15,15 - Sul maxi sequestro a Michele Licata interviene il Sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, che con la sua amministrazione ha fermato uno dei progetti di speculazione edilizia più significativi del gruppo del noto imprenditore, quello che mirava alla "privatizzazione" della spiaggia di Torrazza. Queste le parole di Giacalone:
“Alla luce dell'operazione del maxi-sequestro di svariati milioni nei confronti dell'imprenditore Michele Licata esprimo, a nome mio personale, dell’amministrazione e di tutta la cittadinanza di Petrosino, piena soddisfazione per il lavoro svolto dalla Procura e dalle forze dell’ordine nell’affermazione della legalità.
In questi anni è noto a tutti l'impegno di questa amministrazione e avevamo fin da subito combattuto un sistema fatto di abusi, prepotenze e non rispetto delle regole che ha beneficiato della compiacenza di troppi. Per questo abbiamo spesso ricevuto attacchi anche feroci.
La notizia di oggi è la conferma che siamo sempre stati dalla parte giusta e continueremo, a qualunque costo, a batterci per la legalità.
Il mio pensiero è ora rivolto ai lavoratori e mi impegno a collaborare con le istituzioni e il curatore dei beni sequestrati per tutelare i posti di lavoro.
Ora chiedo a tutti di riflettere sul fatto che in questa terra il vero sviluppo si può avere solo quando c’è rispetto della legge, delle istituzioni, dell’ambiente e delle persone. Non hanno futuro gli investimenti fatti con furbizia e senza scrupoli".
15,00- Sono poste sotto sequestro ma continuano ad essere operative le attività del gruppo Licata. Baglio Basile, Delfino Beach, Delfino, Tenuta Volpara, e le altre aziende finite sotto sequestro dalla Guardia di Finanza continuano ad essere in attività e sono gestite dall'amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Marsala, Antonio Fresina. "Tutte le attività di dette strutture alberghiere si svolgeranno regolarmente e la prosecuzione aziendale è garantita sotto le mie direttive - comunica Fresina. Tutto cio’ per il mantenimento dei valori patrimoniali delle società e per garantire i livelli occupazionali". Sono 200, infatti, i lavoratori, tra giornalieri, stagionali e fissi, che rientrano nel bacino del gruppo Licata.
11,35 - Indagati per false fatturazioni (per oltre 20 milioni di euro) verso le società del "gruppo Licata" sono diversi imprenditori e ditte di Marsala e del circondario. E cioè Giuseppe Sciacca, costruttore, Maria Rosa Castiglione, commerciante all'ingrosso di prodotti alimentari, Domenico Ferro ("Security"), l'Ispe di Giacomo Bongiorno, la "Master Impianti" di Carlo Palmeri, Vito Salvatore Fiocca (edilizia e movimento terra), la "Ambienti Hotel" di Gaspare Messina, la "Centro Dorelan" di Leonarda Cammareri (commercio tessuti), la "Si.Service" (opere di ingegneria civile) e la "Pi.Ca.M." di Antonino Nizza (trasformazione ferro e acciaio). I magistrati hanno spiegato che le attività continueranno ad operare sotto la gestione di un amministratore giudiziario già nominato (il commercialista Antonio Fresina) e ciò per evitare la perdita di centinaia di posti di lavoro. "L'indagine - ha spiegato il pm Scalabrini - è nata da un'attività di verifica avviata dalla polizia tributaria di Trapani e subito è emersa una situazione preoccupante. L'attività d'indagine è stata compiuta in tempi molto celeri. Talvolta, infatti, questi reati vengono scoperti molto tempo dopo la loro commissione e per questo vanno in prescrizione". A spiegare l'indagine sono stati anche il colonnello Carlo Ragusa e il maggiore Michele Ciarla. Quest'ultimo ha detto che "negli ultimi anni il gruppo Licata ha avuto circa 25 milioni di euro di contributi pubblici e chi faceva le false fatture necessarie ad incassarli riceveva una mancia del 2 o 3 per cento sull'importo risultante sulla carta".
11,30 - Per la Procura di Marsala si tratta di un'attività illecita "volta a depauperare l'erario sia attraverso la sistematica violazione della normativa tributaria, sia per l'illecito uso di risorse pubbliche". La somma delle imposte evase ammonta a oltre 8 milioni di euro. I finanziamenti pubblici illecitamente ottenuti ammontano a 4 milioni di euro. Il tutto dal 2006 al 2013.
