Il Focus socio economico della Provincia di Trapani presentato questa settimana dalla CGIL grazie al suo Centro Studi Cerdfos, rivela dei dati abbastanza preoccupanti per il futuro economico e sociale del nostro territorio. I dati che riguardano anche l’intera Sicilia fotografano una società che invecchia in maniera velocissima. Dal 1998 al 2014 in provincia c'è stato un calo occupazionale di 4.192 posti di lavoro nel comparto turistico in controtendenza rispetto all'aumento delle presenze turistiche che sono aumentate del 216,6%. Nella nostra provincia abbiamo avuto un esplosione del turismo che è passato da 750 mila a 2 milioni e mezzo di visitatori ma nonostante questo e l’aumento delle imprese turistiche si registra un calo dell'occupazione nel settore. Questi dati spiega il sindacato dimostrano l'esistenza di una buona fetta di sommerso per questo comparto. Per quanto riguarda l'occupazione in generale, la provincia di Trapani in totale tra il 2008 e il 2016 ha perso oltre 18 mila occupati nei diversi settori produttivi. Più di 11 mila nei servizi, 1.149 in agricoltura, 6.049 nell’industria, divisi in 1.811 nel manifatturiero e 4.238 nelle costruzioni.
"I dati statistici del Focus - afferma Filippo Cutrona, segretario della Cgil di Trapani - meritano un'attenta riflessione che possa poi servire a far ripartire questo territorio. Lo studio è importante - continua Cutrona - perchè non si faceva da dieci anni uno studio sull'andamento delle dinamiche ecomico-sociali e perchè permette di delineare quelle azioni necessarie e di denuncia che devono essere alla base delle proposte del sindacato ma anche della classe politica, se si vuole rilanciare questo territorio".
Il focus ha avuto come fonti l'Istat, l'Inps, Infocamere l’Istituto Tagliacarne, il MEF (Ministero Econmia) e l’Ufficio statistica della Regione Siciliana. In generale in Italia tra il 2008 ed il 2016 nonostante le diverse “politiche attive del lavoro” si sono persi 323mila posti di lavoro; di questi 126mila solo in Sicilia.
Situazione regionale - La situazione che fa da contesto all’andamento socio-economico della provincia di Trapani in questi ultimi anni è abbastanza preoccupante. Il PIL siciliano per l’83,3% è prodotto da beni e servizi destinabili e non destinabili alla vendita. I settori portanti dell’economia pesano poco più del 16%.
PIL in lieve aumento - I dati parlano chiaro, il PIL siciliano dopo una caduta di oltre 15 punti dal 2008 al 2104, a partire dal 2015 registra una inversione di tendenza, facendo registrare un aumento del 2,1% ed una stima intorno allo 0,5% per il 2016. Il PIL regionale nel 2015 è stato pari a poco meno di 87 miliardi, il 23,4% del PIL del Sud ma con un PIL procapite superiore di poco ai 17 mila euro, inferiore al valore medio del Sud e molto sotto la media nazionale (oltre 27 mila euro).
Settori produttivi - Nello specifico segnali positivi in questi ultimi due anni si colgono nell’agricoltura (+7,4% nel 2015, con una caduta di poco superiore al 6% nel 2016), nell’industria (+5%), nelle costruzioni (+4,1%) e nei servizi (+2%). Anche gli investimenti dopo una caduta di quasi il 50% registrano una inversione di tendenza dell’1,4% nel 2015 e di oltre il 2% nel 2016 (dato influenzato dalla chiusura del ciclo dei fondi strutturali 2007-2013). Andamenti positivi anche per i consumi delle famiglie (+0,8%) sia per il 2015 che per il 2016. Tale crescita recupera parte dei 14 punti persi dal 2008. Purtroppo segnali negativi si colgono per l’export siciliano nel 2016 per il quale si stima un calo del 17,3%. L’export in termini monetari è stato di poco superiore ai 7 miliardi, oltre la metà da imputare alla componente petrolifera che accusa un calo del 25%. In calo anche l’elettronica (-40%) e la chimica (-20%). Bene invece l’agroalimentare (+8%), il tessile (23,5%) e la farmaceutica (+47%).
