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14/08/2015 10:35:00

Marsala, uomo di 65 anni muore al Pronto Soccorso dopo dieci ore di attesa

12,45 -  In riferimento al decesso di Nicolò Giacalone avvenuto all'ospedale Paolo Borsellino di Marsala, intorno alle 19,30 del 10 agosto 2015, la cui famiglia ha presentato denuncia all'autorità giudiziaria la direzione sanitaria del nosocomio, sentito il primario del reparto di pronto soccorso, nel confermare che il paziente è stato trattato da tutto il personale sanitario e parasanitario in maniera seria, rigorosa e professionale sino al decesso, precisa quanto segue:

"Alle ore 9 e 27 N.G. è stato "triagiato" al pronto soccorso del nosocomio, dove in quel momento erano di turno 4 medici, come codice verde, risultante affetto da febbre, da circa tre giorni in terapia con antibiotici prescritta dal medico di famiglia, senza risultato. Il paziente era un iperteso diabetico ed era stato affetto da ictus, uno avuto 20 anni prima e uno nel dicembre 2014 che lo aveva costretto a letto, oltre che da una vasculopatia diabetica che aveva portato nel maggio 2015 all'amputazione dell'arto inferiore destro.

Il paziente, quindi, da tre giorni aveva una febbricola, divenuta febbre franca, per la quale la mattina del 10 era stato chiamato il 118 che gli aveva assegnato un codice verde e trasportato in ospedale. I parametri vitali erano stabili, la temperatura di 38.6 e la saturazione di O2 del 96 % al triage. Alle ore 10,10 il primario del pronto soccorso si recava in sala barellati pre-visita per rilevare le condizioni del paziente, che era sotto ossigeno. Alle 10 e 35, dopo aver visitato il paziente si riscontravano i parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca e saturazione O2) stabili e non patologici ,mentre presentava all'auscultazione un polmone forse patologico. Il primario prescriveva una Rx torace in due proiezioni ed eseguiti l'ECG e gli esami veniva avviato in radiologia mentre si allertava il pneumologo per la consulenza in caso il torace fosse stato patologico. Tornato il paziente dalla radiologia, in attesa del referto, gli venivano prescritti fluidi per reidratarlo e antipiretici e veniva sistemato dignitosamente su una lettiga nei pressi di una fonte di ossigeno, erogando O2 al 50 % con maschera di Venturi. Lo pneumologo, sceso in reparto, intorno alle 12, comunicava al primario che dagli esami Rx risultava qualcosa di patologico, e lo informava che era stata richiesta una Tac Torace, mentre il multi parametrico che era stato inserito al paziente per monitorizzarlo dava parametri stabili ed una saturazione di ossigeno di 94%.

La tac effettuata intorno alle 13,30 riscontrava una grave patologia bronchiolitica diffusa a tutto il polmone e una polmonite basale dx e quindi il paziente veniva avviato al ricovero in Pneumologia, stazionando in pronto soccorso sino alle 17 (dato che il posto si liberava solo a quell'ora), con la terapia antipiretica, i fluidi, la terapia prescritta dallo pneumologo e con parametri segnati dal multi parametrico come stabili. Era stata effettuata dallo pneumologo anche una emogasanalisi al mattino, che dimostrava una ipossia, migliorata poi in terapia con l'ossigeno.
Verso le 17 e 30, liberato il posto letto, il paziente veniva accolto in Pneumatologia. Intorno alle 19 entrava in shock; veniva chiamato la anestesista e veniva intubato, ma decedeva intorno alle 19 e 30.

A margine di questi avvenimenti va rilevato che la figlia del paziente aveva aggredito prima verbalmente e con ingiurie diversi sanitari, e fisicamente la anestesista che ha presentato denuncia per aggressione e maltrattamenti, mentre altri sanitari preannunciano querela per diffamazione e diffamazione a mezzo stampa.
Ben nove tra medici e personale del comparto hanno assistito il paziente durante il ricovero, con professionalità, rimanendo sereni nonostante i comportamenti dei familiari.Oggi in ogni caso, sarà eseguita l'autopsia sul paziente.

