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04/06/2009 04:01:21

Sesta notte di roghi a Palermo. Emergenza rifiuti: il modello è la Sardegna


"Non era certamente pensabile risolvere lo sfascio dell'Amia aumentando ulteriormente la tassa sui rifiuti, che è già la più cara d'Italia - sottolineano gli ambientalisti - e adesso l'amministrazione Cammarata dovrà seriamente pensare ad un piano che risolva l'emergenza, tutelando anche i lavoratori. Non vorremmo infatti che, come già è accaduto per la Campania, si sfruttasse questa emergenza, che è tutta di natura economica e non ha nulla a che vedere con la carenza di impianti, per sostenere la disastrosa scelta di sostituire in Sicilia la gestione integrata dei rifiuti (prevista dalle norme italiane ed europee), con il loro incenerimento".

"Per evitare danni ancora maggiori di quelli che si stanno verificando in queste ore - hanno aggiunto i due responsabili dell'associazione - è necessario che la politica cambi radicalmente rotta puntando su un vero modello di gestione integrata dei rifiuti, trasformando il problema in una grande occasione di sviluppo industriale. Palermo deve puntare ai risultati ottenuti da Salerno, dove la raccolta differenziata è all'80 per cento; la Sicilia a quelli della Sardegna, dove in 5 anni si sono fatti passi in avanti straordinari. Nel 2000 infatti la Sardegna era l'ultima regione d'Italia con il 2 per cento di differenziata,
mentre al dicembre 2008 la raccolta differenziata ha raggiunto il 38 per cento".

Intanto  la Procura di Palermo ha aperto un'inchiesta sulle spese pazze sostenute dagli ex dirigenti dell'Amia, l'ex municipalizzata controllata dal Comune, che gestisce la raccolta dei rifiuti. I costi spropositati sostenuti dall'ex presidente del consiglio di amministrazione, Vincenzo Galioto, ora senatore del Pdl, e da dirigenti e consulenti dell'azienda, nel corso di 22 missioni negli Emirati Arabi Uniti, sono al vaglio dei pm che da tempo indagano sulla gestione dell'Amia. La società, che ha un passivo di circa 150 milioni di euro, è ormai sull'orlo del fallimento.

Nel corso dell'inchiesta su due presunte ipotesi di falso in bilancio di cui rispondono Galioto, il direttore generale Orazio Colimberti e quattro componenti dell'ex cda, i magistrati hanno esaminato una serie di consulenze dalle quali sono emerse le spese pazze sostenute negli Emirati dai vertici dell'Amia. L'ex municipalizzata avrebbe dovuto partecipare a un bando per la realizzazione della raccolta differenziata nel paese arabo.

Secondo una stima in difetto, fatta dai consiglieri comunali del Pd che hanno potuto visionare solo parte delle fatture e hanno pubblicamente denunciato la vicenda, i vertici dell'azienda avrebbero speso circa 300mila euro in voli, hotel e vitto.
L'opposizione in consiglio comunale, oltre a segnalare i costi eccessivi, ha denunciato un'anomalia sostanziale nei viaggi dei vertici dell'azienda.

"L'Amia, fin dagli inizi del 2006, in forza della legge Bersani - spiega il consigliere del Pd Salvatore Orlando - era destinata a diventare una società in house, come tutte quelle a totale capitale pubblico: stato che le avrebbe impedito di lavorare fuori dalla provincia di Palermo". "A dicembre del 2006 - prosegue - il consiglio comunale aveva già deliberato lo stato di società in house dell'azienda. A che titolo, dunque, fino al 2007, i dirigenti sono andati a Dubai sapendo che non avrebbero mai potuto occuparsi di raccolta differenziata fuori dal Palermitano?".


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