Uno scandalo fatto di arte, chiesa e cultura. Ma soprattutto di soldi. Tanti. Più di 30 milioni di euro.
Soldi che sono spariti, lasciando a bocca asciutta più di 200 investitori, in massima parte belgi.
Una storia di obbligazioni con alti rendimenti che parte da una Società Anonima specializzata in investimenti immobiliari residenziali: la Kepha Invest. Una società nata in Belgio, ma con la testa a Roma e le braccia in Toscana e in Sicilia.
Si, perché la Kepha Invest ha una sorella senza scopo di lucro, la Kepha Onlus, fondazione filantropica che in Italia ha appunto tre sedi: a Roma, in Toscana ed in Sicilia.
Quella toscana è a Piombino (nel livornese), nella villa di Elisa Bonaparte, la sorella di Napoleone. La sede siciliana è invece a Castelvetrano (nel trapanese), presso il Centro Archeologico Museale di Triscina di Selinunte.
Da tempo, entrambi i siti sono in forte decadenza. La villa di Piombino era destinata a diventare una delle maggiori protagoniste della città. Al suo interno era prevista perfino l’accademia lirica di Katia Ricciarelli. Ma bisognava intervenire strutturalmente sugli spazi: troppo costoso. Oggi è in vendita, dato che anche risarcire gli investitori belgi è troppo costoso.
Il CAM di Castelvetrano invece sarebbe dovuto essere un’eccellenza nel campo dell’archeologia: laboratori di restauro, museo, ambienti per la didattica. Non c’è più nulla, i cancelli sono chiusi da tempo. Non è servito nemmeno l’acquisto di quei quattro ettari di terreno (il Timpone Nero), dove cercare reperti interessanti. Zone scavate abbondantemente dai tombaroli nel corso degli anni, con tecniche certamente meno all’avanguardia, ma evidentemente efficaci. Oggi, pare sia in vendita anche quello. E’ un baglio ristrutturato, partito con 1.600.000 euro di fondi europei per le opere edilizie e di impianto, oltre a 900.000 euro per le attrezzature e l’arredamento.
Soldi pubblici per un ritorno turistico culturale che aveva visto anche la collaborazione della Soprintendenza di Trapani e che oggi è completamente azzerato.
Kepha ha due facce: la Onlus, senza scopo di lucro e la Invest, nata per fare soldi. Con dentro le stesse persone. E lo stesso padre. Un padre anche nel senso religioso del termine: Don Patrizio Benvenuti.
Il monsignore, molto vicino al cardinale Giuseppe Siri (l’arcivescovo di Genova che per pochi voti non diventò Papa, quando venne eletto Wojtyla), aveva prestato servizio per la Santa Sede nel Tribunale Regionale del Lazio e nel tribunale nascente dell’Ordinariato Militare per l’Italia.
E’ nel 1989, dopo la morte del cardinale Siri, che Benvenuti decide di dare vita alla Fondazione Kepha, per occuparsi di formazione dei giovani, restauro di beni culturali, salvaguardia del patrimonio storico artistico e beni ambientali. In seguito conosce Christian Ventisette, un uomo d’affari corso col quale entra in rapporti di fiducia grazie alla gradita capacità di intercettare donazioni per la fondazione. Un grande talento, che Ventisette eserciterà poi nel far crescere la Kepha Invest intercettando investitori belgi. Insieme coinvolgono nell’avventura anche un ambasciatore al di sopra di ogni sospetto: il barone Christophe de Fierlant, che si sente onorato, perché per lui la fondazione ha il patrocinio del Vaticano.
E non solo per lui, visto che già il 2 giugno del 2000 il “reverendissimo monsignore Patrizio Benvenuti” aveva ricevuto dal Vaticano il patrocinio della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa per il suo progetto relativo al Centro Internazionale di Formazione “Kepha”.
“Una primizia da imitare”, secondo città del Vaticano, che aveva aperto la strada a quella che il 26 aprile del 2009 diventerà ufficialmente la sede di Piombino della Fondazione, all’interno della quale nasce l’Accademia Vittoria. Insomma,. Attività formative di alto livello. All’inaugurazione c’è anche il Vescovo di Massa Marittima e Piombino, monsignor Giovanni Santucci, che aveva sottolineato l’importanza della fondazione per la vita culturale della città.
Probabilmente la “benedizione” del Vaticano, si è rilevata molto più importante per convincere gli investitori a fidarsi delle obbligazioni Kepha.
Obbligazioni che proponevano rendimenti tra il 6,5 % e il 7,5 % lordo. Cosa che in Belgio aveva destato più di un sospetto. Test-achats.be, un team di esperti in consulenza finanziaria, aveva messo sul chi va là gli investitori già nell’ottobre del 2011 (“Un rendement trop élevé par rapport à la moyenne du marché doit déjà faire résonner la sonnette d’alarme”), sottolineando anche la quasi totale assenza di informazioni su Kepha Invest presenti su internet (“Hormis quelques sites avec le seul logo, une visite sur internet ne nous apporte pas vraiment des montagnes d’informations sur Kepha Invest”).
