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30/04/2016 06:30:00

Torna a Castelvetrano Lorenzo Cimarosa. La sua storia, le dichiarazioni e i tanti omissis

E’ tornato da qualche giorno a Castelvetrano Lorenzo Cimarosa, l’imprenditore edile, cugino acquisito del boss Matteo Messina Denaro. Arrestato nel dicembre del 2013 con l’operazione antimafia Eden, una delle tante operazioni antimafia degli ultimi anni volte a bloccare la rete di fiancheggiatori del boss castelvetranese. Cimarosa deve scontare una condanna a 5 anni e 4 mesi, è uno dei grandi fiancheggiatori del boss castelvetranese. Ora la prima sezione della corte d’appello di Palermo gli ha concesso gli arresti domiciliari, consentendogli di tornare nel territorio dove, lui stesso nelle sue dichiarazioni ha detto che “Tutto gira intorno ai Messina Denaro”. I magistrati del dipartimento distrettuale antimafia gli hanno pure prospettato la possibilità di un programma di protezione per se e la sua famiglia in una località segreta, ma ha rifiutato e anche i suoi familiari. La figura di Cimarosa in questi anni è quanto di più controverso e difficile da comprendere. Infatti, subito dopo il suo arresto ha cominciato a parlare, più che altro a rispondere alle domande dei magistrati. E’ un dichiarante, quindi, ma quanto le sue parole siano fino questo momento improntate alla collaborazione attiva e alla facilitazione della cattura di Messina Denaro questo non è affatto chiaro, anzi per quello che ritengono i giudici non lo sono, ha iniziato a dichiarare, ma non è un collaborante. Lui stesso si definisce un pentito ma non un pentito di mafia, perchè non è mai stato mafioso, ma secondo i magistrati aveva un ruolo di primo piano nell’organizzazione.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata sempre chiara in questo senso, si parla di “Condotte dirette, - anche attraverso l’approvvigionamento di fondi, l’infiltrazione in appalti pubblici e privati, e il reinvestimento di capitali – al controllo delle attività economiche che si svolgevano sul territorio assicurando il collegamento con altre articolazioni di Cosa nostra; partecipando a riunioni con gli altri associati; eseguendo ordini e direttive provenienti da sodali detenuti; provvedendo al sostentamento degli appartenenti alla famiglia e dei loro congiunti, nonché di Messina Denaro Matteo, così consentendo a quest’ultimo lo svolgimento delle sue funzioni apicali in Cosa nostra nonostante lo stato di latitanza”. Ma Cimarosa non era nuovo a fatti di mafia, era già stato arrestato nel 1998 nell’operazione “Terra bruciata”. Su questo episodio, durante la sua dichiarazione spontanea nel giorno della sentenza che lo ha condannato ha detto : “Io ho commesso un grande errore nel 1998 quando, chiamato a rispondere, ho coperto i reali autori di un attentato incendiario assumendomene le colpe. Con quel gesto ho lasciato intendere a questi personaggi che, essendo disposto a coprirli in un occasione, avrei potuto farlo per sempre. Io non ho deciso di collaborare per avere dei favori, voglio pagare i miei errori, e li pagherò”. Altro fatto che appare altrettanto controverso nelle dichiarazioni di Cimarosa è che dice di non aver avuto rapporti con i Messina Denaro per più di vent’anni e che solo dopo l’arresto del cognato Giovanni Filardo, altro cugino di Messina Denaro, ci fu un avvicinamento. Cimarosa in questi anni ha parlato dei rapporti e degli affari diretti con Filardo anche se dice che non voleva avere niente a che fare con queste cose, con la mafia e con i mafiosi.

Ha risposto alle domande dei pm sui rapporti con il cognato, ritenuto uomo di spicco della famiglia mafiosa di Castelvetrano, cugino prediletto di Matteo Messina Denaro. Ha raccontato dei lavori fatti per conto della ditta del Filardo, come quelli al parco eolico nel Belice, ma anche raccontato dei soldi che dava ai Messina Denaro per la latitanza del boss: “Ho dato 63 mila euro a Francesco Guttadauro per darli a Matteo Messina Denaro. Giovanni Filardo, il fratello di mia moglie, mi ha chiesto altri soldi che dovevano andare a Matteo Messina Denaro”.
Oltre ai molti omissis, specie sulla sua attività imprenditoriale, che sono poi alla base delle tante riserve sul suo status mai definito di collaborante, nelle sue dichiarazioni Cimarosa ha anche raccontato di essere stato chiamato a fare da paciere in una vicenda di debiti tra cui alcuni protagonisti già imputati in diversi processi di mafia e in cui è intervenuto Francesco Guttadauro. Ma per quanto riguarda la sua persona dice: “Nonostante io non fossi un mafioso, ero sempre il cugino dei Messina Denaro. Non bisognava che fossi un mafioso, se dicevo una cosa, quella era”.

Parlando di Lorenzo Cimarosa, del suo arresto e delle sue dichiarazioni, non possiamo non ricordare del clamore che ha suscitato la presa di posizione del figlio Giuseppe, ad un certo punto visto da alcuni come la nuova star dell’antimafia perchè ha rinnegato pubblicamente il parente scomodo Matteo Messina Denaro. Il giovane Cimarosa, è stato ospite della platea della “leopolda” di Davide Faraone, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, e in diverse prime serate in televisione. Tuttavia alcune cose vanno ricordate. Innanzitutto che il giovane Cimarosa è stato titolare, insieme al fratello, della “M. G. Costruzioni”, che il padre Lorenzo ha riconosciuto come il bancomat di Matteo Messina Denaro. Di quell’azienda, del denaro che ha prodotto con gli appalti presi chissà come, e sui quali, invece, il padre non ha voluto mai parlare, da questo Giuseppe Cimarosa non ha mai preso le distanze, come il padre non ha mai chiarito la sua posizione accettando anche tutte le conseguenze patrimoniali.  



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