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31/08/2016 06:30:00

La "minaccia" social di Lo Sciuto, il deputato dell'"Antimafia" che attacca la stampa

 Giovanni Lo Sciuto, da Castelvetrano, deputato regionale componente della Commissione antimafia regionale, se l'è presa per il racconto sulle nuove rivelazioni che coinvolgono l'ex consigliere Lillo Giambalvo, quello che intercettato si vantava di essere amico di Matteo Messina Denaro. La reazione è quella più consolidata tra i politici: l'offesa al giornalista, e la minaccia di denuncia per diffamazione. La storia la trovate qui, e l'ha scritta il nostro corrispondente Egidio Morici, che racconta, puntualmente, cosa succede a Castelvetrano. Allora il curioso commento di Lo Sciuto è su Facebook:

“Egregio Sig.Morici 
Per l'ennesima volta, lei mi coinvolge per fare notizia nella sua
professione,che consiste nell'alimentare la cultura del sospetto. 
Le faccio presente nell' anno 2007 non ho partecipato a nessun titolo
alla competizione elettorale amministrativa di Castelvetrano.Altresì le
faccio presente che nel 2012 ho rifiutato la candidatura del Sig.Giambalvo
nelle liste della mia coalizione.Sig.Morici giustizia e vorrettezze sono
il legante di tutte le società,perciò anche i banditi
dell'informazione come lei,che hanno rotto ogni rapporto con il mondo,
devono rispettare le regole. Le preannuncio lo denuncieró alla procura
della Repubblica per diffamazione. Firmato On. Giovanni Lo Sciuto”

Sempre la solita storia (errori di battitura a parte). Sulla singolarità dell'intervento di Lo Sciuto e la sua posizione nella commissione antimafia ci torniamo dopo. Prima però ci preme sottolineare che nella nostra redazione non abbiamo collaboratori che “alimentano la cultura del sospetto”. Al massimo scrivono di fatti. E lo fanno senza censure o piaggerie nei confronti dei potenti.
Da noi non ci sono “banditi dell’informazione”, ma persone che svolgono il proprio lavoro con serietà e dedizione. E ci piacerebbe pensare altrettanto di coloro che rivestono ruoli pubblici molto delicati, di cui ogni parola dovrebbe avere un peso, soprattutto nel nostro complicato territorio.
Il nostro giornale ha sempre garantito il diritto di replica. Ma abbiamo l’impressione che l’onorevole Lo Sciuto abbia preferito preannunciare una denuncia per diffamazione, piuttosto che entrare nel merito del contenuto dell’articolo che non gli va giù. E ci viene da pensare che la cultura del sospetto rischiano di diffonderla i politici come lui dalla reazione spropositata, invocando il rispetto delle regole, quasi mai percepite anche a tutela del diritto di cronaca (e di critica). Oppure è il classico avvertimento.

E dato che il reato di diffamazione comporterebbe l’attribuzione di qualità o fatti in qualche modo disonoranti, saremmo curiosi di sapere dove li avrebbe visti, Lo Sciuto, questi elementi disonoranti.
E’ probabile che si riferisca alla parte in cui è scritto che nel 2007 Giambalvo aveva provato ad essere eletto consigliere comunale “con la lista del deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e non fu eletto per pochi voti”. L’onorevole fa presente che nel 2007 non ha partecipato “a nessun titolo alla competizione elettorale amministrativa di Castelvetrano”.
Certamente, lo ricordiamo bene: in quell’anno l’attuale deputato regionale non era né un candidato sindaco, né un candidato consigliere. Infatti il suo obiettivo (per carità, legittimo), non era il comune della città, ma lo scranno di consigliere regionale per il 2008. Che però non riuscì a raggiungere, per pochi voti. E con quale partito? L’Mpa di Raffaele Lombardo. Lo stesso partito, anzi lo stesso movimento, che aveva partecipato alle amministrative del 2007 a Castelvetrano sotto il nome di Mac (Movimento Autonomo per Castelvetrano), candidando anche Giambalvo, che però non ce l’aveva fatta, anche lì per pochi voti.
Ora, non c’è bisogno di essere dei fini politologi per comprendere che Lo Sciuto abbia legittimamente appoggiato la campagna elettorale del Mac alle comunali di Castelvetrano del 2007, diventato poi Mpa subito dopo l’estate, con tanto di comunicazione al proprio segretario federale Raffaele Lombardo. L’anno dopo, più che legittimamente, per la sua corsa alla Regione Siciliana aveva incassato quindi il sostegno elettorale del Mpa castelvetranese (allora all’opposizione). Si sa come vanno queste cose: tu mi dai una mano alle amministrative, noi te ne diamo una alle regionali. E’ sempre stato così un po’ con tutti i partiti (e a volte anche tra partiti diversi) e ovviamente non è mai stato un reato.
Certo, le cose non sempre funzionano come dovrebbero: nelle regionali del 2008 Lo Sciuto ebbe 8.604 voti, che però non furono sufficienti (Paolo Ruggirello, nello stesso movimento ne totalizzò 10.545). Questo deporrebbe a favore del concetto secondo il quale in massoneria non si fa politica. Perché diversamente, con l’ulteriore aiuto del fratello Antonino del Grande Oriente di Francia, magari ce l’avrebbe fatta.

Potremmo allora non chiamarla “lista” e chiamarlo “movimento” o “gruppo”, ma la sostanza non cambierebbe.
Insomma, non si capisce perché, secondo Lo Sciuto, scrivere dell’appartenenza di Giambalvo nel 2007 al suo gruppo autonomista (come tanti altri candidati), debba essere considerata una diffamazione. Ma era il 2007, e quelle ormai famose intercettazioni sarebbero emerse pubblicamente alla fine del 2014 ed amplificate dal deflagrante servizio de Le Iene nel febbraio del 2016.
Lo stesso Lo Sciuto, aveva detto che “fino a quando non era andata in onda la trasmissione de Le Iene, nessuno aveva avuto contezza delle gravi e irresponsabili parole pronunciate dallo stesso Giambalvo”.
E allora perché quest’ansia nel creare una distanza di lungo respiro retroattivo?
Inoltre non si capisce nemmeno perché ci tenga tanto a precisare che nel 2012 ha invece rifiutato la candidatura di Giambalvo nella sua coalizione, quando da candidato sindaco al Comune di Castelvetrano perse il ballottaggio con Felice Errante. Perché? Certamente non per la presunta (millantata?) vicinanza di Giambalvo ai Messina Denaro, dato che in quel momento nessuno poteva sapere (o quasi). Forse perché il suo modo di esprimersi non l’ha convinto? Difficile dirlo.

Ad ogni modo, in un territorio come il nostro, ci aspetteremmo che un parlamentare di una commissione antimafia regionale si impegnasse di più a combattere la mafia e la corruzione, più che preoccuparsi degli articoli della stampa libera.

 



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