organizzata dalla compagnia Anànke, alle ore 21,30. Il biglietto è 6 euro, ridotto 5 per possessori Trapani Welcome Card e bambini al di sotto dei 12 anni.
Dopo esserci dedicati alla nuova drammaturgia siciliana proponiamo in rassegna un lavoro di uno dei personaggi più illustri della canzone-teatro in Italia. A pochi anni dalla sua scomparsa i lavori di Gaber vengono sempre più rivalutati, e l’interpretazione fatta da Renda di “Grigio” attesta una contemporaneità dei suoi testi e del suo teatro.
GRIGIO
Di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
Con Filippo Renda
A vent'anni dalla sua prima apparizione, il "Grigio" sembra ancora una minaccia per l'intera umanità: un minuscolo essere, nato per la sopravvivenza, sbandiera davanti agli occhi increduli dell'uomo, tutto ciò da cui fugge, alla ricerca di una tranquillità, di una "oasi" che oggi, ancor più di ieri, è impossibile da trovare.
E più l'uomo crede di eliminare, distruggere questa minaccia, più essa ritorna, con quel sorriso sornione di superiorità che porta dritti all'esaurimento nervoso; e allora la realtà cambia, si deforma, diviene un incubo kafkiano, e non resta altro che arrendersi, che rassegnarsi, che abbracciare, anzi quella minaccia, rendendola un patrimonio indispensabile contro la solitudine.
Il simposio tra Luporini e Gaber sfocia, ne "il Grigio", in una ridicola triste realtà, che accompagna tutti i Misantropi, da Moliere allo stesso Signor G: non è possibile combattere la volgarità e la villanità del mondo fuggendo dalla vita e dalle responsabilità che essa comporta, perchè essa ci rincorrerà anche nelle campagne più desolate, che diverranno piuttosto vere e proprie prigioni. "Il grigio" risulta così una delle risate più tristi del teatro Gaberiano.
In questa performance, non si cercherà di recuperare le atmosfere, che solo Gaber sapeva creare, ma si vorrà piuttosto, crearne altre, nuove, differenti, in un vortice che porta la ragione umana stessa a scardinarsi, a debellarsi, fino a demolirsi nella più pura follia.
Anche le fattezze saranno un po' più distanti dalla "verità" dell'homo gaberianus, e un po' più vicini alla pateticità e alla incoscenza di una vita lontana dall'essere vissuta