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21/09/2017 06:00:00

Castelvetrano. L’ampliamento del canile era abusivo, stop ai lavori

 Il canile di via Errante Vecchia non verrà più ampliato. L’opera, già realizzata all’80%, era abusiva ed ha subìto uno stop definitivo.

L’estensione (zona A in rosso) era infatti troppo vicina all’impianto di depurazione e, trovandosi a meno di 50 metri dalle vasche, non può stare lì. L’ingegnere Giuseppe Riccio, uno dei funzionari sovraordinati della commissione straordinaria che da pochi mesi amministra il Comune di Castelvetrano sciolto per mafia, è stato chiaro: “Verrà smontato ciò che sarà possibile smontare, in modo da trasferirlo in un sito confiscato alla mafia, dove realizzare un nuovo rifugio. Inoltre, per lo stesso motivo, non potrebbe stare lì nemmeno un’altra piccola parte del canile già esistente: quella dei box di quarantena con la relativa area di sgambamento (zona B in giallo, ndr), per cui sarà trovata una sistemazione in un'altra zona del canile esistente (zona C in verde, ndr)”.

 

Sui fondi per realizzarlo, il commissario Salvatore Caccamo è ottimista: “Una volta orientati su un bene confiscato alla mafia è possibile che, sviluppato un progetto e verificati i costi,  probabilmente con la stessa Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati potremmo anche individuare il canale di finanziamento.”

Sulla situazione attuale della struttura di via Errante Vecchia invece ci sarebbe all’orizzonte una riorganizzazione del personale, soprattutto in termini di rotazione dei dipendenti: “Abbiamo individuato già del personale da assegnare ai servizi di accalappiamento, coinvolgendo anche dei dipendenti di categoria B”.  Il riferimento è a coloro che nel 2014 frequentarono il corso di formazione su “Randagismo ed animali d’affezione”. L’allora sindaco Errante l’aveva presentato come “finalizzato alla formazione di tutto il personale coinvolto nella problematica del randagismo ed alla creazione di una sinergia tra autorità sanitaria, autorità comunale, animalisti e liberi cittadini”.

 

Ecco, una sinergia latitante, almeno quella tra l’Asp ed il Comune, considerando soprattutto il fatto che nessuno dell’amministrazione avesse mai condiviso col dirigente del servizio veterinario (dottor Luigi Mauceri) il progetto di ampliamento, nonostante la sua autorizzazione fosse determinante.

Non aveva tutti i torti invece Errante sulla sinergia con gli animalisti, seppur con i dovuti distinguo dopo il sequestro dei canili lager della Laica di Liliana Signorello, a processo per maltrattamento.

Oggi, a causa di “difetti di comunicazione” o di furti di rame, alla base di episodiche mancate pulizie, può essere determinante l’aiuto dei volontari Oipa. Come può esserlo quello dell’Enpa, quando ha la possibilità di mettere a disposizione il proprio mezzo, al posto di quello ormai fuori uso del canile.

E se l’acqua torna a scorrere perché la linea elettrica riprende a funzionare, la stessa cosa non può dirsi per il furgone della struttura, che ormai non è più conveniente riparare e bisognerebbe sostituirlo.

In questo senso pare ci siano degli spiragli che prescindono dalle casse del Comune: “Ho avviato con l’agenzia nazionale dei beni confiscati un’interlocuzione verbale – ha aggiunto il commissario Caccamo - anche per l’assegnazione di mezzi per l’accalappiamento ed il trasporto di animali”.

 

Intanto, per l’ampliamento era stata prevista una spesa di circa 60 mila euro che, in parte già pagata ed in parte ancora da pagare, rappresenta uno spreco di denaro pubblico non indifferente.  E pensare che nel febbraio del 2015, Errante, consegnando i lavori all’impresa aggiudicatrice, aveva detto: “Portiamo avanti questa iniziativa, nell’assoluto rispetto delle norme vigenti, al fine di porre un ulteriore freno al fenomeno del randagismo”.

Il rispetto dei 50 metri dal depuratore però deve essere sfuggito.

Tutto da capo quindi.

 

Egidio Morici

 



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