Nell'anniversario dell'eccidio mafioso di via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, il procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari, parla delle piste dell'inchiesta sui cosiddetti mandanti occulti della strage di via D'Amelio. In un'intervista al Giornale Radio Rai, il magistrato, che da un anno interroga l'aspirante pentito Gaspare Spatuzza che ha disegnato nuovi scenari investigativi sulla morte del giudice, parla anche della cosiddetta agenda rossa: il diario che Borsellino aveva il giorno della morte, misteriosamente sparito dalla borsa ritrovata nell'auto del giudice. Per la sparizione dell'agenda è stato indagato un ufficiale dei carabinieri, ripreso da alcune immagini televisive mentre si allontana dal luogo dell'esplosione con la borsa. La posizione del militare è stata poi archiviata. "Si può ipotizzare - dice Lari - che Paolo avesse segnato su quell'agenda notizie da lui apprese in ordine allo svolgimento di una trattativa tra lo Stato e Cosa nostra e che quindi il furto di questa agenda potrebbe essere stato ispirato o organizzato da un terzo livello, un servizio segreto deviato.
RIINA. Per la prima volta, il boss Totò Riina parla delle stragi mafiose del '92. E lo fa in occasione dell'anniversario dell'eccidio del giudice Paolo Borsellino. "L'hanno ammazzato loro - dice al suo legale, l'avvocato Luca Cianferoni - Lo può dire tranquillamente a tutti, anche ai giornalisti. Io sono stanco di fare il parafulmine d'Italia". Un'uscita clamorosa, quella del padrino di Corleone, spinto a consegnare al difensore la sua verità su via D'Amelio dal clamore suscitato dalle notizie sulle nuove ipotesi investigative sulla strage. Come riportano alcuni quotidiani, leggendo un articolo del Sole 24 ore, che parlava del presunto coinvolgimento di apparati dello Stato nell'uccisione del giudice, Riina ha commentato: "Avvocato, io con questa storia non c'entro nulla". E sulla presunta trattaviva tra Stato e mafia, intrapresa per porre fine alla stagione stragista, che avrebbe visto proprio in Riina il principale protagonista, il boss replica: "Io trattative non ne ho mai fatte con nessuno; ma qualcuno ha trattato su di me. La mia cattura è stata conseguenza di una trattativa".
Riina, dunque, è certo di essere stato 'venduto', ma nega che a consentire la sua cattura sia stato il boss Bernardo Provenzano. "So che la mia posizione processuale sulla strage di via d'Amelio non cambierà - ha spiegato poi al legale -. Io non chiedo niente, non voglio niente e non ho intenzione di trovare mediazioni con nessuno". Sulla presunta trattativa tra Stato e mafia il boss ha un'idea precisa. "Il mio cliente - spiega Cianferoni - sostiene che l'accordo sia passato sopra la sua testa e che i protagonisti della trattativa sarebbero Vito Ciancimino (ex sindaco mafioso di Palermo ndr) e i carabinieri. Non a caso quattro anni fa chiesi che venisse ascoltato il figlio di Ciancimino, Massimo". E proprio Ciancimino jr nei giorni scorsi ha riportato l'attenzione sul presunto accordo tra Stato e mafia e sul cosiddetto 'papello', l'elenco delle richieste che Riina avrebbe fatto alle istituzioni per far cessare la stagione delle stragi. Il figlio dell'ex sindaco, condannato per riciclaggio, e ora aspirante dichiarante, ha promesso ai magistrati di Palermo di consegnare copia del documento che proverebbe l'esistenza della trattativa.
NAPOLITANO. "A diciassette anni dal tragico attentato di via D'Amelio, rendo commosso omaggio alla memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti addetti alla sua sicurezza, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.". Lo scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato ad Agnese Borsellino nel 17° anniversario dell'attentato di via D'Amelio a Palermo.
RITA BORSELLINO. “Basta col dire che i palermitani sono assenti alle commemorazioni per Paolo Borsellino, in questi giorni ci sono state diverse manifestazioni e i palermitani hanno risposto bene, facendo delle scelte. Come bene hanno risposto le tante persone provenienti da tutta Italia. Chi non ha risposto è lo Stato che avrebbe dovuto essere presente nonostante le possibili contestazioni , raccogliendole e confrontandosi con la città che ricorda e che non vuole dimenticare”. Così Rita Borsellino, nel corso delle celebrazioni di via D’Amelio di oggi per ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta. “Le istituzioni hanno il dovere della memoria, noi il diritto. Non bastano le corone di fiori, che poi rimangono a marcire per mesi, per dare omaggio alle vittime di mafia. Serve ben altro, la ricerca della verità, che sembra farsi strada adesso con la riapertura delle inchieste. E’ un fatto importante, peccato che sono passati 17 anni, di stanchezza e disinganno, e che non sarà facile ricostruire prove e indizi a distanza di così tanto tempo. Certe cose potevano essere dette prima, quando serviva sapere, adesso che parli Totò Riina, sfruttando il momento e il grande palcoscenico, è abbastanza inquietante, bisognerebbe capire perché ora e a chi sta lanciando dei messaggi”.
