Antonella Milazzo, deputato regionale del PD. Cosa si fa in questo periodo all’Ars. Siete reduci dall’approvazione del Bilancio.
Stiamo iniziando l’esame degli emendamenti alla legge di riforma dei liberi consorzi.
La riforma più lunga della storia siciliana.
Abbiamo pagato lo scotto di dover pensare ai dipendenti delle province. La situazione italiana è diversa, perché attraverso la mobilità saranno spostati nei comuni. In Sicilia non è possibile vista la situazione precaria degli enti locali.
Questa riforma fu annunciata da Crocetta in una famosa e sciagurata Domenica In…
Fu annunciata da Giletti e furono di fatto abolite le province come organismi elettivi, ma non si era mai portato a compimento il processo di riforma.
Nel resto d’Italia, invece, si è andati avanti.
Sì, nel resto d’Italia si è proceduto più velocemente verso una completa abolizione dell’istituzione provinciale attraverso un trasferimento alle Regioni e ai Comuni che da noi è difficile, perché è necessario salvaguardare le funzioni e le competenze delle province come enti di area vasta, anche per tutelare il personale che vi lavora.
In questo ultimo periodo si è molto discusso di questa riforma. C'è stata anche la magra figura del Governatore, in quanto il testo è stato rimandato indietro da parte del Governo. Le province sono state svuotate, e quella di Trapani era già commissariata da prima, quando Turano si dimise per candidarsi alle elezioni regionali.
Sono svuotate perché le competenze sono rimaste senza i trasferimenti dello Stato e quelli della Regione ridotti. I cittadini se ne accorgono sulla manutenzione degli edifici scolastici, delle strade provinciali ecc. e quindi si ha la necessità di ritornare a pieno regime per poter riprendere ad usufruire dei trasferimenti statali che sono fondamentali.
Mimmo Turano, tra l’altro, ha detto che alla fine le province servivano e che ce ne siamo sbarazzati in fretta, più per dare una risposta all’antipolitica, che effettivamente fare una riforma che servisse.
Sì, sono parzialmente d’accordo su questo. Credo ci siano delle funzioni di area vasta che non possono essere delegati e gestite dai comuni. Ci sono delle situazioni, delle competenze, delle funzioni e che è meglio che vengano gestiti da enti intermedi.
Un altro tema degli ultimi giorni è l’annuncio dell’ASP di Trapani sul nuovo piano di assunzioni della Sanità. I sindacati hanno mosso più di un dubbio sulla effettiva portata dei concorsi che si andranno a fare. C’è chi dice cinque mila, chi cinquecento, chi manco uno. Lei ha tenuto a sottolineare la portata di questo provvedimento di assunzioni, che ci dice in merito?
E’ un qualcosa di enorme rispetto alla situazione della Sanità siciliana che ci portavamo dietro, per la situazione di disavanzo e all’obbligo di adempiere ad un rigoroso piano di rientro. Per ricordare ai cittadini, veniamo dai tempi d’oro della sanità cuffariana, dalla clinica del signor Aiello, questo per spiegare gli enormi sacrifici che hanno colpito non solo i cittadini ma anche la nostra classe sanitaria. Con il piano di rientro e quando la situazione inizia a risanarsi, arriva il decreto Balduzzi che blocca le assunzioni e quindi un ulteriore obbligo di adeguarsi alle norme nazionali. Una traversata del deserto di cui i cittadini si sono ben resi conto forse dimenticando le cause che hanno determinato questi effetti devastanti. Ora siamo fuori dal piano di rientro, anche se siamo rimasti sotto il controllo dello Sato, ci classifichiamo tra le prime dieci regioni d’Italia.
Quasi un modello virtuoso…
Sì, quasi un modello virtuoso, rispetto alle notizie tragiche che arrivano dalla civilissima Lombardia. Ultimato questo percorso si va a regime con le nuove piante organiche. Si deve recuperare, inoltre, quella parte bloccata con il decreto Balduzzi e continuare con la nuova pianta. Mi pare che stiamo facendo un percorso chiaro e netto anche se in questo bisogna fare dei passaggi obbligatori per legge, come la stabilizzazioni di chi ha lavorato per più di trentasei mesi. Non credo che i sindacati possano lamentarsi di questo.
Nella piccola geopolitica locale, a Trapani si fa l’investimento per la radioterapia come a Mazara, dove si sta facendo l’ospedale nuovo, Marsala, invece, deve difendere le posizioni come per il reparto di oculistica…
Marsala soffre di una mania di persecuzione secondo me. Anche qui bisogna fare un passo indietro. La filosofia di queste nuove piante organiche è quella di integrare il territorio. Dobbiamo uscire dalla mentalità di qualche anno fa, secondo cui si moltiplicavano i reparti e i posti letto per moltiplicare i posti di primario. E’ una cosa che non serve a nessuno. A noi servono i reparti di eccellenza. Significa costruire una rete provinciale dove non ci siano duplicati inutili. Perché se ci sono dei duplicati che non soddisfano il cittadino, questo è il primo a prendere l’aereo e andare fuori. Dobbiamo avere dei reparti che servano una fetta apprezzabile di territorio e di popolazione secondo gli standard europei. E’ meglio che ci sia una suddivisione dei reparti.
Ma questa segnalazione che ci arriva a noi su Marsala, arriva anche a lei?
Si, giornalmente, ma nessuno è stato svantaggiato. L’ospedale di Trapani è il polo di riferimento provinciale per legge, perché così è nato. Marsala è il secondo ospedale della provincia, così è e così sarà nei fatti. Si è attuata la specializzazione dei reparti ed è chiaro che cediamo qualcosa per avere altro in cambio. Non c’è nessun depotenziamento.
Lei arriva dall’approvazione del bilancio regionale. Anche qui sono lacrime e sangue?
Abbiamo fatto un buon lavoro che risana veramente i conti della Sicilia e che ci mette nelle condizioni di vantare i nostri diritti nei confronti dello Stato senza andare a Roma come si dice con il cappello in mano. Per la prima volta, non si sono fatte maratone notturne, ma abbiamo lavorato costantemente per tre settimane senza la confusione solita quando si lavora solo all’ultimo momento.
Lei diceva, la Sicilia fa i suoi compiti, nell’attesa che poi lo Stato faccia il suo dovere. Ci riferiamo ai 500 milioni di euro che ancora sono in ballo nel rapporto con lo Stato. Siamo fiduciosi, non ci sono imboscate in arrivo?
No, non credo. Abbiamo fatto i compiti e abbiamo dimostrato di saperli fare e fare bene e di effettuare riforme serie e tagli consistenti.
Crocetta in una sua recente intervista ha detto di volersi ricandidare. Sembrava fosse ad una passo dal lasciare. A Lei l’ha sorpresa questa sua fuga in avanti?
Davanti a tante autocandidature mi pare legittima quella del Governatore. Quella di Crocetta è anche una risposta a tante proposte e tatticismi che 18 mesi prima sono un po’ premature.
continua...