A Marsala, in Contrada Digerbato, in prossimità di Contrada Ciavolo, sono stati rinvenuti nella mattinata di domenica 8 gennaio, due cani meticci morti ammazzati.
I due cani, uno bianco e l’altro fulvo, sono stati ritrovati legati alle zampe, uno con la testa fracassata da innumerevoli colpi, l’altro invece strangolato.
Non è la prima volta che a Marsala si raccontano fatti di maltrattamenti e di sevizie ai danni degli animali, si ricordi qualche mese fa il gatto, che nel quartiere di Amabilina, è stato trucidamente massacrato e lasciato con la schiena spezzata sul ciglio della strada, morto dopo poco.
Situazioni al limite, che rendono idea del grado di sensibilizzazione nei confronti di essere indifesi che si fidano dell’uomo, ricambiati con abbandoni o maltrattamenti.
Lo sgomento sui social da parte dei cittadini è stato immediato, risalire al colpevole del gesto è quasi impossibile, in quel pezzo di terra non ci sono telecamere e in molti poi penseranno che si tratta, solo, di due cani.
Ci sarebbe da interrogarsi su cosa spinga l’uomo a condannare a sofferenza e morte due cani che possibilmente lì si trovavano per abbandono, non certamente per loro volere, o vagavano alla ricerca di cibo o riparo.
Chissà, magari quei cani sono stati portati lì ed uccisi per dare un segnale. Quale?
Di chi sono questi cani?
Di quale colpa mai si sono macchiati queste due anime per finire uccisi barbaramente?
Se i cani in questione dovessero risultare tra quelli che il canile comunale sta rimettendo sul territorio allora è doveroso fermarla questa immissione, cani che sono lasciati alla mercè non solo della strada e delle intemperie atmosferiche ma anche a chi pensa di sfogare la propria violenza e la propria crudeltà su chi non ha nessuna colpa. Si gioca ad armi impari, a pagare con la vita sono loro, i 4 zampe.
Lo sgomento sui social è legittimo e fa da termometro, ma non basta.
Le istituzioni si resposabilizzino e mettano in atto dei percorsi di sensibilizzazione e di tutela dei cani vaganti.
Di queste storie faremmo volentieri a meno di raccontare, lo facciamo per non abbassare la guardia sul problema dei maltrattamenti, una piaga dilagante.