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06/04/2009 01:30:01

Ornella Vanoni: "Più di me tour 2009" al Teatro Impero

  E non è certo facile per il pubblico presente ripescare dalla memoria “Aria”, il breve brano con il quale inizia la sua tappa marsalese, che ci riporta indietro alla “mitica” Hit Parade di Lelio Luttazzi ed al bravo Dario Baldan Bembo che nel 1975 la portò al successo.   Un passo indietro di cinque anni e Ornella ci fa ascoltare “Eternità” dei Camaleonti, presente nel suo recente album di duetti “Più di me”, cantata con i Pooh, i quali affermano che questo brano è la prova che le grandi canzoni non invecchiano mai, basta viverle con rispetto.   Rimane in quel periodo, nel 1971 per la precisione, con un brano della prolifica coppia Mogol/Battisti, proponendoci “Cambio casa”, cantata anche dai Dik Dik e dalla Formula 3, per la felicità dei meno giovani che in dieci minuti di concerto hanno brevemente rivissuto la loro giovinezza musicale.   Breve salto in avanti negli anni e, dall’LP “Uomini” del 1983 ci canta “Rabbia, libertà e fantasia”.   Al termine comincia uno dei discorsi intrattenuti con il pubblico, presenta”La vita che non mi merito” dall’album “Una bellissima ragazza” del 2007 con il testo di Renato Zero.
 

