Citato due volte, ma ancora assente in aula, il giudice monocratico Matteo Giacalone ha disposto l’accompagnamento coatto per padre Enzo Amato, ex missionario in Ecuador e attualmente parroco a Paolini, chiamato a testimoniare nel processo che vede don Vito Caradonna (prete sospeso a divinis dopo la condanna per tentata violenza sessuale su un uomo) per circonvenzione di incapace. Accusa sulla base della quale, tre anni fa, il gip aveva disposto per don Vito il divieto di dimora nel Comune di Marsala. Dall’indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura è emerso che don Vito Caradonna, nel 2010, quando era parroco a San Leonardo, riuscì a farsi consegnare quasi 70 mila euro da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina, noto nella zona per i suoi problemi di natura psichica. Problemi di salute per i quali, nel 1991, dopo 9 anni di servizio, fu congedato. Ma gli fu riconosciuta la “causa di servizio”. E per questo percepisce una pensione di circa 1200 euro al mese. Solo a fine ottobre 2011, grazie all’intervento di un legale, M.D.G. è riuscito a rientrare in possesso del denaro prestato al prete. In pratica, tutti i suoi risparmi. Per don Vito la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Il denaro, secondo l’accusa, era stato spillato più soluzioni “abusando – secondo l’accusa – dello stato di infermità o deficienza psichica” del parrocchiano.