L’Agenzia delle Entrate è riuscita a recuperare tasse evase per quattro milioni di euro da Michele Licata. E' avvenuto grazie all’indagine avviata dalla Procura di Marsala, coordinata da procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito, e dalla Guardia di finanza sull’impero economico del principale imprenditore locale del settore ristorazione-alberghiero. E’ la somma più consistente che lo Stato è riuscito a recuperare in Sicilia a seguito di un’indagine giudiziaria. E tra le più rilevanti in Italia. La somma, su autorizzazione della Procura, è stata versata dall’amministratore giudiziario Antonio Fresina, nominato per gestire le attività economiche (ristoranti e alberghi) sequestrati in aprile dalle Fiamme Gialle. Un patrimonio valutato circa 100 milioni di euro. Le imposte recuperate dall’Erario sono quelle evase dalle società del “gruppo Licata” negli anni 2010, 2011 e 2012, nonché parte di quelle del periodo 2006/2009 e 2013. Da recuperare ancora circa tre milioni di euro. Una somma, quest’ultima, che non è stato possibile incassare perché, tra fine marzo e aprile, Michele Licata e le figlie Valentina e Clara Maria hanno versato parte dei capitali sui conti correnti dei familiari. E per questo è scattata la seconda inchiesta che la scorsa settimana ha portato ad un ulteriore sequestro di denaro contante per 50 mila euro e di assegni per circa un milione e 200 mila euro. Adesso, è indagato l’intero nucleo familiare di Michele Licata. Procura e Fiamme Gialle hanno, inoltre, scoperto che le società Delfino, Delfino Ricevimenti, Roof Garden e Rubi, dal 2005 al 2013, hanno contabilizzato pagamenti, per l’accusa “fittizi”, a fornitori “compiacenti” per circa 13 milioni di euro. Una somma rilevante che Michele Licata, sempre secondo l’accusa, ha sottratto alle casse delle società, in quanto i fornitori, successivamente, gli restituivano la quasi totalità del denaro ricevuto. E’ inoltre emerso che poco prima del maxi-sequestro di aprile, forse avendo sentore dell’indagine, Michele Licata e le figlie Valentina e Clara Maria, con diverse operazioni bancarie, versarono circa cinque milioni di euro sui conti dei familiari allora ancora non indagati. E cioè Vita Maria Abrignani, Silvia Licata e Maria Pia Li Mandri, nell’ordine moglie, figlia e madre di Michele Licata, adesso indagate per ricettazione, come pure il 31enne Roberto Cordaro, marito di Valentina Licata.