Il Comune di Marsala vanta crediti per circa un milione e 400 mila euro nei confronti del gruppo di società riferibili a Michele Licata.
Un credito che si è accumulato negli ultimi anni dalle società del più importante imprenditore nel settore turistico ricettivo che ad aprile sono finite sotto sequestro ed ora sono sotto amministrazione controllata. Licata e i suoi familiari sono indagati a vario titolo per truffa, evasione, riciclaggio, autoriciclaggio.
Il dato sulle tasse comunali che le aziende del gruppo Licata deve al Comune di Marsala lo conferma l’assessore al Bilancio Agostino Licari. “Nei mesi scorsi abbiamo fatto un sollecito di pagamento all’amministratore giudiziario delle società sequestrate per avere pagati gli arretrati delle tasse comunali”. Il comune di Marsala in totale vanta crediti per 50 milioni di euro maturati nel corso degli anni. Di questi una parte, 1,4 milioni di euro, sono quelli che deve il gruppo Licata. Nei giorni scorsi era arrivata anche la stima del Comune di Petrosino, con il sindaco Gaspare Giacalone che ha dichiarato che il comune da lui amministrato vanta crediti per circa 2 milioni di euro. Nel comune di Petrosino ricade solo una delle strutture turistiche del gruppo Licata, il Baglio Basile. Sulla questione è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle di Marsala presentando una interrogazione al sindaco per sapere l’ammontare del credito.
Nei giorni scorsi, poi, l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 4 milioni di euro di imposte evase dal Michele Licata nel corso degli anni.
Le imposte recuperate dall’Erario sono quelle evase dalle società del “gruppo Licata” negli anni 2010, 2011 e 2012, nonché parte di quelle del periodo 2006/2009 e 2013. Da recuperare ancora circa tre milioni di euro. Una somma, quest’ultima, che non è stato possibile incassare perché, tra fine marzo e aprile, Michele Licata e le figlie Valentina e Clara Maria hanno versato parte dei capitali sui conti correnti dei familiari. E per questo è scattata la seconda inchiesta che due settimane fa ha portato ad un ulteriore sequestro di denaro contante per 50 mila euro e di assegni per circa un milione e 200 mila euro. Adesso, è indagato l’intero nucleo familiare di Michele Licata. Procura e Fiamme Gialle hanno, inoltre, scoperto che le società Delfino, Delfino Ricevimenti, Roof Garden e Rubi, dal 2005 al 2013, hanno contabilizzato pagamenti, per l’accusa “fittizi”, a fornitori “compiacenti” per circa 13 milioni di euro. Una somma rilevante che Michele Licata, sempre secondo l’accusa, ha sottratto alle casse delle società, in quanto i fornitori, successivamente, gli restituivano la quasi totalità del denaro ricevuto. E’ inoltre emerso che poco prima del maxi-sequestro di aprile, forse avendo sentore dell’indagine, Michele Licata e le figlie Valentina e Clara Maria, con diverse operazioni bancarie, versarono circa cinque milioni di euro sui conti dei familiari allora ancora non indagati. E cioè Vita Maria Abrignani, Silvia Licata e Maria Pia Li Mandri, nell’ordine moglie, figlia e madre di Michele Licata, adesso indagate per ricettazione, come pure il 31enne Roberto Cordaro, marito di Valentina Licata.
Roberto Cordaro è figlio di Pino Cordaro, consigliere comunale del Pd di Marsala. Cordaro è componente della commissione bilancio in consiglio comunale, e in questi giorni di tagli per far quadrare i conti quel milione e 400 mila euro che deve il consuocero di Cordaro avrebbero risolto molti problemi all’amministrazione Di Girolamo. Ma di questo, nella riunione del Pd incentrata sul Bilancio, non se n’è parlato....