"I tre assessori della nuova giunta che ho nominato non saranno toccati, perché non ci sarà alcun azzeramento". Lo precisa il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, commentando l'incontro con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avvenuto a Palazzo Grazioli.
Intervistato da "Il Giornale" oggi (25 Giugno 2009) in edicola Lombardo ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni:
«Col presidente Berlusconi avremmo potuto parlare anche solo cinque minuti. Con lui ci si intende, va al sodo, capisce l’essenza dei problemi, non si dilunga in questioni di bottega. C’è qualcun altro nel Pdl che rema contro. Io e il premier dialoghiamo e contemporaneamente dal “club dei senatori” arriva il comunicato che inviano in Sicilia quel ddl che non sta né in cielo né in terra e che, in violazione della Costituzione e dell’autonomia permette, solo in Sicilia, di mandare a casa il governatore senza toccare l’assemblea. Un marchingegno nato per intimidirci, ma si sbagliano».
Avete interrotto le trattative per questo ddl?
«No, la trattativa c’è, ma quel ddl inasprisce il dialogo. È al Senato che si annida il partito dello scontro».
Dopo di lei Berlusconi ha visto...
«Lo so, il ministro Alfano e il suo co-coordinatore (Giuseppe Castiglione, ndr). Devono vedersela tra loro nel Pdl, spero solo che il presidente non segua, come è accaduto per la questione Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate), i cattivi consiglieri».
A proposito dei Fas, ha convinto il Cavaliere che la Sicilia ne farà buon uso?
«Ho detto al presidente che vanno sbloccati perché la nostra economia è in ginocchio, che siamo pronti ad accettare tutti i vincoli e che non andranno a spese correnti. Il premier mi ha assicurato il suo impegno, ma ho visto che non ci sono alla prossima riunione del Cipe, temo per il veto netto di chi in Consiglio dei ministri dice no».
Lei nella giunta bis ha estromesso l’Udc, Berlusconi invece vuole che sia in squadra. D’accordo?
«Io non ho niente contro l’Udc. Ho detto al presidente, e lo ribadisco, che i nove assessori già nominati non si toccano. Poi ci sono ancora tre posti disponibili, mi diano dei nomi accettabili. Se l’Udc smette di fare opposizione stando al governo non c’è nessuna preclusione e neanche problema di numeri, intanto entrano in squadra e poi si vedrà».
Tanti problemi e proprio col suo ex amico Cuffaro...
«Io per Cuffaro nutro tuttora sentimenti di amicizia, mi spiace che non abbia capito, ci sono stati mille equivoci, forse qualcuno alimentato da me, che hanno portato alla situazione attuale. Ma mi auguro che questo atteggiamento finisca. Con l’Udc comunque tratta il Pdl».
Berlusconi le ha contestato l’apertura della crisi poco prima delle Europee e le conseguenze che ci sono state sull’esito del voto per il Pdl?
«Assolutamente no. Il premier ha compreso. Il mio azzeramento è stato solo un’anticipazione. Altri, del Pdl e dell’Udc, minacciavano e si preparavano alla resa dei conti dopo le Europee. Ho spiegato tutto questo al presidente, gli ho detto che in questo anno ogni disegno di legge è stato un calvario, e che questo non deve più ripetersi, anche perché la situazione del sistema Sicilia è al collasso. Il presidente è d’accordo con me, apprezza i nostri sforzi».
Siete d’accordo, però i problemi non sono ancora risolti...
«Io ho grande fiducia nella ragionevolezza del premier, il problema è qualche suo cattivo consigliere».
Quando completerà la giunta?
«Entro qualche giorno. La Sicilia non può aspettare ancora».
Il governatore per la nomina degli altri tre assessori adesso attende "indicazioni dal Pdl" ma, ribadisce, "resta ferma la prerogativa che debbano essere uomini per lavorino per la Sicilia e non remino contro". Questo farà slittare il completamento della nuova giunta, che potrebbe arrivare domani.
L'Udc potrebbe tornare a fare parte della nuova giunta alla Regione Siciliana. "Nei giorni scorsi - afferma il governatore - li avevamo cercati, ma invano. Adesso i contatti con loro li tiene il Pdl, che farà da intermediario fin
o a quando non si decideranno a farsi sentire".
