Sulla questione, adesso, è intervenuto anche il consigliere provinciale del Pdl Paolo Ruggieri che con un'interrogazione chiede al presidente Turano «se è a conoscenza che l'Istituto Agrario ha ripetutamente chiesto di rientrare in possesso della Cantina G. Dalmasso e dei locali pertinenti, per potere ivi fare svolgere ai propri studenti le attività connesse all'indirizzo proprio della scuola». Ed inoltre «se ritiene di intervenire perché ciò avvenga, dando incarico all'ufficio legale della Provincia di chiedere e ottenere la risoluzione della convenzione che alcuni anni addietro l'amministrazione Adamo provvide a stipulare con l'Istituto Regionale Vite e Vino di Palermo, se del caso facendo leva sulle clausole vessatorie contenute nella convenzione stessa». Come evidenziato da Ruggieri «tale cessione in comodato è avvenuta a tempo determinato con prima scadenza in un trentennio dal giorno della consegna dei locali». Se l'amministrazione
provinciale non si attiva, dunque, c'è il serio rischio che gli studenti dell'Agrario possano rimanere a lungo privi dell'importante banco di prova. Consapevole del ruolo che l'antica scuola marsalese può ancora avere nell'economia locale, con la formazione di nuovi e sempre più preparati professionisti del settore, il preside Mariano Savalla era intervenuto sulla questione già alla fine di settembre. Sottolineando che l'attività didattica, da qualche anno, non può dirsi completa proprio perché la scuola è costretta a fare a meno della Cantina Dalmasso. E non avere a disposizione la struttura alla destra dell'edificio principale è senz'altro una grossa limitazione. Gli studenti che tra agosto e settembre hanno proceduto alla vendemmia nel vicino campo scuola di Badia (quasi venti ettari, tra vigneti, uliveti, agrumeti, etc.) sono stati, infatti, costretti a trasformare l'uva in mosto, e poi in vino, nella piccola cantina alle spalle dell'ex convento San Carlo. «Questa scuola - dice il preside - ha grandi potenzialità. I ragazzi sono motivati e nei poderi di Badia possono mettere in pratica quanto apprendono sui libri e dalle spiegazioni degli insegnanti».
Antonio Pizzo