donandola all’Iti «per onorare – come lui stesso ha scritto – il genio italiano di Leonardo da cui la scuola prende il nome e perché mantenga vivo, attraverso la trasmissione del sapere, il ricordo della centralità e integralità dell’uomo». Il quadro è stato definito «d’estremo interesse e valore artistico». A spiegarne il significato è l’autore stesso: «Al centro sono raffigurate due danzatrici infiorate che rappresentano la leggiadria della vita nella sua massima espressione. Sopra di esse vi è l’uomo pensante, chi s’interroga sui perché dell’esistenza e adiacente a esso, sulla destra, vediamo tre personaggi (apostoli del Cenacolo di L. da Vinci) rappresentanti la pura ragione in una relazione infinita, da cui l’uomo può attingere. Dalla parte opposta, in basso, si nota la figura di un satiro bronzeo adulto che simboleggia i vizi e le passioni, in altre parole il rifiuto della ragione. Il suo sguardo, inoltre, rivolto verso il basso, è indice della scelta di ciò che egli vuole vedere: la terra arida dove spuntano pietre nere, simbolo di morte (lapidi). Sul lato destro del quadro un satiro più giovane, non ancora indurito dalle passioni dei sensi, volge lo sguardo verso l’acqua che scorre (allegoria di vita e di rinascita). Se guardiamo in direzione della sorgente vediamo un forte bagliore proveniente da una città lontana (simbolo di perfezione cui l’uomo è chiamato) posta sulla verticale delle tre figure». Per l’inaugurazione un’ospite d’eccezione, il prof. Alessandro Musco, docente di Storia della filosofia medievale della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, ha tenuto un’apprezzata lectio magistralis su “Il genio di Leonardo”. L’opera che si trova in presidenza è a disposizione di chi la volesse visitare.
Salvatore Agueci