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01/11/2015 06:30:00

Don Sergio Librizzi, dopo la condanna mani al portafoglio dell'ex direttore della Caritas

 Nove anni di reclusione. E' questa la condanna che nel pomeriggio di venerdì ha avvolto don Sergio Librizzi, ex direttore della Caritas di Trapani, sotto processo per i reati di concussione e violenza sessuale ripetuta. L'esito processuale, emesso dal gup Antonio Cavasino, giunge al termine di un processo lampo svolto con il rito abbreviato. Al sesto piano del Palazzo di giustizia il prelato si è visto poco e niente ed anche durante l'emissione del giudizio ha preferito non presenziare. E' stato il suo legale (Donatella Buscaino) a comunicargli la condanna.
L'intero impianto accusatorio si è basato sulle indagini condotte dalla sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale che nel giugno del 2014 hanno condotto Librizzi in galera. Tutti hanno ben presente in mente l'immagine del prelato ammanettato dinanzi la parrocchia di San Pietro. In quei giorni Trapani fu in subbuglio. Tutti conoscevano don Sergio e in molti rimanevano stupiti nel leggere i capi di accusa: concussione e violenza sessuale. I reati si incastonavano a 360 gradi nell'attività di Librizzi, membro della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato politico e gestore «occulto» della cooperativa diocesana Badiagrande, ente gestore di diversi centri di accoglienza per migranti tra cui il Cara di Salinagrande ed in ultimo il Cie di Milo. In questo contesto il prete, promettendo agevolazioni nell'iter giuridico intrapreso, otteneva dai migranti favori sessuali. Sono otto le persone che (stando alla sentenza emessa ieri) hanno subito violenze sessuali da don Sergio Librizzi.
Episodi avvenuti con la piena consapevolezza. E' questo ciò che dice la sentenza emessa ieri basata essenzialmente sulla condizione psichiatrica del prelato. In apertura di procedimento, infatti, una perizia disposta dal suo legale lo aveva definito affetto da un disturbo bipolare individuato nella «sindrome di Don Giovanni», una malattia psichiatrica che comporta l'ossessione di sedurre. Un esito ribaltato da una seconda perizia, disposta dal gup del tribunale di Trapani Antonio Cavasino, secondo la quale era «scientificamente insostenibile» che Librizzi abbia finto, «sapendo gestire i propri comportamenti», salvo «perdere il controllo solo in occasione degli incontri sessuali con gli extracomunitari». Un «vizietto» avvalorato da alcuni verbali deposistati dalla Procura. Lì venivano raccolte le testimonianze di alcuni seminaristi che descrivevano episodi di pedofilia avvenuti tra il 1997 ed il 1998.
Per lui i magistrati avevano chiesto una condanna a 10 anni di reclusione mentre il suo legale aveva chiesto l'assoluzione affermando «che in molti casi sono stati i migranti stessi a proporsi per ottenere vantaggi dalla posizione di Librizzi». Alla fine Cavasino lo ha condannato a 9 anni. Ma non solo. Infatti Librizzi dovrà risarcire le parti civili (Comune di Trapani, Asgi, Obbiettivo Legalità, Codici Onlus, Codici Sicilia e tutte le vittime degli abusi sessuali) con cifre che vanno dai duemila ai 30mila euro. In nome del popolo trapanese.



Native | 2024-12-20 09:00:00
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