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04/06/2016 06:20:00

Strage Cottarelli, terza condanna all’ergastolo per i cugini Marino di Paceco

E’ arrivata al termine del terzo processo d'appello la condanna all’ergastolo per i cugini Vito e Salvatore Marino di Paceco, che, assenti in aula al momento della sentenza sono stati dichiarati irreperibili e quindi ricercati. Contestualmente alla condanna, infatti, è stato emesso un decreto di cattura. I giudici della Corte d’Assise di Milano non hanno dubbi, a dieci anni di distanza dalla strage Cottarelli del 28 agosto 2016 in cui morirono in una villetta del bresciano Angelo Cottarelli, la moglie Marzene e il figlio Luca, hanno condannato per l’ennesima volta i cugini Marino con cui il Cottarelli era in affari e, proprio attorno a questi affari sarebbe nato il contesto che ha portato alla strage. I cugini Marino sono imprenditori vitivinicoli di Paceco, e appartenenti ad una famiglia di mafia, Vito è figlio del capomafia Domenico Marino, detto “Mommo 'u nano”, assassinato nell'86 da Matteo Messina Denaro, durante la guerra di mafia di quegli anni. Vito Marino realizza il suo impero creando diverse aziende agricole grazie allo sfruttamento dei finanziamenti pubblici per le imprese e realizzando anche una cantina vinicola con l’etichetta “Baciamo le mani”.

Per lui e per il cugino Salvatore, Angelo Cottarelli attraverso la propria società emetteva delle fatture false per gonfiare il giro d’affari con lo scopo di ottenere fondi dalla Regione Sicilia, dallo Stato e dall’Unione Europea e in cambio riceveva favori, regali e soldi. Una truffa che lo scorso anno ha portato al sequestro di beni per 13 milioni di euro per Vito Marino, sequestro disposto dal Tribunale delle Misure di Prevenzione su richiesta della Procura di Trapani. Per i giudici che li hanno condannati i due cugini avrebbero ucciso i Cottarelli per regolare i conti dopo una rottura dovuta probabilmente all'intenzione del socio di voler uscire dal giro delle false fatture. A casa Cottarelli dopo la strage fu inscenata una rapina finita male, ma i sospetti degli investigatori caddero subito sui cugini Marino. Gli inquirenti basarono le loro accuse su alcune intercettazioni telefoniche tra i cugini e Cottarelli e sul ritrovamento di residui di polvere da sparo sull’auto noleggiata all’aeroporto di Linate. A questo si aggiunse la testimonianza di Dino Grusovin, architetto triestino, che puntò il dito contro i due imputati ed ammise di essere stato a casa Cottarelli quella mattina, ma di non aver partecipato all’esecuzione poiché legato al tavolo della cucina.

Al processo di primo grado nel 2008 i due imputati vennero assolti. Vennero condannati all’ergastolo in appello nel 2010. Nel 2012, però, la Corte di Cassazione annullò la condanna e li proclamò innocenti. Nello stesso anno, la Corte d’Assise d’appello di Milano condannò nuovamente i due all’ergastolo. Il 1° ottobre del 2014, l’ennesimo colpo di scena, la Corte di Cassazione annulla la sentenza, disponendo un nuovo processo che ora si è concluso con la nuova condanna all’ergastolo. Dopo la prima condanna all’ergastolo della Corte d’Appello di Brescia, Salvatore Marino era già scappato ed era stato poi arrestato il 31 dicembre 2010 durante la latitanza sull'isola di Tenerife in Spagna.
Anche Vito Marino ha vissuto un periodo di latitanza dopo la prima condanna all'ergastolo e venne arrestato il 15 giugno 2011 mentre viaggiava in auto in provincia di Trapani.
Dopo la condanna e la loro scomparsa, Mario Cottarelli, fratello di Angelo, si augura di vederli in carcere, “Non mi interessa se oggi, domani o tra un mese, ma spero di vedere i cugini Marino in carcere”, ha affermato.
 



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