarà oggetto di continue attenzioni e controlli da parte delle Forze dell’Ordine, che vigileranno sull’osservanza della misura irrogata dal Giudice.
In meno di un mese dalla denuncia, la vita della giovane donna e madre ha ora un rinnovato e sereno avvenire.