Una bara accompagnata da uno striscione che recita la scritta “Insieme per dire di no alla violenza sulle donne” a cura dell’amministrazione comunale di Paceco e della Fidapa, e un dolore infinito per una vita cancellata a sessanta anni. Molta gente attonita che continua a spiegarsi il perché debbano succedere fatti di tale gravità. Qualcuno sottovoce dice spesso “Anna mia, come te ne sei andata. Che brutta fine hai fatto”, parenti che continuano a ripetere “Anna, non ci sei più. Anna, Anna”, chi invece è convinto che “se ci si fosse pensato prima forse questa assurda tragedia non sarebbe accaduta”. Ogni tanto giunge il silenzio, un silenzio quasi inumano che viene rotto dal pianto a dirotto dei figli e dei parenti più vicini della povera vittima. Tante persone hanno trovato ieri posto nella piccola chiesa della frazione pacecota di Nubia, a pochi chilometri da Trapani, per dare l’ultimo saluto ad Anna Manuguerra, la donna uccisa nella propria abitazione domenica scorsa da trenta coltellate infertegli dalla furia omicida del marito, il carpentiere Antonino Madone, anch’egli sessantenne. La funzione religiosa si è aperta con la preghiera del Vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, che ha voluto dare la personale benedizione alla salma. Poi la celebrazione vera e propria a cura di don Alessandro Damiano, vicario generale della Diocesi. In prima fila, visibilmente sconvolti e ancora increduli, i figli Gaspare, Giuseppe e Maria Grazia che è molto difficile consolare. Don Alessandro Damiano, a volte con la voce rotta dall’emozione, ha indicato che “bisogna affidarsi alla fede anche se in questi momenti riesce molto difficile farlo. Spesso certe situazioni impensabili, certe tragedie mettono a dura prova la nostra realtà ma bisogna essere convinti che il Signore ci ama e per tale motivo ci sta vicino. Dobbiamo reagire. Tutti ci troviamo sulla croce vicini a Gesù ed è necessario stare uniti l’un l’altro magari in silenzio, se non abbiamo parole, per consolarci in segno di fede e di devozione. In questo dramma vengono coinvolte due famiglie, accomunate da un’unica ragione per un duro sacrificio che purtroppo aumenta sempre di più il numero delle vittime legate alla vita domestica e che perdono l’esistenza nella maniera più sconvolgente possibile”. In conclusione le parole di uno dei due fratelli di Anna, Salvatore Manuguerra. L’uomo ha messo il risalto “l’umiltà, la semplicità e l’onestà di una donna la quale diceva sempre di avere il Signore vicino a se. A volte riusciva a sconvolgermi per la bontà del proprio comportamento. Io frequento la chiesa ma lei riusciva a darmi quel qualcosa in più che ha dell’incredibile con il suo modo di fare. Una donna che non chiedeva molto alla vita e che con le sue azioni si rendeva da esempio per tutti. Alla Messa hanno voluto portare il loro segno di cordoglio una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri e il sindaco della città di Paceco, Biagio Martorana. All’uscita della bara ancora occhi arrossati e gonfi di lacrime. Gli occhi dei figli non si staccano un attimo dalla propria mamma che a loro è stata sottratta improvvisamente e di cui sentiranno una mancanza che mai si potrà colmare. Quanta commozione e lacrime commiste a costernazione in un funerale che ha toccato il cuore di tutti. Un lutto inatteso per un assurdo e crudele dramma familiare che ha stravolto la serenità di una comunità tranquilla come quella di un piccolo centro come Nubia, piombando come un fulmine a ciel sereno in una domenica che doveva essere come le altre.
Antonio Ingrassia