Nel silenzio più assordante sta tornando a pieno regime il Cie di Milo. Il sistema aggregato d'accoglienza ai migranti, infatti, nell'ultimo anno ha rigettato ai margini del dibattito l'esistenza di queste vere e proprie cattedrali nel deserto. Sono i centri di identificazione ed espulsione. In molti sono stati chiusi, ma in questo declino strutturale il Cie di Milo ha continuato a rappresentare una vera e propria certezza per il contrasto all'immigrazione irregolare. Da Perugia, così come da Milano, sono continuati i trasferimenti all'interno del centro che per oltre un anno è stato gestito sotto vari regimi di proroghe.
La gestione del Cie di Milo è stata al centro perfino del primo provvedimento dell'attuale prefetto Leopoldo Falco. Era il settembre 2013 ed alla presenza dell'allora Ministra Kyenge veniva annunciato «il sollevamento dell'incarico di gestione al consorzio Oasi». Passarono oltre 4 mesi, furono disposte diverse gare d'appalto, ma nessuno sembrava volere gestire il Cie di Milo. Nel frattempo il consorzio Oasi era diventato estremamente insolvente e all'alba di una nuova politica nell'accoglienza ai migranti la Prefettura, nell'aprile 2014, decise di affidare la gestione del Cie «con mandato diretto» alla Croce Rossa. Un affidamento provvisorio durato fino all'alba di stamane. Da oggi, infatti, inizia la gestione triennale della cooperativa Badia Grande, in virtù di una gara d'appalto che l'ha vista vincitrice con un offerta al ribasso di 29 euro (pro capite/pro die) su una base d'asta di 40 euro. Infatti, nel frattempo oltre ad essere cambiati i limiti massima di permanenza all'interno di un Cie (da 18 mesi a 90 giorni), la base d'asta è stata «corretta» da 30 a 40 euro, mantenendo il criterio di aggiudicazione al ribasso.
Badia Grande è quella cooperativa di cui si parla ampiamente nell'ordinanza che ha disposto l'arresto di Don Sergio Librizzi. Nei carteggi della Procura se ne parla come una realtà «completamente assoggettata agli interessi» del parroco e in più parti viene fatto diretto riferimento all'attuale presidente della cooperativa Antonio Manca, come uno dei «fedelissimi» di Librizzi. Badia Grande, per il mondo dell'accoglienza ai migranti, è vero e proprio evergreen, dalla tendopoli di Kinisia al Cara di Salinagrande passando per la gestione dei centri straordinari. Strutture che, secondo la Procura, grazie al ruolo di Librizzi sarebbero state immuni alle "ispezioni ministeriali" di cui il parroco veniva opportunamente informato e in cui “tutto veniva messo a posto per bene”.
Con la nuova gestione targata Badia Grande, inoltre, veniamo a conoscenza di un nuovo criterio finanziario teso ad «incentivare la gestione dei Cie». Infatti, per venire incontro agli interessi dei soggetti gestori, la Prefettura ha chiesto ed ottenuto dal Ministero dell'Interno l'inserimento di una clausola. Di cosa si tratta? In buona sostanza, posto che il Cie ha una capienza di 204 persone, la nuova clausola dispone che qualora il centro raggiungesse una capienza inferiore al 50%, al soggetto gestore verrebbero comunque erogati finanziamenti per 102 presenze. Un meccanismo matematico singolare. Infatti, nell'ultimo anno il centro ha avuto una capienza media di 60 ospiti ed a breve dovrebbero iniziare i lavori di ristrutturazione che obbligherebbero «strutturalmente» la chiusura di una buona parte del centro che fisiologicamente sarà al di sotto della capacità massima consentita. «Ritengo importante l'inserimento di questa clausola – ha dichiarato il prefetto Falco – perchè potrebbe garantire al soggetto gestore quella stabilità economica in grado di impedire un collasso nella gestione della struttura. Forse potremmo ritrovarci con qualche spesa in più, ma molto probabilmente avremo qualche problema in meno».
A voler fare un esempio, anche se il Cie ospitasse 10 persone, il Ministero dell'Interno (per il tramite della Prefettura) dovrebbe erogare a Badia grande il rimborso per 102 ospiti. Dunque, se finora i costi del Cie sono stati un incognita al ribasso (a rischio del gestore privato) adesso diventato una certezza al rialzo (a rischio dello Stato). Oggi sappiamo con certezza che il Cie di Milo avrà un costo minimo di 88 mila euro al mese, anche con un numero risicato di ospiti. Un autentico gioco dell'oca in cui a guadagnarci non sono di certo i migranti.
Marco Bova