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15/06/2016 06:20:00

Marsala, la guerra per il controllo della droga, le indagini e i processi in corso

Da metà maggio a Marsala è scoppiata la guerra per il controllo della droga. Guerra tra bande e con le Forze dell’Ordine. Se fino a qualche settimana fa in città c’erano state delle operazioni di contrasto che avevano scoperto piccole coltivazioni casalinghe, di spacciatori solitari, adesso il quadro si è totalmente ribaltato, con la scoperta di numerose piantagioni e, soprattutto, con i gravi fatti delle contrade Samperi e Biancolidda, dove un romeno è stato ucciso a colpi di fucile, perchè stava cercando di rubare delle piantine di marijuana, e, un altro è rimasto ferito, e, sempre nella zona, in seguito ad un intervento da parte dei Carabinieri è stato ucciso il maresciallo Silvio Mirarchi.
Si è palesato così in tutta la sua drammaticità il problema che vede coinvolti criminali armati fino ai denti per difendere le loro coltivazioni e capaci e in grado di far fuoco ed uccidere un militare senza alcun timore. Proprio questo scottante dossier sulla droga sarà tra i primi impegni del neo procuratore capo di Marsala, il 65enne castelvetranese Vincenzo Pantaleo, che si insedierà proprio questa mattina nell’aula “Paolo Borsellino” del Palazzo di Giustizia lilibetano.

Nelle ultime ore, intanto, si è fatta piena luce riguardo all'uccisione del romeno Cristian Maftei, avvenuta nelle campagne di contrada Biancolidda tra Marsala e Mazara del Vallo. I Carabinieri hanno arrestato per omicidio, tentato omicidio e soppressione di cadavere i fratelli Giuseppe e Vito Signorello di Mazara del Vallo, e due romeni, Ionut Stoica e Gheorghe Florian. 
Secondo gli inquirenti sarebbero loro gli autori della sparatoria nei confronti di Maftei e degli altri cinque romeni che la notte tra il 15 e il 16 maggio stavano tentando di rubare alcune piante di cannabis dalle serre dei fratelli Signorello.
A sparare sarebbe stato Giuseppe Signorello, che aveva deciso di vigilare armato sulla piantagione dopo avere subìto alcuni furti. Avendo visto a terra il corpo senza vita del romeno, preso dal panico, telefonò al fratello. Entrambi avrebbero, quindi, chiesto ai loro braccianti romeni, Stoica e Florian, anche loro arrestati per coltivazione di marijuana – di disfarsi del cadavere. Gli altri cinque componenti della banda che aveva tentato il furto, invece, riuscirono a fuggire. Uno di loro, Iliuta Dura, 22 anni, ferito alla gamba destra, fu accompagnato al Pronto soccorso dell’ospedale di Marsala. Gli altri quattro, la mattina successiva, si presentarono alla caserma dei carabinieri per raccontare tutto. I carabinieri scoprirono così che all’interno delle serre dei Signorello trovati in possesso di un fucile cal. 12 e di una pistola cal. 38 – venivano coltivate circa 9000 piante di cannabis. In un magazzino i militari trovarono inoltre circa 33 chilogrammi di marijuana già essiccata.

Negli ultimi giorni, con l’intensificarsi delle azioni di controllo del territorio, specie dopo la morte del maresciallo Mirarchi, grazie ad un ulteriore impiego di mezzi e risorse, i Carabinieri, assieme al reparto speciale Cacciatori di Calabria, hanno tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, Vincenzo Marchese, petrosileno di 42 anni, e Gabriel Ciubotaru, pregiudicato romeno 31enne, a cui sono state trovate anche diverse cartucce.

A poche ore dalla morte del maresciallo capo Mirarchi, invece, i carabinieri del comando Provinciale hanno arrestato Francesco D’Arrigo, 54 anni, originario di Partinico, nel palermitano. Proprietario delle serre in cui era stata impiantata la piantagione di canapa indiana (6 mila piante, che avrebbero potuto fruttare oltre 4 milioni di euro) che sarebbe stata scoperta, durante un servizio di appostamento, proprio dal sottoufficiale e da un suo commilitone. L'indagato deve rispondere di coltivazione di sostanze stupefacenti. I militari stanno verificando il suo alibi su cosa faceva e dov'era all'ora del delitto. In più, stanno cercando di capire se altre persone si occupavano o «proteggevano» la sua coltivazione di canapa. Infatti, una delle ipotesi d'indagine più accreditata è che a sparare possano essere stati dei «guardiani» ormai comuni nelle campagne che vanno da Trapani a Mazara del Vallo per via dei numerosi furti.

Nei primi giorni di giugno era stata la Polizia di Marsala, invece, a mettere a segno un mega sequestro di 4,5 tonnellate di marijuana, scoprendo una piantagione in Contrada Cozzaro. L'operazione al termine di un anno di indagini, segnalazioni, riscontri, ha permesso di scoprire in totale 15.000 piante il cui valore di mercato avrebbe garantito dei proventi per 22 milioni e mezzo di euro.

Sul fronte guidiziario, sono diversi i processi che si stanno svolgendo davanti al Tribunale di Marsala. Si è svolto quello per “direttissima” ad Antonino Bertolino, di 42 anni, e alla sua convivente, Carolin Pamela Licari, di 34, entrambi pregiudicati e con precedenti per fatti di droga, arrestati dalla polizia lo scorso primo maggio per detenzione, a fini di spaccio, di sostanza stupefacente (marijuana).

Tra gli altri, davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte sono imputate 17 persone, quasi tutte marsalesi, coinvolte in una maxi-indagine per fatti di droga. La maggior parte degli imputati è accusata di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Alcuni, invece, devono rispondere di favoreggiamento. Diversi i nomi già noti a magistratura e forze dell’ordine. Sono Gisella Angileri, Giusy Emanuela Angileri, Salvatore Giorgio Buffa, Diana Romina Buffa, Giuseppe De Marco, Salvatore Ciaramida, Giovanni Piero Casano, Daniele Marino, Giacomo Catalano, Ignazio Monti, Vincenzo Gerardi, Marcella Pizzo, Marianna Marino, Nicolò Titone, Alessia Angileri e i palermitani Daniele Testagrossa e Giuseppe Tinnirello. I fatti contestati dall’accusa sono relativi al 2012.

Ed è ripreso da pochi giorni, sempre a Marsala, il processo che vede imputati per detenzione e spaccio di droga (eroina e hashish)  46 persone, in gran parte mazaresi, ma anche molti nordafricani residenti a Mazara e qualche marsalese, processate davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone. I fatti contestati sono relativi agli anni 2007 e 2008.

 

 

 



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