FRANCESCHINI. Dario Franceschini ha reso omaggio alla figura di Paolo Borsellino, ucciso 17 anni fa. "Paolo Borsellino e' stato il protagonista di una stagione straordinaria e terribile", ha ricordato il segretario del Pd in una nota.
"Straordinaria perche' attraverso il lavoro e lo sforzo coraggiosi di uomini come lui, Falcone, Caponnetto e i tanti altri che lavoravano nella magistratura e nelle forze dell'ordine a Palermo e in Sicilia si gettava luce sulla mafia, sui suoi affari, sulle oscure collusioni", ha sottolineato.
"Drammatica per il terribile prezzo di vite umane che venne pagato", ha subito aggiunto.
"Ricordare Borsellino e la sua morte non e' semplicemente un dovere per ognuno di noi, ma deve chiamarci a un impegno rinnovato: perche' sia fatta piena luce su quanto ancora e' oscuro di quelle vicende, si combatta senza mezze misure la criminalita' che ancora oggi opprime gran parte del nostro Mezzogiorno e le potenzialita' straordinarie di quelle terre", ha spiegato.
"Per questo tutto il Partito democratico e' impegnato sui temi della legalita', per questo continueremo a impegnarci accanto a tutti gli uomini e le donne che nel Sud si battono per l'affermazione della legalita'", ha concluso.
DI PIETRO. Antonio Di Pietro ha reso omaggio oggi alla memoria di Paolo Borsellino, ucciso 17 anni fa, e lanciato pesanti accuse sui rapporti tra mafia e politica. "Oggi la mafia non ha bisogno di stragi eclatanti, ne' di omicidi eccellenti", ha spiegato il leader dell'Italia dei valori nel suo blog, "si limita a qualche assassinio nelle amministrazioni locali". E "il motivo ritengo sia semplice e non credo che oggi dipenda da accordi tra Stato e criminalita', ne' da armistizi prolungati", ha detto, "per una sola ragione: un accordo o una tregua si stipulano tra entita' completamente distinte".
Secondo Di Pietro, invece, "nel nuovo millennio queste due entita' non sono distinte. Anzi, si sono mescolate inestricabilmente in un gioco di potere e infiltrazioni che hanno reso le stragi un mezzo superato, non piu' necessario e per cui si paga un prezzo troppo alto".
BERSANI."C 'e' in Italia una crisi di legalita' che erode le basi dell'organizzazione civile. Parte del territorio e' presidiato dalle mafie, settori dell'economia sono intrecciati con la criminalita', i diritti spesso diventano favori. Non dimenticare tutto questo significa onorare la memoria del giudice Borsellino e degli agenti della scorta. Il paese ha fortemente bisogno di una classe dirigente di alto profilo morale, sobria nei comportamenti, animata dallo spirito di servizio e di rispetto per le istituzioni e per la comunita'. Come era Paolo Borsellino". Con queste parole Pier Luigi Bersani ricorda il giudice Borsellino e gli agenti della sicurezza in occasione del diciassettesimo anniversario della strage di Via D'Amelio.
LUMIA. "Sulla strage di via D’Amelio e sulle altre stragi Riina la smetta di fare il vigliacco e dica tutta la verità”. Lo dichiara il senatore del Partito Democratico Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia, in riferimento alle affermazioni fatte da Totò Riina al suo avvocato durante un colloquio in carcere sull’uccisione di Paolo Borsellino. L'ergastolano Riina ha detto al suo avvocato:
“l’ammazzarono loro”, facendo intendere che l’assassinio del giudice non fu voluto dalla mafia bensì dallo Stato.
“Sia la magistratura – aggiunge Lumia – sia la politica devono andare fino in fondo: superare tutte le ipocrisie e tirare fuori i documenti, come l’agenda rossa di Borsellino e il ‘papello’ di Riina, ma soprattutto fare luce sul ruolo che i servizi deviati hanno avuto sia nella strage di via D’Amelio che nelle altre stragi del periodo ‘92/’93”.
“Alle parole di Riina – conclude il senatore del PD - bisogna dare una risposta chiara e immediata. Riina collabori con la giustizia, non depisti e dica tutta la verità sui rapporti di Cosa nostra con i settori della politica e dell’economia”.