Un mese fa veniva ucciso nelle campagne di Marsala il Maresciallo Silvio Mirarchi. 53 anni, vice capo della stazione di Ciavolo, Mirarchi è stato colpito la sera del 31 maggio scorso mentre si trovava in servizio con un collega. Il giorno dopo è morto all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Ad ucciderlo un proiettile che gli ha reciso l’aorta. Di origini calabresi, il maresciallo viveva a Marsala da molti anni, assieme alla famiglia. Per il suo omicidio, si sono svolti a Marsala i funerali solenni, con la presenza di molte autorità, dal Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Oggi, alle 18, in occasione del trigesimo della morte del maresciallo dei Carabinieri si terrà una messa solenne nella chiesa dei Salesiani, a Marsala, officiata dal Vescovo di Mazara del Vallo, Monsignor Domenico Mogavero, e alla presenza del Comandante Del Sette, oltre ai vertici provinciali dell'Arma.
Un mese di indagini serrate coordinate dalla Procura di Marsala e svolte dal Comando Provinciale dell’Arma, con l’ausilio dei Ros, dei Ris di Messina e della squadra speciale dei Cacciatori di Calabria. Mirarchi è stato ucciso nei pressi di una serra in cui è stata trovata una piantagione di marijuana.
La scorsa settimana è stato arrestato Nicolò Girgenti, 45 anni, bracciante agricolo, ritenuto uno degli assassini del maresciallo Mirarchi.
Il pool di investigatori sono arrivati a Girgenti dopo avere messo sotto torchio il proprietario delle serre con seimila piante di canapa, Francesco D’Arrigo di 54 anni, arrestato qualche giorno dopo l’omicidio.
I tabulati telefonici, lo Stub, e alcuni indizi rinvenuti sul luogo del delitto hanno portato all’arresto di Girgenti. Il caso però non è chiuso. Siamo solo all'inizio, infatti, di una vicenda complicata e lunga, dato che sul luogo del delitto ci sarebbero state più di una persona, e i colpi che hanno ferito mortalmente Mirarchi venivano da due pistole diverse. Dettagli importanti emersi al Comando provinciale durante la conferenza stampa in cui è stato raccontato anche cos’è successo quella sera.
Girgenti era socio "infedele", così dicono gli investigatori, di D'Arrigo. Nel senso che i due coltivavano insieme quella serra di marijuana, ma Girgenti, di notte trafugava con dei complici le piante per rivendersele. E, secondo le indagini, era proprio quello che stava facendo in quella tragica sera. Mirarchi ed un collega stavano svolgendo in orario notturno un servizio di polizia giudiziaria, in un'altra zona. Hanno visto da lontano delle luci nelle serre, e si sono avvicinati per capire cosa succedeva. Si sono avvicinati, hanno sentito parlare in dialetto siciliano, hanno acceso le torce in dotazione, hanno intimato l'alt, qualificandosi come carabinieri, e da lì è partito il fuoco, che ha colpito mortalmente Mirarchi. "Le indagini sono partite subito - ha detto il Colonnello Stefano Russo - e sul territorio abbiamo trovato alcuni elementi che ci hanno fatto comprendere la situazione: i bossoli, delle fasce di canapa indiana che stavano per essere rubate. Abbiamo individuato la serra, e in più c'era un buco nella rete di recinzione. Abbiamo quindi arrestato il responsabile della coltivazione, D'Arrigo, per capire di quali elementi fosse a conoscenza. E da lì si è evoluta l'attività che poi ha portato all'arresto di Girgenti". Sentito subito dopo l’accaduto Girgenti ha detto che quella sera si trovava a casa, che era andato a letto presto. Ma sulla scena del crimine, oltre ai bossoli compatibili con i risultati del tampone, è stato trovato anche un mozzicone di sigaretta con il suo Dna.
Durante l’interrogatorio di garanzia, però, Girgenti si è dichiarato “innocente”. “Il mio assistito è innocente e ha risposto alle domande degli inquirenti non avvalendosi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia" dice il legale di Girgenti, l’avvocato Vincenzo Forti. Girgenti, riferisce il suo legale, “ha fornito una versione perfettamente compatibile con gli accertamenti oggettivi fatti dagli inquirenti”. Sempre attraverso il suo legale il presunto omicida di Mirarchi ha fatto sapere che “conosceva il maresciallo Mirarchi, c'era un rapporto di stima reciproca, comprava spesso piante ornamentali. Girgenti si è detto addolorato per quello che è successo e manifesta solidarietà alla famiglia”. Parole che non sono piaciute alla famiglia Mirarchi: “l'uomo che è stato catturato per la morte di mio marito, si è permesso di dire che è addolorato e ha espresso solidarietà - ha detto la signora Antonella Pizzo, moglie del maresciallo - Siamo rimasti soli e quest'uomo farebbe bene a raccontare tutto senza sprecare fiato per delle parole vuote e prive di significato, oltre che prive di vero e sincero pentimento. Si vergogni!"
Intanto continuano le indagini per fare più luce sull’accaduto, per capire chi c’era e quante persone erano quella sera di un mese fa in Contrada Ventrischi, e chi ha sparato gli otto colpi di pistola contro il maresciallo e il suo collega.