E’ una storia giudiziaria e processuale lunga 10 anni quella dell’imprenditore trapanese Enzo Mannina. 56 anni, figlio del fondatore della “Mannina Vito Srl”, è stato arrestato nel 2007 nell'ambito dell'operazione "Mafia & Appalti". Assieme all'imprenditore valdericino Tommaso Coppola, è stato considerato come il vice del capomandamento di Trapani, Francesco Pace.
La storia giudiziaria - Mannina nel 2008 è stato condannato dal gup di Palermo a 6 anni ed 8 mesi di reclusione. Nel 2010 i giudici di secondo grado, riformando la sentenza, lo condannarono a 6 anni e 3 mesi. La Cassazione nel 2011 annullò con rinvio. Una nuova Corte di appello lo condannò a 6 anni di carcere; ma nel 2015 la Cassazione annullò nuovamente con rinvio; lo scorso dicembre giunse l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". A giugno scorso, infine, sempre la Corte di appello, decretò la revoca della misura di sorveglianza, della confisca e del sequestro di tutte le quote sociali, questa la motivazione della Corte: "le uniche ragioni che hanno portato all'adozione della confisca, si sono rivelate non suffragate da elementi indiziari datati di obiettiva consistenza".
Debiti con il fisco - Dopo 4 anni e sette mesi di carcere per associazione mafiosa, la restituzione dei beni confiscati, la revoca dell'applicazione della sorveglianza speciale e confisca delle società. Riscossione Sicilia gli ha notificato una comunicazione preventiva di ipoteca per un debito di oltre 3 milioni di euro, accumulato con l'erario, durante l'amministrazione giudiziaria dell'azienda.
Circa 1 milione e 400 mila euro è il debito che riguarda il finanziamento di un progetto della legge 488, revocato alla società a seguito dell'informativa antimafia. Riscossione Sicilia ha chiesto il pagamento integrale del debito entro trenta giorni dalla data di notifica 8 settembre scorso. L’azienda non è però in grado di pagare questa cifra.
La difesa di Mannina - La situazione in cui si è venuta a trovare la Mannina Vito Srl – ha detto infatti l'avvocato Michele Guitta, uno dei legali del gruppo imprenditoriale - è frutto della normativa vigente che consente in ipotesi di confisca definitiva l'estinzione per confusione dei crediti erariali". L'indebitamento, mette a rischio la stabilità dei circa trentacinque dipendenti della società. Il gruppo intende adesso formalmente proporre un pagamento dilazionato delle somme da restituire.
L'amministrazione giudiziaria - I 3 milioni di euro che chiede Riscossione Sicilia non riguardano però solo il periodo dell’amministrazione giudiziaria. Una parte, 1 milione e 400 mila rientrano in un finanziamento legge 488, ottenuto da Mannina prima dell’arresto e revocato alla società a seguito dell'indagine giudiziaria; il resto riguarda tributi non pagati duranti l’amministratore giudiziaria. “Ho amministrato l’azienda Mannina Vito srl dal 2009 al 2017, negli anni più bui della crisi economica in particolare dell’edilizia – spiega Luigi Miserendino – l’azienda non si è arresa, ha continuato regolarmente a produrre, tra moltissime difficoltà amministrative e finanziarie, ha mantenuto in efficienza il suo patrimonio ed ha salvaguardato i livelli occupazionali, in un contesto di chiusure aziendali e crisi finanziarie continue. Da qualche parte dovevamo necessariamente prendere liquidità, indispensabile per mantenere tutto ciò, considerato che sia i fornitori che le banche al mio arrivo avevano chiuso gli affidamenti. Così chiedendo la possibilità di sospensione di una parte dei carichi tributari al concessionario della riscossione, che in caso di confisca definitiva possono essere estinti per il principio di confusione dei patrimoni, siamo riusciti a consegnare ai legittimi proprietari un patrimonio aziendale integro e in efficienza, chiaramente gravato da un maggior debito verso l’Erario, ma di contro alleggerito da molti debiti verso le banche e i fornitori. A questo punto l’azienda ritornata alla normalità potrà, nel tempo, definire i ruoli esattoriali con rateizzazioni massime e rottamazioni di cartelle”.