"E' stata una conversazione positiva dalla quale sono emersi dei punti fermi: varare una giunta che appoggiata dalla maggioranza lavori per il riordino e al risanamento del sistema Sicilia. Abbiamo chiesto anche - aggiunge il governatore e leader del Mpa - che venga rispettato lo Statuto dell'autonomia siciliana e che vengano messi subito a disposizione, senza altri indugi, i fondi Fas per la Sicilia e tutte le altre Regioni del Sud".
Sull'ipotesi di un nuovo incontro a Roma, che indiscrezioni davano quasi sicuro, Lombardo osserva che "per il momento i contatti sono continui e telefonici".
Ma da ieri pomeriggio il mare è di nuovo in burrasca a causa del disegno di legge presentato dai capigruppo piedillini al Senato che prevede la sostituzione del governatore eletto direttamente dal popolo senza la decadenza dell’Assemblea regionale siciliana. Al provvedimento, che l’Mpa definisce “anti-Lombardo”, è stata, infatti, attribuita la corsia preferenziale ed è stato fissato l’avvio della discussione in commissione Affari costituzionali per la prossima settimana. Nel frattempo, il ddl arriverà anche all’Ars per il previsto parere che, comunque, non è vincolante.
L’accelerazione ha scatenato la protesta di Giovanni Pistorio, senatore autonomista, che lo considera “un atto di ritorsione politica”. L’esponente dell’Mpa ha commentato duramente: “Il Pdl va alla trattativa con la pistola puntata contro gli altri, e questo rende impossibile qualsiasi trattativa. All’interno del partito di Berlusconi c’è una dicotomia strana: da una parte il presidente e i coordinatori nazionali che avviano un’apertura responsabile che sembra aprire nuovi scenari; dall’altra al Senato, dove si annida, evidentemente, il nucleo forte di attivisti anti Lombardo, si punta la pistola contro il governatore della Sicilia e i siciliani”.
Secondo Pistorio “il ddl non arriverà mai al traguardo” ma sottolinea che “i primi firmatari sono il capogruppo e il vice capogruppo del Pdl al Senato e il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini”. Insomma, per l’Mpa “è come se lo avesse firmasse tutto il Pdl” ed è un atto dalla “forte valenza politica” contro la quale gli autonomisti promettono di “reagire con le dovute iniziative”.
Secca la replica di Vizzini: “Non mi intendo di pistole ma curo il corretto funzionamento delle istituzioni”. L’esponente del Popolo delle Libertà si dichiara “dispiaciuto” per le parole di Pistorio definite “una dichiarazione di guerra, destinata non tanto alla mia persona quanto piuttosto ad infuocare il difficile momento della politica siciliana”. Insomma, per Vizzini mettere il ddl all’ordine del giorno è un atto dovuto per regolamento. “Ho informato personalmente il senatore Pistorio che il ddl la prossima settimana sarebbe stato incardinato in commissione e che altri due gruppi, Pd e Udc, hanno già preannunciato la presentazione di un proprio disegno di legge – spiega - Gli ho inoltre comunicato che sarà richiesto per tutti i ddl presentati il parere dell’Ars, previsto dallo Statuto della Regione, e che, pur non essendo vincolante, non chiuderò la discussione sul provvedimento prima di due mesi, termine previsto perché sia fornito il suddetto parere”. Vizzini ha escluso ogni legame tra la crisi del governo Lombardo e il provvedimento “che è in Commissione da circa venti giorni e dunque, per regolamento, deve iniziare il percorso entro il trentesimo giorno”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Maurizio Gasparri, presidente del gruppo del Popolo della Libertà. “Nessuna pistola puntata – ha affermato - Si tranquillizzi il senatore Pistorio. Siamo ben consapevoli che è in atto un confronto politico sul centrodestra in Sicilia che ci auguriamo abbia un esito positivo nel rispetto della volontà degli elettori. E’ lecito introdurre la discussione sulle norme ma certamente sarà ancora più importante trovare soluzioni politiche in Sicilia”.