Sì, diciamo anche che la caratura criminale dei personaggi coinvolti in questa operazione è molto rilevante. Perché, come ha detto lei, erano innanzitutto dei trafficanti di stupefacenti e anche dei coltivatori. Tant’è che nel corso delle operazioni sono state individuate e sequestrate due piantagioni di canapa indiana per un totale di più di 700 piante.
Le piantagioni erano nella nella zona di Birgi, tra Marsala e Trapani.
Sì, tra Marsala e Trapani. Nelle contrade di Birgi e di Portella Sottana. Quindi non solo erano organizzati per portare avanti un significativo traffico di stupefacenti, tra l’altro diversificato per natura e tipologia in quanto coltivavano marijuana ma spacciavano anche cocaina che veniva da Palermo, ma da Palermo arrivavano anche le banconote false. Il traffico è stato monitorato nel corso dell’attività investigativa, e non è da sottovalutare perché l’arricchimento che ne seguiva era abbastanza elevato. Le banconote venivano acquistate da un rifornitore Palermitano a stock di 2700 euro falsi per un esborso di 900 euro reali.
Un po’ come al monopoli: con 900 euro si compravano 2700 euro di banconote false. Perché anche i soldi falsi hanno un costo…
Per la malavita appresenta un ottimo investimento. L’arricchimento è notevole e forse anche meno vistoso e meno pericoloso che per lo spaccio di stupefacenti.
Gli arrestati sono Gaspare De Vita, Luigi Adamo, Francesco Giambrone, Mario Marretta e Claudio Valenti, attualmente detenuti nelle carceri di Marsala e Palermo. La presenza di Gaspare De Vita è un po’ inquietante, perché è un ragazzo di nemmeno 30 anni e figlio di Francesco De Vita, latitante dal 2000 per mafia.
Esatto, il gruppo è intrinsecamente vigoroso anche in ragione dei soggetti che lo compongono. Non passa inosservata la presenza di Gaspare De Vita che è sicuramente il vertice e la mente del sodalizio. Anche in ragione del fatto che ha un cognome “illustre” essendo il figlio di Francesco De Vita, latitante per fatti di mafia e condannato all’ergastolo.
Come si sono svolte le indagini?
Le indagini si sono svolte in un lungo periodo. Esattamente dal 2006, quando si sono svolte le acquisizioni informative e il relativo sviluppo investigativo. Poi chiaramente ci sono gli sviluppi che immaginerete e i tempi necessari per razionalizzare le acquisizioni e per dare un senso completo a tutto quello che si è capito. Non è stato neanche facile perché era costume degli arrestati incontrarsi estemporaneamente in vari punti della città.
In questo senso Marsala, come città-territorio, è una valida piazza dove incontrarsi per fare scambi di merci di questo genere.
Diciamo che Marsala offre una capacità mimetica ideale per chi intende delinquere. Intanto per la caratteristica di città-territorio, come lei diceva, in quanto si dissemina in più di 100 contrade. Dopo di che, anche per la posizione strategica dal punto di vista viario perché c’è questa posizione baricentrica fra Trapani e Mazara del Vallo, quindi c’è un flusso naturale di cittadini che si spostano molto considerevole, e in questo magma si possono perdere le tracce dei delinquenti. Ripeto: era costume degli arrestati incontrarsi e spostarsi nella provincia con una certa tranquillità, con al seguito gli stupefacenti e le banconote false.
Era il Marretta che portava da Palermo a Marsala le banconote false a Valenti che le smerciava e, come avete detto in conferenza stampa, venivano utilizzati anche minori per lo smercio delle banconote.
Il riciclaggio di questo denaro contraffatto avveniva negli esercizi commerciali della città, preferibilmente tabaccherie. Il Valenti insieme al De Vita ricevevano queste banconote dal Marretta, quindi da Palermo a Marsala, e si avvalevano anche di ragazzi che probabilmente destavano meno sospetto nei commercianti, per poi simulare acquisti di poco conto ed avere indietro il resto in banconote legali.
De Vita tratteneva una commissione per ogni 100 euro scambiati.
Esatto, la percentuale di arricchimento del De Vita era pari al 20% della banconota che veniva cambiata. Quindi se, per esempio, la banconota era di 100 euro De Vita ne tratteneva 20 e 80 andavano per le spese (quindi per il pagamento di altre banconote al Marretta) e il resto veniva diviso tra gli altri corrieri. Ciò delinea anche la posizione di predominanza del De Vita rispetto agli altri.
La banda si preparava anche ad un “salto di qualità”.
Questa è un’ipotesi che noi avanziamo, nel senso che probabilmente le piantagioni di marijuana servivano per fare cassa, per poi reinvestire nelle banconote e nella cocaina. Ciò non è documentabile in quanto non sono riusciti a spacciare la marijuana visto che siamo riusciti a sequestrarla prima. Si può fare una valutazione di questo tipo in ragione del fatto che, chiaramente, il mercato della cocaina e delle banconote false sono più redditizi rispetto a quello della marijuana. Quindi il diversificarsi degli affari illeciti era, probabilmente, finalizzato a questo scopo: la piantagione è un investimento in un certo senso sicuro in quanto basta piantarle e successivamente irrigarle e poi l’affare va da solo.
Capitano Aureli, nel frattempo è estate, e come ogni anno i carabinieri sono impegnati nell’operazione “Estate sicura”, che magari passa un po’ sotto silenzio rispetto ad arresti più eclatanti, ma che garantisce la sicurezza sulle nostre strade, sulle nostre spiagge e ci permette davvero un’estate più tranquilla per noi cittadini.
In realtà l’operazione di oggi non può essere considerata se non alla luce dell’impegno generale che i carabinieri di Trapani spendono sul territorio. Voi fate riferimento all’operazione “estate sicura” che coinvolge diversi settori della vita quotidiana di chiunque. Perché passa dai controlli ai lidi sulla sicurezza dei bagnanti (che sono in corso in queste settimane), per i controlli sulle strade, sull’abuso di alcol e stupefacenti. Passa per il controllo dello spaccio di strada, passa per operazioni come queste appena concluse e per altre più rilevanti. Il tutto per uno sforzo più strategico e diversificato da parte del Comando provinciale di Trapani che si sta orientando su tutti i settori della vita, nella convinzione che la sicurezza dei cittadini non può che passare attraverso un impegno qualificato e “multistrato”. Nel senso che non si può agire né solo sul vertice, né solo alla base. Bisogna cercare di percorrere tutti i gradini di questa scala della criminalità che purtroppo rischia di rendere invivibile la vita dei cittadini che invece meritano di vivere serenamente.