Di questi contrattisti, 10-12 mila sono pronti per essere assunti a tempo indeterminato per volontà delle stesse amministrazioni (senza contare la Sicilia).
Finora sono 2.700 le amministrazioni che hanno risposto alle richieste di verifica inviate dal ministero, e dai questionari risulta che sono 13.173 i lavoratori con le caratteristiche per la regolarizzazione; 13.717, invece, non hanno i requisiti. «Proiettando questi numeri – ha spiegato Brunetta - una prima stima generica fa prevedere che, sulla base della normativa Prodi-Nicolais, sono 15-20 mila le persone con i requisiti per l'assunzione a tempo indeterminato ed altrettanti in Sicilia», che «rappresenta un discorso a parte». Considerando, inoltre, che «tra questi 15-20 mila, il 25% degli enti non intende procedere alla regolarizzazione, - ha aggiunto - scendono quindi a 10-12 mila i lavoratori per cui le amministrazioni hanno intenzione di avviare le relative procedure di stabilizzazione», attraverso concorsi. La conclusione del monitoraggio (che non include scuola e università) è prevista per fine mese. «Dopo di che – ha detto ancora Brunetta - invierò un rapporto al presidente del Consiglio e al Parlamento. Ne parlerò anche con gli amici del sindacato e poi, ci sarà tutto il tempo utile per avviare i concorsi».
Il fenomeno del precariato, stando a dati della ricognizione in corso, non riguarderebbe le Amministrazioni centrali se non in minima parte. Nell'80% dei casi i contratti atipici sono al Sud e in misura rilevante nelle Asl e nei comuni di media dimensione. Da verificare la diffusione nelle regioni, visto che finora solo l'Abruzzo ha risposto al questionario inviato da Palazzo Vidoni. Ma dalle «informazioni dirette» già raccolte, emergerebbe che Lombardia e Lazio non hanno dipendenti con contratti a termine.
Rispondendo alle osservazioni avanzate dai sindacati nei giorni scorsi, e in particolare dalla Fp Cgil, Brunetta ha sottolineato come i numeri in circolazione non appaiano particolarmente preoccupanti. Passare «da 400mila a 15-20mila» precari significa dire che «sono felice perchè è un fenomeno tranquillamente gestibile, attraverso le regole. Anche i percorsi sono perfettamente coerenti con la finanza pubblica», ha sottolineato il ministro ricordando che su cifre molto simili erano state fatte le regolarizzazioni dei suoi predecessori Baccini e Nicolais. «Se i numeri - ha proseguito Brunetta - sono 10-12 mila atipici che devono fare un concorso è quanto di più fisiologico ci può essere in un sistema che conta 3,6 milioni di dipendenti». Quello che «più mi preoccupa sono, invece, gli 878 vincitori di concorso ancora non assunti», emersi dalle risposte delle varie amministrazioni.
In serata la reazione della Fp Cgil. Il segretario generale, Carlo Podda, ha preso atto che «in questa rilevazione fatta a "un tanto al barile" si è passati in una settimana dall'avere poche migliaia di precari, ad averne 40.000». Prescindendo dal fatto, ha aggiunto Podda, «che il campione utilizzato non ha alcuna caratteristica di rappresentatività e che l'attendibilità di tale indagine è più simile a quella di un televoto che a quella di una rilevazione statistica, vale la pena di ricordare che gli enti che gestiscono la maggior parte del lavoro pubblico (Regioni, Province, Comuni) e in cui si annida la piaga del precariato, hanno contestato la rilevazione, dando disposizione alle proprie strutture di non fornire i dati, e contestando la potestà del ministro su questa materia».