14,00 - Parla la signora Antonella Pizzo, vedova di Silvio Mirarchi, rispondendo alle dichiarazioni fatte da Nicolò Girgenti, l'uomo arrestato con l'accusa di essere l'assassino del Maresciallo dei Carabinieri: "Fino ad oggi siamo stati in silenzio io e i miei figli, nel profondo dolore in cui siamo piombati dopo quella tragica sera. Ma adesso sentiamo la necessità di parlare, poiché, l'uomo che è stato catturato per la morte di mio marito, si è permesso di dire che è addolorato e ha espresso solidarietà. Siamo rimasti soli e quest'uomo farebbe bene a raccontare tutto senza sprecare fiato per delle parole vuote e prive di significato, oltre che prive di vero e sincero pentimento. Si vergogni!"
6,30 - Si è dichiarato “innocente” nell’interrogatorio di garanzia Nicolò Girgenti, l’uomo di 45 anni, arrestato a Marsala perchè ritenuto uno degli assassini del Maresciallo Silvio Mirarchi, ucciso nella zona di Ventrischi il 31 maggio scorso mentre si trovava in servizio con un collega.
Girgenti è stato arrestato dai Carabinieri del Comando Provinciale mercoledì scorso. L’indagine coordinata dalla Procura di Marsala è però ancora in corso, perchè gli elementi trovati sulla scena del crimine non lasciano dubbi sulla presenza di altre persone nei pressi della piantagione di marijuana accanto alla quale è stato colpito a morte il militare.
“Il mio assistito è innocente e ha risposto alle domande degli inquirenti non avvalendosi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia" dice il legale di Girgenti, l’avvocato Vincenzo Forti. Girgenti, riferisce il suo legale, “ha fornito una versione perfettamente compatibile con gli accertamenti oggettivi fatti dagli inquirenti”.
Nel corso delle indagini, interrogato subito dopo il delitto, Girgenti aveva riferito che quella sera si trovava a casa. Mentre i risultati delle indagini posizionano Girgenti sul luogo del crimine, sia attraverso i dati del telefono cellulare, sia perchè è stato trovato un mozzicone di sigaretta con le tracce del suo Dna, e poi quella che viene ritenuta la prova madre: lo Stub, il tampone utilizzato dai Ris di Messina ha esitato che sugli indumenti e sulle mani di Girgenti erano presenti gli stessi composti chimici dei bossoli rinvenuti sul luogo del delitto. Prove schiacchianti che collocherebbero Girgenti sul luogo della sparatoria. Per l’avvocato Forti, però, “l’esame Stub prevede vari risultati e le sostanze trovate sono le stesse presenti nei fertilizzanti che usa Girgenti nel suo lavoro. Il mio assistito ha ampliato la sua prima risposta”.
Girgenti intanto resta detenuto nel carcere di San Giuliano, a Trapani, in isolamento, e attraverso il suo avvocato fa sapere che “conosceva il maresciallo Mirarchi, c'era un rapporto di stima reciproca, comprava spesso piante ornamentali. Girgenti si è detto addolorato per quello che è successo e manifesta solidarietà alla famiglia.
Parole contrastanti anche con quanto emerso dalle indagini dei carabinieri. Girgenti infatti è stato intercettato nei giorni successivi l’accaduto e manifestava il suo disappunto per “l’inferno” successo nei pressi della serra in cui veniva coltivata la marijuana, e dalle intercettazioni non emergerebbero comportamenti di dispiacere per l’uccisione del maresciallo Mirarchi.
Girgenti è stato da subito uno dei principali sospettati dell'omicidio di Mirarchi. Il giorno dopo è stato arrestato dai Carabinieri Francesco D’Arrigo, il gestore della serra in cui è stata trovata un maxi piantagione di cannabis afgana accanto il luogo del delitto.
Girgenti era socio "infedele", così dicono gli investigatori, di D'Arrigo. Nel senso che i due coltivavano insieme quella serra di marijuana, ma Girgenti, di notte trafugava con dei complici le piante per rivendersele. Ed era proprio quello che stava facendo in quella tragica sera. Una piantagione da 6 mila piante di marijuana. Il caso però non è chiuso. Siamo solo all'inizio, infatti, di una vicenda complicata e lunga. Sul luogo della sparatoria infatti c’erano almeno due persone, visto che i colpi che hanno ferito mortalmente Mirarchi venivano da due pistole diverse.