La notizia arriva proprio quando si riaccende il dibattito sul cemento depotenziato, alla luce del sequestro dell'ospedale agrigentino San Giovanni di Dio. Ieri è stato pubblicato un documento che elenca le opere oggetto d’inchiesta da parte delle Procure della Repubblica in giro per l’Italia, questo il dossier stilato da Legambiente dal titolo ‘Cemento disarmato. Storie di un Paese a rischio crollo, tra sabbia e cemento’. Elemento comune di ogni storia - dice Legambiente - e’ la mano della criminalita’ organizzata che lucra e realizza fondi neri per i propri sporchi affari risparmiando sul cemento e sostituendolo con la sabbia. ”Che il crimine organizzato abbia di fatto una specie di monopolio nel mercato del calcestruzzo - ha dichiarato Legambiente - e’ un dato incontrovertibile. Basti pensare a cio’ che accade in provincia di Trapani dove lo Stato oggi detiene il 90% delle imprese di produzione di calcestruzzo sequestrate o confiscate a esponenti della malavita, che fino a qualche settimana fa hanno fornito la materia prima per tutte le opere di quella zona”. ”Secondo quanto emerge da un’indagine della Questura di Trapani - ha aggiunto Legambiente - il quartier generale di Cosa Nostra sarebbe stato proprio nella sede della Calcestruzzi Mazara S.p.a, un’impresa della famiglia Agate, alleata di Matteo Messina Denaro”. Ma quanto stabilito dal Gip sconfessa le riscotruzioni degli inquirenti.
La Calcestruzzi Mazara era stata sequestrata lo scorso 23 Giugno in un’operazione congiunta della Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza di Trapani, che ha portato al sequestro dello stabilimento, di tutti i beni strumentali e dell’intero capitale sociale della ‘Calcestruzzi Mazara Spa', per un importo complessivo di cinque milioni di euro.
L’ordinanza di sequestro preventivo penale, è stata emessa dal Gip di Palermo, Antonella Consiglio, su richiesta del procuratore aggiunto Maria Teresa Principato e dei pm della Dda, Piero Padova e Ambrogio Cartosio.
La società Calcestruzzi Mazara Spa, con sede in via Circonvallazione Statale 115, nella frazione Cartubuleo, a Mazara del Vallo, è stata costituita il 13 dicembre 1979 e quasi venti anni dopo, il 19 febbraio 1996, è stata iscritta nel registro delle imprese. Il capitale sociale, pari a 258.250 euro, totalmente versato, è suddiviso in 5 mila azioni ordinarie: duemila azioni ciascuno, sono intestate ai fratelli mazaresi Mariano e Giovan Battista Agate, di 70 e 67 anni, entrambi condannati con sentenza definitiva per associazione mafiosa, e Mariano Agate in particolare, nonostante stia attualmente scontando l’ergastolo, è tuttora considerato a capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo.
Il titolare delle restanti mille azioni, con un valore nominale di 51.650 euro, è l’imprenditore Antonino Cuttone, mazarese di 73 anni, che ha gestito la società fino al suo arresto, lo scorso 16 febbraio nell’ambito dell’operazione antimafia ‘Eolo', riguardante la realizzazione di un parchi eolici in Sicilia.
Gli utili di esercizio della società Calcestruzzi Mazara Spa, calcolati con un totale di 1.106.176 euro tra il 2005 e il 2007, non sono stati distribuiti tra i soci ma accantonati in uno specifico fondo, ‘secondo una strategia posta in essere dai gestori della società, al fine di superare le eventuali richieste di sequestri patrimonialì. Riguardo all’ultimo anno, dalle dichiarazioni modello 770 emerge che la società ha provveduto ad elargire a Epifanio Fabio Agate (figlio di Giovan Battista) e di Vita Maria Agate (figlia di Mariano), stipendi lordi per un totale di 94.209 euro a testa.