Sono stati rinviati a giudizio cinque degli arrestati nell’operazione antimafia “Cemento del Golfo” eseguita tra Alcamo e Castellammare del Golfo, nel trapanese, lo scorso mese di
marzo. Il provvedimento, disposto dal Gup del tribunale di Palermo su richiesta dei Pm Francesco Grassi e Gianluca Di Leo, riguarda l’imprenditore iscritto all’associazione antiracket di Alcamo Vincenzo Artale, il boss castellammarese Mariano Saracino di 69 anni, Martino Magaddino, Vito e Martino Badalucco di 59 e 35 anni.
L’accusa e’ di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, intestazione fittizia aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto. L’indagine eseguita
dai carabinieri riguardava l’imposizione delle forniture di cemento e fu coinvolto anche Vito Turriciano di 70 anni che sara’ giudicato con il rito abbreviato a partire dal 17 gennaio. Il
processo per gli altri cinque invece si svolgera’ con il rito abbreviato dinanzi al giudice Angelo Pellino del Tribunale di Trapani a partire dal 15 dicembre.
Ammesse tutte le parti civili (il Comune di Castellammare del Golfo, l’associazione Antiracket e antiusura di Alcamo, il Centro studi Pio La Torre, Confindustria Trapani e l’associazione Libero Futuro di Palermo) tranne l’associazione antiracket di Trapani e l’Associazione Antimafie e Antiracket “Paolo Borsellino” Onlus di Marsala. La prima per motivi territoriali in quanto i fatti sono circoscritti nei territori di Castellammare del Golfo e Alcamo, la seconda, oltre che sempre per motivi territoriali, anche per le recenti inchieste di Tp24 sulle parti civili "facili" dell'associazione, che hanno spinto addirittura il figlio di Borsellino, Manfredi, a diffidare l'associazione dall'utilizzo del nome del padre.