Più di 200 investitori, con un tasso d’interesse che di fatto era più del doppio rispetto a quello che si sarebbe potuto ottenere in banca, hanno detto si. Soprattutto perché i campanelli d’allarme suonavano in sordina, visto il nome del Vaticano percepito come un’insuperabile garanzia.
E per anni tutto procede bene.
Ma alla metà del 2014 il barone de Fierlant ed il suo avvocato convocano gli investitori, comunicando che Kepha non potrà far fronte agli impegni. Niente interessi, dunque. E quel che è peggio, niente capitale investito.
Dove siano finiti i soldi, più di 30 milioni di euro se si considerano anche le spese e i fornitori non pagati, è un mistero.
Le casse sono vuote, anche se tracce del bottino pare si trovino in Svizzera, presso una società- schermo.
Alla fine il Barone de Fierlant denuncia sia Don Patrizio Benvenuti che Christian Ventisette. Se ne occupa la magistratura belga, che nomina un amministratore provvisorio: Nicole Ushinsky. Il quale, basandosi sulla propria relazione di revisione, presenta anche lui la sua denuncia contro Ventisette, considerato il “principale organizzatore della presunta truffa in cui sono coinvolti Pandolfo Pandolfi (presidente della società), Don Patrizio Benvenuti (ex direttore della Kepha) e il barone Christophe Fierlant Dormer, ex amministratore delegato belga.
Una volta toccato il fondo, ci si aspetterebbe di risalire, ma la fondazione vuole cominciare a scavare. Letteralmente.
Ecco perché, nell’agosto del 2015, Don Patrizio Benvenuti avvia il progetto “Be part of the history” per riprendere appunto le ricerche archeologiche presso il CAM di Castelvetrano. Ma è difficile scavare senza soldi. Allora per contribuire al progetto lancia una raccolta fondi, per arrivare ad 1 milione di euro. La raccolta si chiude nell’ottobre successivo, con una cifra che è tutta un programma: 22 euro!
30 milioni di euro spariscono nel nulla, più di 200 investitori vedono andare i loro risparmi in fumo, una presunta truffa della quale si sta occupando la magistratura belga, con indagini che riguadano anche l’Italia e che vede coinvolte persone molto in vista. Una notizia che scoppia in Belgio già nell’ottobre del 2014, con vari articoli di stampa e perfino con un approfondimento televisivo sulla tv nazionale. Ma dell’“Escroquerie Kepha” in Italia non si parla. Per il bel paese lo scandalo Kepha non esiste.
Intanto, per recuperare fondi per il risarcimento, la fondazione cerca di vendere quello che può: da uno spartito originale di Tchaikovsky al carteggio del duca di Wellington, fino alla stessa villa della principessa Elisa Bonaparte, in vendita dal 2015 attraverso la Lionard Exclusive Real Estate, un’agenzia fiorentina che tratta solo immobili di alto livello.
Ma recuperare tutti quei milioni non è facile.
Ecco perché, dopo la metà di gennaio di quest’anno, il giornalista Gilbert Dupont (Dhnet.be) dà notizia che l’avvocato belga Jacquelin Oultremont, a difesa di un buon numero di vittime della presunta truffa, ha presentato denuncia e proposto un ricorso dinanzi al Tribunale Ecclesiastico di Roma.
Il cardinale Agostino Vallini ed i suoi collaboratori starebbero esaminando le carte. Mentre in via delle Quattro Fontane 33 a Roma, sede storica dell’immobiliare Kepha, c’è l’International Charity Real Estate, una società che si occupa di costruzioni di edifici.
E’ una rovinosa caduta per una fondazione, i cui interessi culturali non erano limitati solo all’Italia: un corso di regia cinematografica a Guadalajara, in Messico (2008/2009) , un corso per Restauratore architettonico-decorativo, finanziato dal Fondo Sociale Europeo a Paranà, in Brasile (2002/2003), oppure un corso per la valorizzazione degli insaccati suini secondo la tradizione italiana a Bento Gonçalves, sempre in Brasile (2007), per citarne alcuni.
Nessuna esperienza però nel campo degli investimenti, dove le luci del Vaticano e di sponsor in vista come soprintendenti, sindaci, vescovi e personaggi autorevoli del mondo della cultura (Katia Ricciarelli, Valerio Massimo Manfredi ed altri) non sono servite ad illuminare il viaggio verso il buio che hanno fatto i milioni di euro degli investitori belgi.
Egidio Morici