I numeri dell’occupazione - Relativamente al lavoro nel 2016 su una forza lavoro di poco superiore a 1.700.000 unità gli occupati sono pari a 1.351.000 di cui 871 mila maschi e 480 mila femmine. Il tasso di occupazione è del 40,1% a fronte del 57,2% della media italiana. Sono ben 17 punti di differenza che in termini di occupazione reale si può quantificare in circa 500 mila occupati in meno qualora il dato regionale sull’occupazione si attestasse al livello nazionale. 1.017 mila sono i lavoratori dipendenti e 335 mila i lavoratori indipendenti. I dipendenti a tempo pieno sono 819 mila, quelli a tempo parziale 197 mila. L’Istat ha recentemente confermato che la Sicilia assieme a Campania e Puglia detengono il primato della più bassa intensità lavorativa. Si tratta dell’incidenza delle persone in età lavorativa che vivono in famiglia che nell’ultimo anno hanno lavorato per meno del 20% del loro potenziale. Il tasso di disoccupazione si è attestato nel 2016 al 22,1% contro il 19,6% del Sud e l’11,7% dell’Italia. Anche il tasso di disoccupazione giovanile evidenzia andamenti crescenti in Sicilia attestandosi al 45,8% per la classe 15-29 anni e 57,2% nella classe 15-24 anni. Dinamiche crescenti anche per il tasso di disoccupazione 45-54 anni con un tasso in Sicilia quasi doppio rispetto al dato nazionale (14,8% in Sicilia, 7,9% in Italia).
Aumenta l’immigrazione dei siciliani all’estero – I problemi del lavoro in Sicilia sono stati evidenziati recentemente dal rapporto Fondazione Migrantes che ha cristallizzato alcuni numeri molto interessanti. Nel 2016 si sono iscritti nel registro degli italiani all’estero (AIRE, Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) 11.501 siciliani, con un incremento del 17,1% rispetto al 2015. Complessivamente i siciliani iscritti all’AIRE sono poco più di 744.000, il valore assoluto più alto tra le regioni italiane, al secondo posto la Campania con poco più di 486.000 espatriati.
Aumentano i NEET in Sicilia - I NEET, i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, evidenziano preoccupanti incrementi in Sicilia passando nella classe 15-29 anni da 301 mila del 2017 a 338 mila nel 2016, anche nella fascia 15-34 anni passano da 450 mila del 2007 a 500 mila nel 2016.
Aumento della povertà assoluta e relativa - Quest’ultima è passata dal 21% delle famiglie residenti in regione nel 2007 al 25,3% nel 2015, e quella assoluta si stima intorno al 12% ( sono oltre 600 mila i siciliani che si trovano in tale fascia).
Economia sommersa - L’Istat ha pubblicato di recente una stima dell’economia non osservata nelle regioni italiane. In Sicilia si tratta del 19,5% del valore aggiunto, qualcosa come 15miliardi di euro. La stima dell’Istat imputa tale valore per l’8,4% al lavoro non regolare, il 7,8% alla sotto dichiarazioni fiscali delle imprese e il 3,3% all’economia illegale. Continua anche nel 2015 un’area di evasione stimabile intorno ai 20 miliardi di euro. Infatti, a fronte di redditi dichiarati di poco superiori a 45 miliardi, i consumi delle famiglie siciliane si sono attestate intorno a 65 miliardi. In Sicilia per ogni 100 euro di reddito dichiarato a fini Irpef, l’Istat stima 141 euro di consumi delle famiglie. In Italia la proporzione è di 121 euro rispetto a 100 di reddito dichiarato il mancato gettito irpef è stimabile intorno ai 3 miliardi. In buona sostanza la Sicilia si caratterizza sempre più come area di consumo che di produzione. Non a caso il grado di dipendenza della nostra regione è il più alto tra le regioni meridionali.
Quasi il 40% del lavoro perso in Italia è siciliano - Il dramma socio economico della Sicilia si coglie dall’andamento di alcuni indicatori: desertificazione industriale oltre 30 mila imprese in meno rispetto al 2008; la perdita di capitale umano tra il 1995 ed il 2016 si sono cancellati dalle anagrafi comunali una media di 33 mila cittadini l’anno. Il 60% si concentra nelle classi 25/ 29 e 30/34 anni e la maggior parte possiede un titolo di studio; pare opportuno segnalare un dato che sintetizza lo stato di crisi della nostra Regione, tra il 2008 ed il 2016 in Sicilia si sono persi 126 mila posti lavoro, sempre nello stesso periodo in Italia se ne sono persi 332 mila, ciò sta a significare che la perdita occupazionale del Paese per il 40% è siciliana.
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