Dopo l’improvvisata protesta degli ospiti del centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che mercoledì scorso hanno bloccato il corso Vittorio Emanuele per una decina di minuti, abbiamo chiesto a Giuseppe Scozzari, della cooperativa Insieme, di raccontarci quello che è avvenuto e perché.
Hanno protestato sostanzialmente per il pocket money di 2,50 euro giornaliere che non ricevono da tempo. Il “blocco” è durato davvero poco. La polizia municipale è stata determinante nel riportare tutto alla normalità, garantendo con professionalità l’ordine pubblico attraverso una buona attività di mediazione insieme a noi della cooperativa. Certamente sono cose che dispiacciono, ma sul web come spesso accade in questi casi, i commenti si sprecano. Mi è capitato di leggere cose inaudite per un paese civile, di una violenza preoccupante.
Non è semplice gestire un centro Sprar. Ma non bisogna dimenticare che ci lavorano 40 castelvetranesi, che ad oggi devono ancora ricevere sette mesi di stipendio arretrato. Inoltre, nello Sprar ci sono soltanto coloro che hanno diritto d’asilo oppure alla protezione umanitaria. E’ una seconda accoglienza, si tratta di persone la cui posizione è stata già esaminata.
Qualche giorno fa un ragazzo di colore ha distrutto i vetri di alcune macchine in sosta. Si sono registrati momenti di grossa tensione.
Questa persona non apparteneva al nostro centro. Dei nostri ospiti conosciamo storia e provenienza, di questo tizio invece non si sa nulla. Potrebbe anche essere stato un disperato che per mesi ha dormito in vecchi magazzini di campagna a Castelvetrano ed un bel giorno è andato in escandescenze. Sono casi che nulla hanno a che vedere con i ragazzi del nostro centro.
Come le prostitute di colore alla fine di via Errante Vecchia o nei pressi della Locanda. Lo diciamo da anni: noi ospitiamo solo uomini che, ci tengo a dirlo, non si sono mai resi protagonisti di particolari episodi di violenza. Siamo molto attenti e alle prime manifestazioni facciamo il decreto di espulsione.
Che risposta dà a coloro che non tollerano questo tipo di aiuto, perché pensano che bisognerebbe dare priorità al cittadino castelvetranese in difficoltà?
Che non bisogna fare confusione. Si tratta di somme internazionali, che non c’entrano nulla con le casse comunali. Ci sono 40 lavoratori della cooperativa, più l’indotto fatto di forniture locali. Questo vuol dire fare anche distribuzione di ricchezza sul nostro territorio. Oltre alle attività che in passato gli ospiti hanno svolto nel verde pubblico. Attività di formazione lavorativa che hanno previsto una piccola indennità con fondi Europei, utilizzabili solo in questo modo.
Ci può spiegare perché i soldi non vi sono arrivati?
I fondi arrivano al Comune da parte del Ministero dell’Interno.
La cooperativa funziona con gli anticipi sulle fatture. Il Comune fa le certificazioni sulle fatture, in modo tale che la banca possa anticipare una parte del credito per consentirci di andare avanti. Quando poi arrivano le somme dal Ministero, il Comune deve restituirle alla banca entro 200 giorni.. Questa certificazione però non c’è stata, perché non hanno inviato a Roma la nostra rendicontazione, facendo controlli e rilevando presunte incongruenze, ma senza che nessun funzionario ci contattasse per chiedere chiarimenti.
E che tipo di incongruenze ha rilevato il funzionario?
Questo è quanto vorrebbero capire da Roma, perché dalla mail non si capisce molto. Hanno inviato una scheda con i nomi degli ospiti e per quattro persone il funzionario aveva messo dei punti interrogativi. Infatti dal Ministero gli hanno risposto che essendo già al 20 di luglio, e quindi quasi alla scadenza del termine della presentazione della rendicontazione 2015, vorrebbero appunto capire più chiaramente in cosa consisterebbero le incongruenze evidenziate a carico dell’ente gestore e quali sarebbero gli elementi che metterebbero in dubbio le erogazioni.
E la vostra cooperativa gliel’ha chiesto?
