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19/05/2017 06:00:00

D'Alì, Trapani e la mafia. Di questo passo cosa ci resta? Solo il commissario Maltese...

 Non ho grandi simpatie per Antonio D'Alì. In vita mia ho parlato con lui, fuori dalle occasioni di lavoro, poche volte. Politicamente l'ho sempre considerato capace, scaltro e spietato, ma in verità è la storia della sua carriera politica che parla per lui. So che nasconde tanti segreti, lo so perché D'Alì è un potente di questa terra, e come tutti i potenti di questa terra, i veri potenti - non quelli che si atteggiano a tali - sa molte cose che non dice.

Mercoledì scorso D'Alì ha presentato le liste e le firme per la sua candidatura a Sindaco di Trapani, candidatura annunciata mesi fa.  Le elezioi si terranno l'11 Gugno. Un'ora dopo gli è stata notificata una richiesta di applicazione di una misura di prevenzione personale, il soggiorno obbligato, su richiesta della Dda di Palermo. 

Oggi, ad Antonio D'Alì io manifesto la mia solidarietà. Perché non è tollerabile che un politico che si vuole candidare a Sindaco della sua città venga raggiunto da una richiesta di soggiorno obbligato proprio nel giorno in cui lui presenta le liste per le prossime elezioni amministrative.

Basta. Siamo tutti donne e uomini che vivono in Sicilia, sappiamo come vanno le cose in questa terra - sia le cose di mafia, che quelle di antimafia -  e non posso non credere che sembra che glielo abbiano fatto apposta. Si, glielo hanno fatto apposta: notificargli la più beffarda delle misure di prevenzione proprio nel primo vero giorno di campagna elettorale.

Attenzione, dico alle starlette dell'antimafia pronte a fare bullismo buonista sui social, qui io discuto non sul merito del provvedimento, ma sui tempi. D'Alì, ci dicono, potrebbe essere socialmente pericoloso, dati i suoi rapporti con la mafia. E' vero, ma lo sappiamo dal 2008, da quando è cominciato il lungo iter giudiziario che lo ha visto protagonista e che è stato lungo, movimentato: richiesta di archiviazione, imputazione coatta, assoluzione, ancora assoluzione, con prescrizione.

Ma poi non è roba da magistratura, ma da Cappellaio matto di Alice, minacciare di soggiorno obbligato uno che non solo si candida a Sindaco ma che è anche senatore della Repubblica e quindi va a Roma ogni settimana per svolgere il suo lavoro. E' in questo modo che si argina la pericolosità sociale del nostro? Impedendogli di svolgere il suo mandato previsto dalla Costituzione? 

Ma davvero questo provvedimento non poteva essere anticipato di sei mesi, tre mesi? Non poteva essere richiesto subito dopo l'assoluzione in Appello, un anno fa?  Non ci sono fatti nuovi, le carte sono sempre quelle, le conosciamo tutti: la finta compravendita a Castelvetrano con il gioielliere Geraci le dichiarazioni dei pentiti, eccetera. D'Alì avrebbe avuto il tempo di fare le sue serene valutazioni, magari si sarebbe ritirato, ci sarebbe stato qualche altro candidato. 

Perché adesso? 

Qualche giorno fa, commentando l'operazione antimafia Visir di Marsala ho scritto che la Cosa nostra oggi sta scomparendo,  come emerge da quelle carte dell'operazione, ma che è molto pericolosa perché trova tanti alleati insospettabili. I sacerdoti dell'antimafia mainstream hanno, come è logico per la loro forma mentis, interpretato le mie parole a modo loro, come se io volessi dire che non esiste la mafia, eccetera eccetera. Vabbè, ci sono abituato: appena tu ti sposti di un nanosecondo dal vangelo dell'antimafia combattente, militante e resistente, sei accusato di dubbia moralità.

Adesso so già che diranno che io mi schiero a favore di D'Alì, e si chiederanno cosa c'è sotto. Lo dico chiaro, allora: non me ne frega nulla, di D'Alì. E non ho bisogno della prova formata nella aule di tribunale per farmi un giudizio sul suo conto. Trovo ingiusto, incredibile e insano (si, insano) quello che gli sta capitando.

Perché non si capisce che è anche per questo che è morta l'antimafia. Perchè la si è utilizzata come strumento di lotta politica (fare fuori D'Alì in questo modo: per favorire chi?), perché si è chiesto ai giudici di sostituirsi ai cittadini, perché si è delegato alle carte dei tribunali quella coscienza che noi non sappiamo esercitare più. 

Trapani ha bisogno di normalità, di una campagna elettorale normale,  con tutti i suoi colpi bassi e le cattiverie tipiche di ogni competizione elettorale. Ma normale. In questo modo, invece, ancora una volta, si cerca di intrappolare la città e tutto il territorio in una sceneggiatura. In un destino già scritto.

E allora, stando così le cose, perchè andare al voto? Diteci chi sono i buoni, per favore. E la facciamo finita. Oppure dateci voi un Sindaco. Magari è il protagonista della fiction ambientata a Trapani e che è appena andata in onda su Rai Uno, il Commissario Maltese...

Giacomo Di Girolamo



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