Nel piano di Ambito Raccolta Ottimale (ARO) dei rifiuti redatto dal Comune di Mazara del Vallo, c’è una presenza ingombrante, ed al tempo stesso inquietante, nel campo del contrasto alla mafia. Tra gli impianti finali di trattamento o riciclo presenti e utilizzabili per i servizi di raccolta rifiuti (carta, cartone, plastica, metalli, vetro, legno, tessili) c’è ancora, tra gli altri, quello in contrada Ramisella della Mestra S.r.l. “condizionata dalla criminalità organizzata” e, nello specifico, mafiosa, come è emerso nell'ultima operazione antimafia Ermes 2. Tp24.it se n’è già occupata qualche tempo fa con due articoli (qui la prima parte e qui la seconda).
ALTRE ‘SVISTE’ PERICOLOSE
Già in precedenza ci eravamo posti degli interrogativi sul come fosse possibile che un’azienda continuasse a lavorare indisturbata anche dopo fosse stata segnalata a rischio di ‘mafiosità’, da un pezzo dello Stato. Quesiti ai quali né la Provincia di Trapani, né il Comune di Mazara del Vallo hanno voluto replicare. Adesso però, quella che poteva sembrare una semplice ‘distrazione’ – seppur gravissima, e cioè non avere sbarrato la porta, consentendo alla Mestra, di accaparrarsi alcuni lavori pubblici, appaltati con gara o tramite chiamata diretta, nonostante la puzza di mafiosità aleggiasse sulla stessa – appare come una vera e propria sonnolenza delle coscienze se non qualcosa di più grave: connivenza. È inaccettabile che nessuno spieghi il perché continuino ad accadere queste cose nel settore rifiuti cittadino.
RISPOSTE? NO GRAZIE!
Noi delle domande le abbiamo poste, e le abbiamo girate al dirigente del 3° Settore – Servizi alla Città ed alle Imprese del Comune di Mazara, Stefano Bonaiuto: 1) Come mai il piano ARO di Mazara, prevede tra gli impianti 'Utilizzabili per i servizi di raccolta rifiuti' l'impianto della Mestra S.R.L. (coinvolta a dicembre 2016 nell'operazione antimafia Ermes e sulla quale pende, dal febbraio 2014, un’interdittiva antimafia della Prefettura e la successiva cancellazione da parte della Regione Sicilia delle relative autorizzazioni per quella discarica?
NENTI SACCIU E NENTI VITTI!
Il piano ARO è stato approvato il 19 febbraio 2015 dalla Giunta cittadina, praticamente un anno dopo l’informativa antimafia e la cessazione delle autorizzazioni regionali per la discarica della Mestra in via Ramisella. Di tempo, per aggiornarlo eliminando l’impianto dell’azienda mazarese ce n’era eccome. Ma oltre a non tenerne conto al Comune di Mazara non ci si accorse nemmeno che a marzo del 2015 – ancorché la Mestra S.r.l. fosse stata chiamata dall’Ente a partecipare ad una gara, poiché, nonostante tutto, risultasse ancora iscritta all’albo delle ditte fornitrici del Comune – la stessa azienda fu esclusa dagli addetti comunali all’espletamento della gara, poiché priva dell’iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali per la Categoria 10B: attività di bonifica di beni contenenti amianto. Anche quella gara, lo ricordiamo, venne effettuata un anno dopo il ‘bollo’ di presunta mafiosità impresso dalla prefettura di Trapani.
IL PIANO ARO
Serve, in pratica, a pianificare il sistema di raccolta dei rifiuti dopo i vari fallimenti gestionali degli anni precedenti e le relative modifiche legislative regionali che stanno provando a far cambiar rotta a tutto il sistema in Sicilia.
UN FALLIMENTO POLITICO DI DIMENSIONI BIBLICHE
La raccolta dei rifiuti, intanto che si ‘sperimenta’, continua a produrre percentuali ridicole in città: 4,40 % nel 2015 (fonte: Catasto rifiuti Ispra). Ancora in calo. La quinta discesa consecutiva dal 2010: un vero record di efficienza, degno di una ‘capitale’, come è solita definirla il primo cittadino, Nicola Cristaldi (Fratelli d’Italia). Snoccioliamo gli altri dati storici sulle percentuali flop accumulate via, via, dal 2014, in cui era al 4,79%: al 2010 era al 12,66%; nel 2011 al 7,60%; 6,33% l’anno seguente (2012); altri 365 giorni ed è andata ancora giù al 5,33% (2013). Cifre che decretano il fallimento della politica dei rifiuti in città: sia dal punto di vista ambientale, che da quello economico, per le esosissime bollette, visti gli aumenti più che raddoppiati in pochi anni.
Alessandro Accardo Palumbo
Twitter: @AleAccardoP