Il re delle strutture turistiche, quello che ha preso in mano un regno e l’ha fatto diventare un impero. Michele Licata, re degli alberghi di lusso e delle sale intrattenimenti, con un fiuto per gli affari nella sanità con le residenze per anziani. Uno degli imprenditori più discussi in città, per il suo exploit degli ultimi anni, ereditando le attività del padre, Mariano Licata, defunto nel 2012. Le vicende di cronaca giudiziaria di questi giorni sono solo le ultime che hanno riguardato quello che in molti definiscono un imprenditore “spregiudicato”.
La guardia di finanza ha sequestrato tutto il suo impero. Beni immobili, mezzi, società, conti correnti dal valore complessivo di circa 100 milioni di euro.L’accusa è evasione fiscale e truffa allo Stato. In tutto sono tredici gli indagati per truffa aggravata allo Stato, dichiarazione fraudolenta finalizzata all’evasione fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per illecito amministrativo, indagate anche due società di capitali. Il sequestro, effettuato dal Nucleo di polizia tributaria di Trapani e dalla sezione di pg della guardia di finanza della procura di Marsala, riguarda beni riconducibili anche al nucleo familiare di Michele Angelo Licata. E cioè alle figlie Clara Maria e Valentina, anche loro indagate. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Nicola Scalabrini.
“Per equivalente” sono state sequestrate quote delle società a responsabilità limitata “Delfino”, “Roof Garden”, “Delfino ricevimenti” e “Rubi” nonché de “L’arte bianca” e “Sweet Tempation”, operanti nel settore panificazione, e “Rakalia” (assistenza residenziale per anziani e disabili). Secondo gli investigatori, sarebbero state evase imposte per oltre otto milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici “illecitamente” ottenuti sono oltre 4 milioni di euro. I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2006 e il 2013. Indagati per false fatturazioni (per oltre 20 milioni di euro) verso le società del “gruppo Licata” sono diversi imprenditori e ditte.
Il re delle strutture ricettive ha fatto più volte parlare di sè riguardo quello che stava succedendo nella spiaggia e nella zona protetta di Torrazza, a Petrosino.
Torrazza è finita al centro di un caso di speculazione e abusivismo edilizio, culminato con un’inchiesta della magistratura e il sequestro di un’area di 18 ettari. E’ la vicenda del complesso turistico alberghiero che stava costruendo la Roof Garden srl di Michele Licata. Un’area enorme, di 18 ettari, rientrante nella zona umida dei Margi Nespolilla. Tutta una zona che Licata piano piano è riuscito a comprare, lotto per lotto, fino a creare un unico campo, quasi da Monopoli. E un progetto che prevedeva campi da golf, hotel, tutta una serie di vie interne, fino ad arrivare al mare, alla spiaggia di Torrazza, dove la Roof Garden aveva costruito un lido che doveva essere stagionale, ma che non lo era. Dove aveva cominciato a costruire le strutture ricettive, che sulla carta erano dei caseifici ma a guardarli non ne avevano l’aspetto. Il tutto è finito sotto sequestro. E i reati contestati sono quelli di lottizzazione abusiva, abusivismo edilizio con l’aggravante di essere avvenuto in una zona a protezione speciale quale è l’area umida dei Margi. E quella è la stessa zona dove Calcedonio Di Giovanni, imprenditore di Monreale creatore del residence Kartibubbo a Campobello di Mazara, 40 anni prima voleva creare il mega complesso turistico. A Di Giovanni qualche mese fa hanno sequestrato beni per 450 milioni di euro.
Per la Dia la scalata dell’imprenditore di Monreale, con diverse imprese nella provincia di Trapani, sarebbe stata “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”, con quelli di Mariano Agate, e legate alle attività di Vito Roberto Palazzolo, ritenuto il gran riciclatore del denaro di Cosa Nostra.
Che legame c’è tra Di Giovanni e la Roof Garden di Michele Licata, a parte la somiglianza tra Kartibubbo e il complesso abusivo di Torrazza, e i sequestri milionari? Una compravendita da circa 500 mila euro. Perchè una delle aziende riconducibile a Di Giovanni, in realtà intestata alla moglie Orsola Sciortino, era proprietaria dei terreni di Torrazza. 15 ettari ricadenti nella zona dei Margi che prima di mettere in liquidazione la società di Di Giovanni vende in blocco alla Roof Garden di Michele Licata, una delle società messe sotto sequestro in questi giorni. Un affare, dicevamo, del valore di quasi 500 mila euro che tutti conoscono a Petrosino. I bene informati parlano di una supervalutazione per quei terreni abbandonati in cui la Roof Garden voleva creare una roba simile a Kartibubbo. Non è successo, anche questa volta i cittadini hanno protestato per non vedere altre speculazione a Torrazza, e la magistratura ha messo i sigilli a tutto per abusivismo edilizio e lottizzazione abusiva.
Il lido Le Torrazze nel frattempo è stato demolito perchè, appunto, non aveva i requisiti di stagionalità ed era dunque abusivo. Storia simile per il tabacchino che sorge all’ingresso del Baglio Basile, imponente struttura ricettiva, con spa, sala ricevimenti, piscine. Sulla carta era un deposito per bici, doveva essere montato solo per l’estate, invece nel 2013 si scopre che, anche questo, non aveva materiali e impostazione stagionale. Era abusivo, in sostanza.
Poi sono arrivati i sequestri di questi giorni, che riguardano anche strutture residenziali per anziani. Un altro affare del gruppo Licata. Lo scorso anno, sempre a Petrosino, dove gli interessi dell’imprenditore si sono scontrati con l’attività dell’amministrazione comunale, una delle residenze di proprietà del gruppo Licata è stata accreditata per dare ospitalità ai profughi che arrivano in provincia. Dura circa un mese. Qualcosa non va, il Prefetto decide di revocare l’autorizzazione, avrebbe avuto qualche documento non conforme.