Riusciranno Mozia e le Saline a rientrare nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità Unesco?
Il percorso, l’ennesimo, è cominciato già diversi mesi fa. E’ diverso dai precedenti, dai tanti tentativi che si sono fatti negli ultimi quarant’anni. La candidatura è per “Mozia, isole dello Stagnone di Marsala e area vasta delle saline di Marsala, Paceco e Trapani”. Nei giorni scorsi c’è stato un ultimo incontro nella sede del Libero consorzio di Trapani, con i vari enti interessati: dal Soprintendente per i Beni Culturali della provincia di Trapani, Paola Misuraca, e poi sindaci di Marsala e Paceco, il vice sindaco di Trapani, l’assessore comunale di Erice Gianvito Mauro; una rappresentante del Distretto Turistico della Sicilia Occidentale, il presidente dell’associazione “Strada del vino Erice Doc” Vincenzo Fazio, Antonio D’Alì Staiti, rappresentante del Consorzio di Valorizzazione del Sale Marino, la presidente della delegazione FAI di Trapani Rita Barraco e il capo gruppo FAI di Marsala Gino Sartorio; rappresentanti dei club Rotary, Lions, Kiwanis, della Lega Navale Italiana, il presidente del club UNESCO di Trapani,Vito Garitta, la dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero “Florio” di Erice, il vice dirigente scolastico dell’Istituto Agrario-Alberghiero “Damiani” di Marsala, la deputata regionale M5S Valentina Palmeri.All’incontro c’era anche il direttore generale della Fondazione Unesco Sicilia, Aurelio Angelini.
Questo percorso, dicevamo, è solo l’ultimo per candidare Mozia e le Saline patrimonio Unesco. Quest’estate era circolata anche la voce che i comuni su cui ricadono le aree da candidare avrebbero dovuto pagare qualcosa come 150 mila euro per portare avanti la candidatura alla Fondazione Unesco. L’ipotesi, però, è stata accantonata, perchè si cercano finanziamenti europei per adeguare e fare lavori di preservazione e valorizzazione delle riserve e delle aree interessate. Angelini ha infatti riferito che c’è la possibilità di attingere ai finanziamenti del Psr per i lavori di bonifiche idrauliche, ad esempio.
L’accordo tra il Libero Consorzio e la Fondazione Unesco per preparare il percorso alla candidatura è stato firmato in primavera a Palermo. Proprio a Palermo e dintorni è stato premiato il percorso Arabo Normanno con l’inserimento nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità. Il lavoro che si sta facendo in provincia di Trapani è però diverso, e non ha una preparazione lunga come quella di Palermo. Il riconoscimento del percorso palermitano, è costato 135 milioni di euro di fondi comunitari spesi, dal 2000 al 2013, per il recupero e la valorizzazione dei siti inseriti nel percorso arabo-normanno di Palermo e le cattedrali di Cefalù e Monreale.
Servono in sostanza milioni di euro per poter aspirare all’ambito riconoscimento. Anche perchè, da Mozia a Trapani, la situazione non è che è molto limpida.
Prendiamo lo stagnone di Marsala, ad esempio. Ha un ecosistema fortemente a rischio e degradato negli ultimi tempi. La riserva, in cui ricadono le Saline anche se sono di proprietà privata, sta male. La chiusura della bocca nord sta praticamente soffocando la laguna, mettendo a serio rischio la flora e la fauna marina. Uno stagnone che soffoca, e con regole poco chiare, gestito in maniera passiva dal Libero consorzio. Regole poco chiare, ad esempio per il Kitesurf, una disciplina in espansione, che viene praticata da appassionati di tutti il mondo allo Stagnone. Ma non ci sono regole per l’esercizio di questa attività. E poi ci sono tutti quei lidi che sono nati negli ultimi anni a ridosso della laguna, dalla Lupa in poi la fruizione dello Stagnone è stata regolata in maniera un po’ troppo “allegra”. E ancora tutte quelle zone da bonificare, da San Teodoro in poi.
La cura dei luoghi è un requisito fondamentale, in sostanza, per ottenere il riconoscimento. Sul sito dell’Unesco infatti, si possono leggere tutti i requisiti che un luogo deve avere per entrare nella World Heritage List.
E sul sito Unesco è ancora presente la candidatura fatta dieci anni fa per “La Civiltà fenicio-punica in Italia, Isola di Mozia e Lilybeo”.
La candidatura venne approvata, ai tempi, dal consiglio provinciale, dopo il lavoro di una apposita commissione. Per rientrare nell’elenco Unesco bisogna candidarsi a rispettare alcuni criteri, in base alla tipologia del bene o del luogo che si vuol far riconoscere patrimonio dell’Umanità. La candidatura del 2006 puntava ai “criteria” III, IV e VI: quello di una testimonianza di una civiltà passata; un tipo di costruzione, architettura o paesaggio che rappresenti una tappa significativa nella storia dell’umanità; ed essere associata a tradizioni viventi e opere di valore universale.
La candidatura, però, non andò a buon fine. Ora bisogna capire cosa non andò bene.
C’è da dire anche che la strada per le Saline e Mozia si complica perchè ultimamente Unesco guarda con sospetto la Sicilia, per i suoi beni patrimonio dell’umanità che non vengono trattati per come si dovrebbe e situazioni di degrado che circondano i siti. In provincia di Trapani, poi, ci sono altri luoghi che provano da anni a candidarsi nell’ambita lista. Tra questi, in contemporanea con Mozia e le Saline, c’è l’area archeologica di Selinunte, che ha ricevuto l’appoggio di diversi Comuni. In questi casi come si comporta il Libero Consorzio dei Comuni, che dovrebbe rappresentare tutti i comuni della provincia di Trapani?