Ci sono sviluppi nelle indagini sulla gestione dei centri d'accoglienza in provincia di Trapani. Sviluppi tangibili attraverso la chiusura delle strutture. L'inchiesta viene condotta dalla Procura di Trapani, con il coordinamento del procuratore capo Marcello Viola e dei sostituti Paolo Di Sciuva, Sara Morri ed Andrea Tarondo. Il lavoro è articolato e si è avvalso di un contributo interforze (Squadra Mobile, Corpo Forestale, Guardia di Finanza e Carabinieri).
E' l'indagine nata dai dati raccolti su don Sergio Librizzi, recentemente condannato per abusi sessuali, nell'ambito della Commissione per il riconoscimento dello status di richiedente asilo.
Lì emerse che il prelato gestiva in maniera occulta la cooperativa Badiagrande (attuale gestore del Cie di Milo, un Cas e progetti Sprar) riuscendo perfino a conoscere in anticipo l'arrivo delle «visite ispettive». Il focus è ampio e si allarga per l'intera provincia. Sul punto vige il massimo riserbo, ma è in questo fascicolo che sono confluite le informazioni raccolte su Salemi. Lì poco prima dell'estate era stato chiuso un centro in seguito ad un interdittiva antimafia e lì spicca il nome di Antonina Grillo, all'epoca assessore nella giunta salemitana.
Il suo nome saltò fuori dell'operazione Salus Iniqua che nel 2011 capovolse il paesino trapanese, colpendo Pino Giammarinaro e parte dell'amministrazione guidata da Vittorio Sgarbi, portando il comune al commissariamento. Di lei parlò il critico Toscani: «Gli ho detto, Grillo in fondo anche tu sei una pedina di Giammarinaro, non ti rendi conto, siete tutti così coinvolti in questo sistema, che a che chi pensa di non essere un suo servo, lo è». La Grillo dal marzo 2014 è presidente dell'associazione Terraferma, gestore di un centro da 40 posti assegnato senza gara dal prefetto di Trapani Lepoldo Falco che a Salemi aveva ricoperto la carica di Commissario straordinario in seguito allo scioglimento del comune.
In questo contesto i Carabinieri stanno valutando le dichiarazioni rese da Lorenzo La Rocca, presidente della cooperativa Letizia che a Castellammare del Golfo gestiva due centri: uno in contrada Balata di Baida ed un altro all'interno dell'Ipab Vittorio Emanuele. La coop nel 2005 finì al centro di un inchiesta per «turbativa d'asta» su Onorfrio Fratello (detto Norino) ex deputato regionale Udc all'epoca consigliere comunale ad Alcamo. La Letizia – assegnataria di affidamenti dalle amministrazioni locali - secondo gli investigatori era «nelle disponibilità di Onofrio Fratello». Il politico nel 2005 fu coinvolto nell'operazione Peronospera e dopo le confessioni del collaboratore di giustizia Mariano Concetto, patteggiò una condanna a diciotto mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Fratello ammise «il costante contatto con i vertici della cosca mafiosa di Marsala, nella persona del reggente Natale Bonafede, nonché con altri esponenti di spicco di Cosa nostra». All'epoca le amministrazioni locali rescissero i contratti con la Letizia e con la cooperativa Dimensione Uomo 2000, anch'essa convenzionata per la gestione di due centri per migranti. La vicenda in pochi anni venne silenziata e quando nel 2011 alcuni politici risollevarono i dubbi mafiosi sulla cooperativa, Lorenzo La Rocca intervenne con una lettera ai giornali per smentire qualsiasi legame criminale della coop.
Lo scorso anno il Movimento 5 Stelle riaprì la vicenda, denunciando la presenza di Fratello nei due centri gestiti dalla Letizia e i rapporti con l'allora commissario dell'Ipab, Francesca De Luca. Adesso l'uomo, in seguito agli esiti di una perquisizione sottoposta ad Onofrio Fratello, ha scelto di collaborare con le forze dell'ordine. I Carabinieri, negli uffici del politico di via Padre Pino Puglisi ad Alcamo, hanno trovato una corposa documentazione della cooperativa Letizia, che ha sede a Marsala nel corso Gramsci. Chiamato a rispondere dagli ufficiali, il 14 settembre La Rocca ha deciso di rispondere, addebitando ad Onofrio Fratello la gestione finanziaria della cooperativa.
L'uomo avrebbe riferito di essere stato un mero prestanome per oltre dieci anni. Ma non solo. Da quel giorno La Rocca ha reso numerosi interrogatori, navigando nelle maglie della Letizia per oltre 40 ore, tra prelievi forzosi e forniture che tirano in ballo Fratello. Il capitolo più ghiotto sarebbe quello delle assunzioni. Sul punto vige il massimo riserbo, ma tra gli 80 soci-lavoratori in molti hanno strette parentele con persone condannate per mafia e rappresentanti politici locali.
Marco Bova