11,25 - Andando nel dettaglio dei beni sequestrati, l'impero di Licata, oggi nella mani dell'amministrazione giudiziaria (fino a che non verrà dunque definita in sede processuale la vicenda) è composto da Roof Garden Srl (74 terreni, 10 fabbricati), Delfino Srl (154 terreni, 37 fabbricati, 12 automezzi, 8 conti correnti), Rubi Srl (13 terreni, 5 fabbricati, 1 automezzo, 5 conti correnti), Delfino Ricevimenti (immobilizzazioni per 4 milioni di euro e due conti correnti). La liquidità è ancora in fase di accertamento.
11,20 - Licata sapeva di essere indagato. E a Marzo ha cercato di trasferire tutti i suoi beni in un'altra società, Licata Immobiliare, per cercare di sfuggire alla morsa della Procura e al congelamento di tutte le sue proprietà. Ma l'operazione non gli è riuscita. E' stato interrogato dalla Guardia di Finanza, e, messo alle strette, ha ammesso le proprie colpe e si è detto disponibile a restituire ciò che avrebbe sottratto allo Stato. Le indagini continuano, non si escludono sviluppi.
11,15 -E' stato in pratica sequestrato tutto: il Baglio Basile, Volpara, Delfino Beach Hotel e tutto il resto. Le società di Licata sono tutte adesso in amministrazione giudiziaria. Negli ultimi dieci anni Licata ha preso 25 milioni di euro di contributi pubblici, dei quali almeno 6 illecitamente, attraverso fatture gonfiate da imprenditori e fornitori sodali con l'imprenditore. L'indagine è partita da una verifica della Guardia di Finanza, e molti fornitori hanno confessato di aver gonfiato le fatture. Per le aziende messe in amministrazione giudiziaria, assicurano gli inquirenti, non ci saranno interruzioni nel lavoro, nè licenziamenti.
10,55 - A Michele Licata e alle figlie sono stati sequestrati somme di denaro e beni immobili, nella loro disponibilità, per un totale di 8.500.000 euro. Michele Licata, lo ricordiamo, è il principale imprenditore locale nel settore della ristorazione e in quello alberghiero. Nella sua galassia fanno parte il Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Volpara, Baglio Basile. E' stato al centro di diverse inchieste della redazione di TP24.IT soprattutto per il suo tentativo di costruire un albergo a Petrosino, nella zona di Torrazza, così come qualche settimana fa ne abbiamo ricostruito i legami con l'imprenditore in odor di mafia Calcedonio Di Giovanni.
10,50 - Indagate, oltre a Michele Licata, anche le figlie, Clara Maria Licata e Valentina Licata. Anche loro hanno subito sequestri. In particolare sono state sequestrate le quote di partecipazione di queste società: Delfino Ricevimenti Srl (ristorazione, legamente rappresentata da Clara Maria Licata), Delfino Srl (ristorazione, Valentina Licata), Roof Garden Srl (ristorazione, Clara Maria Licata), Rubi Srl (alberghi e motel con ristorante, rappresentata da Michele Licata), L'arte bianca Srl (produzione di prodotti di panetteria freschi, legalmente rappresentata da Clara Maria Licata), Rakalia Srl (residenza per anziani e disabili, legalemnte rappresentata da Clara Maria Licata), Sweet Temptation srl (produzione di prodotti di panetteria freschi, legalmente rappresentata da Valentina Licata).
10,45 - Il nucleo di polizia tributaria di Trapani e la sezione di p.g. della Guardia di Finanza presso la Procura di Marsala hanno sequestrato per i reati tributati contetati somme di denaro e titoli "costituenti il profitto dei delitti contestati", per un totale di 4.208.492,22 euro per Delfino Srl, 2.583.463,59 euro per Roof Garden Srl, 888.179 euro per Delfino Ricevimenti Srl, 765.123,26 per Rubi srl.
10,35 - L'imprenditore Michele Licata è coinvolto in un'operazione che vede iscritte nel registro degli indagati 13 persone per i gravi delitti di truffa aggravata ai danni dello Stato, dichiarazione fraudolenta finalizzata all'evasione fiscale, emissioni di fatture per operazioni inesistenti. La Procura ha disposto "il sequestro preventivo dei beni riconducibili al noto imprenditore marsalese Michele Angelo Licata e al suo nucleo familiare".
10,30 - Duro colpo per l'imprenditore di Marsala Michele Licata. La Procura di Marsala infatti, dopo una complessa operazione delegata alla Guardia di Finanza, gli ha sequestrato somme di denaro, quote societarie, beni mobili ed immobili, per un valore di circa 13 milioni di euro (quale profitto di evasione fiscale e truffa in danno dello Stato), nonché delle quote sociali e dei relativi beni mobili ed immobili di 4 complessi aziendali del valore di circa 100 milioni di euro. E' in corso una conferenza stampa alla Procura di Marsala.