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25/06/2009 05:54:09

Mogavero: "Chiesa a disagio per Berlusconi. Valuti le dimissioni"


Lo dice il capo della diocesi di Mazara Del Vallo, mons. Domenico Mogavero che, unendosi al giudizio di Famiglia Cristiana, ha parlato di «vicenda difficilmente gestibile, con ampi riflessi politici non lievi» e sulla quale «non ci sono conte da fare» tra i vescovi perché «il disagio c'è. Un uomo politico - ha spiegato mons. Mogavero all'Ansa - deve essere al di sopra di qualunque sospetto anche se questo riguarda la sfera privata». Ecco perché il vescovo che già nei giorni scorsi aveva chiesto una pubblico chiarimento da parte del premier in modo da «rassicurare il Paese» non esclude nemmeno «un passo indietro» del presidente del consiglio. «Se ci siano le condizioni per delle dimissioni nel superiore interesse del Paese - ha osservato - dovrebbe valutarlo Berlusconi stesso. È una decisione soggettiva». Certo è, ha aggiunto, che «in altre circostanze persone delle istituzioni sono state invitate a fare un passo indietro sia in Italia sia all'estero», come avvenne per «il caso Leone ricordato dalla stampa».

Mogavero ha parlato «a titolo personale» ma non si sente solo.«Non credo di essere una voce isolata nel panorama dei vescovi». D'altronde, ha ricordato, Avvenire ha espresso il disagio con la sua autorevolezza, Famiglia Cristiana lo ha espresso come organo di opinione e questo - ha sottolineato - dovrebbe poter bastare».

Un disagio sicuramente condiviso da don Paolo Farinella prete genovese che, in una lettera aperta al presidente della Cei e arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco, accusa i vertici della Chiesa «di trattare bene Berlusconi, assolvendo il premier da ogni immoralità» mentre, scrive, «avete fatto il diavolo a quattro sui Dico e sul caso Englaro. Nè lei nè i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale».

Alle posizioni di Famiglia Cristiana si è unito in serata don Luigi Ciotti, le cui parole, pronunciate al convegno torinese delle Caritas, sono state riportate dal Sir, il servizio informazioni religiose promosso dalla Cei. A proposito dell'inchiesta di Bari don Ciotti ha rilevato che si tratta di «una questione pubblica» mentre, ha aggiunto, «sono troppi quelli che hanno depenalizzato nella loro coscienza i reati».

All’ultima assemblea genera­le della Cei, in pieno caso Noe­mi, il segretario generale della Cei Mariano Crociata aveva invi­tato a non strumentalizzare la questione morale: «Ognuno ha la propria coscienza e capacità di giudizio». Però c’è un limite oltre il quale le «questioni di co­scienza » private rischiano di di­ventare un problema, serio, del Paese. E ormai ci siamo. L’in­chiesta di Bari, le ragazze che avrebbero partecipato a feste a casa Berlusconi dietro paga­mento, le accuse e le «scosse» e i gossip. «Non potevamo più stare zitti», spiegano ad Avveni­re.

Che ieri, in un editoriale fir­mato da Gianfranco Marcelli, capo della redazione romana, ha messo nero su bianco quel «disagio» che si va diffonden­do tra i vescovi: «Il punto cen­trale, ci sembra, è la necessità di arrivare il più presto possibi­le a un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno dagli in­terrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avver­sari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier».

Berlusconi deve chiarire. «Proprio per questo clima di smarrimento crescente, è lecito domandarsi se il presidente del Consiglio abbia finora scelto la linea di resistenza migliore e i difensori più appropriati», si legge. La critica allo «stile sfog­giato » da «avvocati bravi so­prattutto a moltiplicare i moti­vi di imbarazzo» è un’allusione a Ghedini e al suo «lessico 'mer­cantile' », come si legge in un al­tro articolo di Avvenire sulle sue «gaffes», espressioni come «utilizzatore finale» e «quantita­tivi gratis» di donne.

Così il quotidiano, «se anche non fosse possibile eliminare ogni ombra, perché ad esempio su alcune questioni il bandolo della matassa è in mano alla ma­gistratura », chiede che «si pon­gano almeno i presupposti per evitare ulteriori stillicidi di chiacchiere e di tempeste me­diatiche ». E questo «senza illu­dersi che l’efficienza dell’azione di governo possa far premio, sempre e comunque, sui com­portamenti privati». Alla lunga «tutto finisce per avere un prez­zo » e il pericolo è che a pagare sia «non solo il debitore di tur­no, ma l’intero Paese».

Ciò che scrive Avvenire non è una nota della Cei. Tuttavia il quotidiano diretto da Dino Bof­fo capta gli umori dell’episcopa­to. E infatti, pur tra varie sfuma­ture, la richiesta di chiarimenti c’è. «Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e in­violabile, di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagi­ne. I comportamenti di chi go­verna possono determinare maggiore credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale», scandisce monsignor Mogavero. «Nixon o Clinton ap­partengono a una cultura diver­sa.