Sì, abbiamo capito che tutto il problema stava nei nomi dei 4 ospiti, una “j” al posto di una “i” o cose di questo tipo.
Ora, capita spesso che agli sbarchi gli operatori prendano velocemente i nomi ed è normale che questi possano essere rettificati nelle successive fasi di identificazione. Sono cose che capitano in tanti comuni.
Ma attenzione, perché c’è un decreto da parte della Polizia e del Ministero dell’Interno che ci affida la persona. Quando la persona va via c’è un decreto di uscita firmato dal sindaco. E tra queste due fasi c’è l’accertamento dei vigili urbani per la carta di’identità. Poi, per quasi tutti, il Comune ha fatto un contratto di lavoro, anche se relativo ad attività di formazione. I fogli di presenza noi glieli abbiamo mandati ogni mese, dal febbraio 2015. Queste incongruenze sui nomi il funzionario le rileva dopo un anno? Inoltre, se al posto di inviare questa curiosa mail al Ministero, ci avesse fatto una telefonata per chiederci chiarimenti, forse si sarebbe potuto risparmiare una magra figura. Tutto questo, tenendo a mente che il progetto non è nostro ma del Comune, che per queste persone aveva già firmato il contratto di accoglienza. -
Di fatto, l’impressione è che, attraverso l’azione di funzionari poco competenti, i tempi per le erogazioni siano destinati ad allungarsi, gravando sugli ospiti del centro Sprar da un lato e sui lavoratori della cooperativa dall’altro.
Inoltre, a giudicare dai commenti diffusi sul web, sembra che la cattiva informazione e l’intolleranza, siano più volte degenerate in una violenza resistente ad eventuali campagne di sensibilizzazione.
Ed è proprio l’informazione e la sensibilizzazione che è mancata nel corso degli anni, se si escludono quelle poche iniziative artistiche e culturali, anche di alto spessore, che purtroppo sono andate quasi deserte. Eppure, dato che il progetto Sprar è del Comune ed ha tra i suoi obiettivi l’integrazione, ci si sarebbe aspettati nel tempo una maggiore presenza dell’amministrazione comunale in termini di educazione al rispetto dell’altro.
Purtroppo si assiste sempre più spesso a manifestazioni di insofferenza legate ad una profonda ignoranza.
Senza una svolta culturale sarà molto difficile, per esempio, evitare prevedibili attriti nel caso vada in porto la possibilità di adibire a centro di accoglienza l’ex istituto professionale (da ristrutturare, perché ormai in malora) in un quartiere difficile come il Belvedere. Una scelta molto azzardata, che potrebbe dare infiniti grattacapi alla società cooperativa catanese che nella ex scuola dovrebbe gestire 80 posti.
Egidio Morici
Replica del Sindaco di Castelvetrano:
Gentile Direttore ,
le invio la presente per richiedere l’immediata rettifica di un titolo che appare assolutamente fuorviante e lesivo dell’immagine del personale comunale e che a nostro avviso non rispecchia adeguatamente il reale contenuto dell’intervista. L’articolo pubblicato sulla testata giornalistica Tp24.it, è quello avente per titolo “La protesta dei rifugiati e i pasticci del Comune di Castelvetrano” che rappresenta una errata sintesi di quanto riferito dal Presidente della Cooperativa Insieme, Dr. Giuseppe Scozzari. Nel testo redatto dal vostro collaboratore che, duole sottolineare ha più volte manifestato faziosità ed imprecisione, mista a tratti di vera scorrettezza, ogni volta che si occupa di tematiche riguardanti la civica amministrazione, e sulle quelle legate alle questioni che riguardano l’accoglienza e la gestione degli immigrati , richiedenti asili politico, di cui il comune attraverso il progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è titolare il Comune di Castelvetrano. Cosa ben diversa sarebbe stata se avesse evidenziato la presenza di inefficienze da parte di qualche funzionario comunale, a fronte di adeguati riscontri a supporto della tesi espressa, ma parlare di “pasticci” evoca in chi legge una forma quasi dolosa che non è possibile tollerare.
In attesa di vs. riscontro porgo Cordiali Saluti
Il sindaco della città di Castelvetrano Selinunte
Avv. Felice Errante