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  Prima di iniziare la sesta canzone del concerto, visto che il palco come dice lei "è perfetto, senza pendenza ", si toglie le dorate scarpe con tacco 13, trovando ancora più energia nel cantare, non avendo la preoccupazione di barcollare o di trovare il giusto equilibrio. Rimane stupita sul fatto che parte del pubblico sapesse già che si sarebbe tolta le scarpe (ha già effettuato 15 delle 19 tappe totali, una delle quali a Catania la sera precedente e i “fedelissimi” - come lei chiama i suoi fan nella Community del suo sito Internet - sono tanti, alcuni hanno già visto almeno un concerto del tour). Ci canta “Insieme a te” di Mario Lavezzi e Mogol del 1990, brano di apertura dell’album “Quante storie”.   Terminata la prima canzone cantata scalza, presenta una canzone con la quale Sergio Endrigo vinse il Festival di Sanremo del 1968 in coppia con il brasiliano Roberto Carlos, tra le preferite della cantante milanese.   Da una canzone di un artista scomparso da pochi anni passa ad un’altra di un cantante – Gino Paoli - autore molto prolifico e con il quale ha condiviso oltre che la carriera musicale anche parte della propria vita sentimentale; sono quasi due “gemelli”, essendo nati ad un giorno di distanza. La canzone è “Senza fine”, ispiratagli dalla relazione con la Vanoni nel 1961, è stata pubblicata in quell’anno su 45 giri da entrambi, ed è uno dei maggiori successi del cantante. Piccola battuta, prima di cantarla: “siete vivi?” rivolta dapprima ai musicisti e poi al pubblico che risponde affermativamente con gli applausi. Al termine ci fa sapere che senza tacchi si sta molto bene e chiede conferma al pubblico, lamentandosi del flebile “si” ricevuto dalle donne presenti, ironizzando di non aver ovviamente ricevuto comprensione dagli uomini, visto che i tacchi non li portano.   Si spazia da un autore all’altro e, parlando ancora con il pubblico, presenta una bella canzone proveniente dalla Repubblica di Capo Verde, nell’Oceano Atlantico che ha tradotto in italiano dal portoghese, con la collaborazione del cantautore Gino De Crescenzo, in arte Pacifico. Il brano lei lo ha dedicato alla sua nipotina e poi anche a tutti i bambini del mondo, ma non soltanto ai bambini piccoli, ha pensato anche al bambino che c’è in noi adulti, perché pensa che “dentro” ogni adulto c’è un bambino che abbiamo costretto a diventare adulto, a non fare più alcune cose, a comportarsi bene e poi succede che passano gli anni e a volte esce fuori il bambino che è “rimasto dentro”, da far ridere e giocare. Il brano inizia con la fisarmonica suonata da Paolo Jannacci, figlio di Enzo, termina con un coro di bambini – su di una base -, con lei che va via ed un inserviente che si porta via le scarpe che erano rimaste al centro del palco.   Torna dopo pochi istanti, non ha più i pantaloni e la maglia nera ma un vestito rosso e calza un altro paio di scarpe, leggermente più basse delle precedenti. Con la musica di tamburello e chitarra inizia a cantare “La voglia, la pazzia” dal quasi omonimo album “La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria” con testo del prolifico autore Sergio Bardotti e musica di Toquinho, uno dei tanti classici brani composti dal brasilianoVinícius De Moraes; Questo capolavoro è del 1976, quattro anni prima che morisse. Da allora, Toquinho, nei suoi concerti dal vivo, ricorda sempre il suo connazionale con toccanti parole e parlando di questa canzone reputa la nostra Vanoni la migliore interprete in lingua italiana.   Al termine si siede e racconta altra gag sulle scarpe e sui tacchi delle scarpe che per lei sono un feticcio, ribadisce che le adora e che ad un certo punto della sua vita ha deciso di portarli più bassi; passeggiando, dall’altro lato di una vetrina si innamora di un paio di scarpe ma non riesce a trovarle con tacco 8, perché il commesso gli riferisce che li fanno soltanto con “tacco 13”, lei gli risponde che si deve essere cretine per camminare con un tacco 13, perché non si può camminare. E le compra. Ovvie risate del pubblico. Sorvola sul prezzo pagato e specifica che dopo averle comprate si accorge che proprio non può camminare perché con l’8 ed il 9 si cammina da sole, dal 10 al 12 con un po’ di difficoltà e con il 13 ti sbilanci in avanti, non tenendo conto dei “pezzi” di scarpa che vai lasciando tra i tombini e i buchi di cui sono pieni le strade del nostro Paese. Precisa che quando si calzano scarpe con tacchi alti, si deve uscire con un cavaliere, su cui potersi appoggiare, soprattutto quando si fanno le scale. E si toglie anche questo altro paio, visto che, essendo nati nudi e senza scarpe si è più naturali.   Al ritmo degli applausi canta, “Samba della rosa”, peccato sia una canzone dalla breve durata, presente nel suo album del 1976, con il medesimo trio di autori Bardotti, Toquinho e Vinicius De Moraes.   Ancora aneddoti a ruota libera e di quando ha deciso di fare l’ultimo disco “Più di me” e ha contattato Jovanotti, il quale gli ha scritto un pezzo carino che verrà poi trasmesso negli anni… futuri (dicendolo, si è messa a ridere) ma ha acconsentito soltanto se lei gli avesse fatto cantare la canzone più bella del mondo che, secondo lui, è una canzone con musica di Jobim e di Vinicius de Moraes e con i testi di Bardotti. Dice che loro tre, purtroppo, non potranno esserci più e, visto che non c’è nemmeno Lorenzo, la canta da sola. Dal pubblico gli gridano: splendida! Il brano? “Io so che ti amerò”, sempre dal suo album del 1976 citato sopra. Al termine ovazione, meritata, da parte del pubblico.   Ancora fortunatamente scalza, balla con le note iniziali di “Tristezza (per favore vai via)”, presente nell’album “Ornella Vanoni” del 1967.   Pochi secondi per dissetarsi e ancora aneddoti su Renato Zero e su Mina anche se su di lei in maniera indiretta. Renato l’ha invitata ad un suo concerto e le dice sempre citando il nomignolo “Anì”: ho una canzone per te, l’ho fatta apposta per te. Sull’altra grande Signora della canzone italiana invece dice che una volta, cantando in piazza ad un concerto, dal pubblico sente gridare:"Mina!" e lei gli risponde: "A stronzo!" E chiarisce che il poveretto dal pubblico che si era beccato il suo epiteto gli aveva urlato "divina". E ci canta “Magari”, anticipato da un “divina” urlato da uno spettatore.   All’inizio del brano successivo “ Per l’eternità”,qualcosa non va per il verso giusto e lei chiede chi ha sbagliato, il chitarrista ammette che la colpa è stata sua e, con abilità di carriera cinquantennale, per non fargli pesare l’errore, presenta la band, composta dal “colpevole” chitarrista Michele Ascolese, dal batterista Roberto Testa, da Edu Hebling al basso e contrabbasso, da Salvo Corrieri alle tastiere e seconda chitarra e dal già citato Paolo Jannacci al pianoforte e fisarmonica.   Al termine ancora curiosità della sua lunga carriera, questa volta su un sondaggio effettuato da alcune radio su quale sua canzone vorrebbero sentire gli ascoltatori. Lei, scherzando, annuncia la canzone citando la frase che vorrebbe scritta sulla lapide, quando morirà, come tutti : Aveva un appuntamento. “L’appuntamento” risulta, infatti, sempre il brano più votato. Per i più distratti ricordiamo che l’autore del testo è Bruno Lauzi e della musica Roberto Carlos ed Erasmo Carlos e che il pezzo, presente in molte raccolte, è del 1970, tratto dall’Lp “Appuntamento con Ornella Vanoni”.   Ci si avvia alla fine del concerto con un brano dell’anno successivo:“Domani è un altro giorno” che i meno giovani hanno ascoltato nei juke box, ormai introvabili, centinaia di volte. Neanche il tempo di rivivere i tanti ricordi che ognuno abbina a questa canzone che, dopo settantasei minuti volati via, il palco si chiude e termina il concerto.   Due minuti di applausi la “costringono” a ritornare sul palco. E un’altra canzone ci riporta a ricordarci della Hit Parade di Lelio Luttazzi, del juke box e dell’ancor più vetusto “mangiadischi” per i 45 giri: “e penso a te”, composta dall’impareggiabile duo della musica Mogol/Battisti. Sono passate da poco le 23, stavolta ringrazia tutto il suo staff, gli organizzatori ed il suo entourage, ringrazia il pubblico al quale chiede un altro applauso così farà ascoltare un’altra canzone, altrimenti niente.   E gli applausi certamente non vengono risparmiati, premiati da un suo pezzo del 1969, “Una ragione di più”, sicuramente un ultimo omaggio allo scomparso Mino Reitano, coautore della musica. Questa volta il concerto finisce davvero, un’ora e mezza senza sosta, con tutti noi spettatori ammaliati dalla sua voce. Dopo la tappa di Marsala l’attendono le ultime tre date del tour.   Su Ornella Vanoni c’è poco da ricordare, la sua carriera musicale è piena di Singoli e Album, così come quella di attrice, con diversi film, girati soprattutto negli anni 60, nonché di prosa televisiva con la Rai e, dal 2 giugno 1993 è anche stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana. Tanti altri artisti starebbero comodi in pantofole o in registrazioni in studio, meno male che la sua instancabile passione e oseremmo dire grazie anche ai tacchi delle sue scarpe, la spingono a continuare ad esibirsi, nonostante il suo ineguagliabile percorso musicale, altrimenti non avremmo passato una suggestiva serata da non dimenticare.   Sergio Oliva



Native | 2024-07-16 09:00:00
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