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02/06/2015 06:35:00

Mafia, processo d'appello a D'Alì. Le nuove carte in mano all'accusa: 4000 pagine di...

 Il 30 settembre si conferma una data simbolica per i destini processuali del senatore Tonino D'Alì. In quella data nel 2013 fu emessa la sentenza di primo grado nel procedimento a carico del parlamentare, quest'anno nella medesima data invece avrà formalmente inizio il dibattimento dinanzi la Corte d'Appello di Palermo. L'accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado il procedimento si è svolto con il rito abbreviato ed il senatore – da poco rientrato in Forza Italia – è stato prescritto per i reati contestati fino al 1994 ed assolto per il periodo successivo a quella data. Quelle del 30 settembre sono analogie cronologiche che potrebbero fare il paio con le argomentazioni trattate in aula. Infatti, poco prima della sentenza di primo grado del 2013 i pm Andrea Tarondo e Paolo Guido avevano chiesto di riascoltare in aula don Ninni Treppiedi e Vincenzo Basiricò. Entrambi avevano riempito parecchi verbali di testimonianza, ma in virtù di nuove informazioni acquisite i magistrati chiedevano di poterli riascoltare. In quell'occasione il Gup rispose picche, ma il prossimo 30 settembre i giudici saranno nuovamente chiamati ad esprimersi su questa richiesta. Stavolta a formularla è stato il sostituto procuratore generale Nico Gozzo, che ha arricchito la lista dei testi con i nomi dei collaboratore di giustizia Giovanni Ingrasciotta e Antonino Birrittella.
Anche questo fa parte della notevole mole di documentazione depositata (tra il 22 ed il 25 maggio) dal pg oltre i limiti di tempo consentiti (cinque giorni prima dell'udienza del 27 maggio), per adesso sono al vaglio del collegio difensivo di D'Alì. Si tratta di quasi 4000 pagine. Faldoni articolati che, se accettati dal collegio giudicante, potrebbero animare il dibattimento in aula. Tra questi spicca un informativa prodotta dalla Squadra Mobile di Trapani su una presunta «turbativa d'asta» maturata nell'ambito degli appalti per la sicurezza e la video sorveglianza del porto e della città. Nei carteggi di Polizia emerge il nome di Finmeccanica, di suoi dirigenti (Francesco Subioni e Carlo Gualdaroni) e di sue ramificazioni aziendali (la Elsag Datamat). Gli episodi si riferiscono al 2005. Sul punto il politico trapanese si è espresso attraverso una nota. «Non mi risulta di essere mai stato interessato da indagini relative ad un remoto episodio del 2006 in ordine a presunte mazzette su una fornitura di un servizio di videosorveglianza fra il Comune di Trapani e Finmeccanica che, per quanto di mia conoscenza, non è mai stata espletata. Né tantomeno mi risulta – ha continuato - che siano mai stati celebrati processi a carico di chicchessia, relativamente allo stesso argomento».
Nella documentazione inerente all'affaire Finmeccanica emergono i nomi di alcuni imprenditori, politici, prefetti e dirigenti del Ministero dell'Interno, ma anche alcune intercettazioni. Una di queste sarebbe particolarmente interessante anche per ricostruire le presunte «pressioni» che D'Alì avrebbe esercitato sul trasferimento di Giuseppe Linares, all'epoca a capo della Squadra Mobile locale. La conversazione depositata vede come protagonista l'allora capo di gabinetto del senatore, il prefetto Valerio Valenti, intento a discutere della posizione del «superpoliziotto». Sul punto il pg ha depositato un verbale con una testimonianza resa da Linares. Il suo presunto trasferimento «coatto» farebbe il paio con quello dell'ex prefetto Fulvio Sodano. Entrambe le vicende rientrano in alcuni verbali rilasciati da don Ninni Treppiedi (sospeso a divinis in seguito allo scandalo finanziario della Curia di Trapani) all'epoca molto vicino all'entourage di D'Alì. Depositati anche questi, assieme alla documentazione inerente alla richiesta di misura di prevenzione avanzata nei confronti dell'ex onorevole Pino Giammarinaro. Produzione documentale incisiva che ci rimanda al prossimo 30 settembre. Ancora una volta in attesa del parere del collegio giudicante.

Marco Bova



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