L’indagine aperta a loro carico, dopo le dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino nella sua nuova veste di collaboratore di giustizia, era stata anticipata da "Repubblica" il 14 marzo scorso. Ma alcuni degli indagati, su tutti il senatore Vizzini, aveva respinto le accuse, precipitandosi in Procura per annunciare subito dopo di aver denunciato Ciancimino e di aver ricevuto assicurazioni di non essere indagato.
Oggi, invece, dopo aver ricevuto ieri a tarda sera l’informazione di garanzia, Vizzini ha rassegnato le sue dimissioni dalla Commissione antimafia di cui era vicepresidente. "Ho la serenità di chi sa di essere estraneo ad ipotesi di reato e di potere compiutamente rispondere ai magistrati. Adesso si potrà fare luce sulle verità, mettendo fine al lungo e spesso velenoso chiacchiericcio che negli ultimi mesi mi ha accompagnato". Saverio Romano, segretario dell’Udc siciliana, appena eletto al Parlamento europeo, commenta così il provvedimento giudiziario: "L'avviso di garanzia che ho ricevuto qualche mese fa attraverso i giornalisti di Repubblica e oggi formalmente dalla Procura di Palermo mi lascia del tutto sereno perche' so di non avere mai intrattenuto rapporti di alcun genere con Ciancimino".
Secondo le accuse di Massimo Ciancimino, il denaro proveniente dal conto veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l'aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell'isola. A riscontro delle dichiarazioni del figlio di Don Vito, ci sono anche parziali ammissioni del tributarista Lapis, già raggiunto da avviso di garanzia due mesi fa, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che sono state rilette dagli investigatori dei carabinieri di Monreale e che ora saranno trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione.