L'ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, ha rinunciato al ricorso in Cassazione contro la perquisizione domiciliare subita. La suprema corte lo ha anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di 500 euro alla Cassa delle Ammende.
L'ex vescovo di Trapani è indagato per appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici derivati dall'8 per mille versati dai fedeli, nonché per calunnia aggravata e continuata. Per lui le cose peggiorano, adesso. Miccichè assieme alla sorella Domenica e al cognato Teodoro Canepa aveva presentato ricorso contro la perquisizione disposta dalla procura di Trapani ed eseguita dalla polizia giudiziaria della forestale e della finanza a febbraio. Vennero sequestrati beni per centinaia di migliaia d'euro, comprese opere sacre. Prima di rivolgersi in cassazione Miccichè aveva fatto ricorso al tribunale del Riesame, che aveva confermato il sequestro.