10,00 - Un uomo di 65 anni è morto al Pronto Soccorso di Marsala dopo dieci ore di attesa. Omicidio colposo è il reato ipotizzato dalla Procura di Marsala per nove tra medici e paramedici dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala. L’inchiesta, coordinata dal pm Giulia Mucaria, è scattata a seguito della denuncia (contro ignoti) presentata alla polizia dalla 26enne marsalese Sabrina Giacalone, che lunedì mattina, in ambulanza, aveva accompagnato il padre, Nicolò Giacalone, 65 anni, al Pronto soccorso, dove l’ha visto morire circa dieci ore dopo. Un arco di tempo fatto di lunghe attese e accertamenti diagnostici. Eppure, quando l’uomo è arrivato nell’area d’emergenza gli era stato assegnato il “codice verde” (casi non gravi). Aveva febbre e pressione molto bassa. Dopo alcune ore, le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate. Forse, è stato colpito da un ictus non diagnosticato in tempo. Sarà, comunque, l’autopsia disposta dalla magistratura ad accertare le cause del decesso. Nell’avviso di “accertamenti tecnici non ripetibili” disposto dalla Procura figurano, intanto, i nomi degli indagati (medici e infermieri). Sono Antonino Valentino Bianco, di 58 anni, Carmela Parisi, di 42, Salvatore Vasta, di 61, Angelo Tumbarello, di 60, Rosaria Evelin Valenti, di 36, Maria Assunta Casano, di 51, Andrea Spataro, di 34, Angela Alagna, di 50, e Elena Armida, di 39. La figlia dello sfortunato 65enne marsalese, oltre all’iniziale ritardo nei soccorsi, nella querela ha anche denunciato che al termine dell’esame Tac, effettuato dopo le 14, mentre attendeva nel corridoio udiva “risatine” provenire dall’interno. Spentasi, poi, la luce che segnala l’esame in corso e non vedendo uscire nessuno, dopo un pò, decide di entrare nella sala in cui era stato effettuato l’esame diagnostico. E qui, scrive nella querela, “lo spettacolo era a dir poco disgustoso, infatti, si notava che tutti ridevano allegramente mentre un uomo, non si sa se medico o infermiere, teneva in grembo una sua collega mentre era seduto su una sedia e la abbracciava e toccava affettuosamente dicendo che tra colleghi ciò è normale. Gli altri ridevano fragorosamente”. Sconvolta, la figlia di Nicolò Giacalone si è messa a gridare, telefonando poi alla polizia e intimando ai sanitari di tirare il padre fuori dall’apparecchiatura Tac. Riportato al Pronto soccorso, l’uomo, nonostante i tentativi di rianimazione, spirava poco dopo le 19. Al Pronto soccorso, intanto, arrivava la polizia, a cui Sabrina Giacalone raccontava quanto era accaduto. Poi, la giovane, per avere assistenza legale, si è rivolta all’avvocato Vincenzo Forti.

Questi alcuni dei passi più significativi della denuncia/querela. “In data 10-8-15 verso le ore 9 del mattino si chiamava il 118 per portare d’urgenza il padre della scrivente al pronto soccorso. Veniva assegnato codice verde dalla persona che stava dentro il gabbiotto di vetro. Solo verso le ore 11, dopo le urla e le minacce di far intervenire la forza pubblica, interveniva un medico ad accertarsi delle condizioni e disponeva l’ingresso immediato nella sala visite. Il medico auscultava il paziente e dopo aver messo una flebo disponeva accertamenti radiologici che venivano effettuati verso le ore 13. All’esito dei raggi x veniva esclusa la polmonite e affermavano potesse trattarsi di infezione alle vie urinarie. Verso le ore 14:10 interveniva la pneumologa la quale disponeva esame TAC. Si attendeva nel corridoio ove è posta la luce che lampeggiando indica che l’esame TAC è in corso. Ad un certo punto si vedeva che la luce smetteva di lampeggiare ma nessuno usciva dalla stanza né veniva portato fuori il padre della sottoscritta. Si attendeva per circa 20 minuti ma non si notava nulla se non delle risatine che provenivano dalla stanza nella quale sono posti i monitor o gli strumenti attraverso i quali si effettua la TAC. La porta era aperta e si decideva di entrare e vedere cosa stesse succedendo. Lo spettacolo era a dir poco disgustoso, infatti, si notava che tutti ridevano allegramente mentre un uomo, non si sa se medico o infermiere, teneva in grembo una sua collega mentre era seduto su una sedia e la abbracciava e toccava affettuosamente dicendo che tra colleghi ciò è normale. Gli altri ridevano fragorosamente. Le condizioni del proprio padre peggioravano visibilmente. A quel punto lo riportavano al pronto soccorso sino alle 18:30 circa, orario in cui veniva finalmente portato al reparto pneumologia. La dottoressa Canino, pneumologa, informava la scrivente verso le ore 18:15 di avere dato la disponibilità del letto in reparto da oltre un’ora ma che nessuno le rispondeva dal pronto soccorso. Le condizioni cliniche del Giacalone Nicolò peggioravano visibilmente al punto che la scrivente, comprendendo che la morte era molto vicina, tentava disperatamente di ottenere l’aiuto di qualche medico o infermiere ma l’unica infermiera presente diceva di non potere fare nulla, neanche cambiare la flebo, in assenza di una specifica disposizione in tal senso da parte del medico pneumologo che giungeva soltanto verso le ore 19, quando il paziente era privo di coscienza o già deceduto e disponeva l’intervento del medico rianimatore che giungeva dopo circa 10 minuti, il quale, entrava nella stanza, ove si trovava il Giacalone, e chiudeva la porta. Dopo circa 5 minuti la rianimatrice usciva dalla stanza comunicando il decesso”.



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