Il governo Crocetta vuole chiedere un maxi mutuo da due miliardi di lire, e questo è noto. Quello che però non si sa è in realtà anche questo maxi prestito potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno della Regione. Il una relazione presentata all'Ars, infatti, l'assessore alla Sanità, Lucia Borsellino, fa presente che mancano alle casse della sanità pubblica siciliana 2 miliardi e 900 milioni. "Il sistema sanitario dal 2013 è in equilibrio - precisa l'assessore - e il nostro è proprio un fabbisogno di cassa". La relazione, riservatissima, che porta la firma anche dell'assessore all'economia Baccei spiega che, in pratica, le Asp siciliane sono in difficoltà con i fornitori, perchè il bilancio della sanità è stato utilizzato per pagare gli stipendi dei regionali. Oggi all'Ars riprenderà l'esame della richiesta del mutuo, sul quale ci sono molte perplessità. Da maggioranza e opposizione ci si chiede: come mai questa estate il governo ha chiesto di accendere un mutuo da un miliardo per i debiti di enti locali e sanità, e adesso ne chiede un altro, e per di più di due miliardi? Tutto questo prima di scoprire che neanche questo secondo maxi mutuo sarà sufficiente. Dalla relazione si evince che ogni anno, sulla carta, la Regione dovrebbe girare alle Asp 4, 3 miliardi di euro per il funzionamento di cliniche e ospedali. Ma quest'anno la cifra versata è stata di molto inferiore: 1,161 miliardi di euro. Ecco che quindi c'è da versare la differenza 2,492 miliardi di euro, ai quali bisogna aggiungere 300 milioni di euro di residui degli anni scorsi. "Ma noi siamo virtuosi" precisa Borsellino, insistendo sempre sul concetto che si tratta di una difficoltà di cassa "perchè in questi ultimi anni il bilancio della sanità siciliana è stato utilizzato come una specie di Bancomat, per coprire altre spese della Regione". Ad esempio, si ipotizza, che con i fondi delle spese sanitarie siano stati coperti gli stipendi dei Forestali. Solo che nel frattempo ospedali e Asp, senza soldi dalla Regione, sono dovuti ricorrere alle banche. La loro posizione adesso è scoperta per un totale di 900 milioni di euro, che ogni anno costano, solo di interessi, 50 milioni di euro.
In questo contesto sono sempre più stretti i margini di manovra di Alessandro Baccei. L'assessore all'economia ha annunciato «Presenterò il Def (Documento economico finanziario) e il bilancio di previsione, il 15 dicembre». Ma Baccei proporrà il varo di un disegno di legge per il ricorso all'esercizio provvisorio della durata di due mesi, cioè gennaio e febbraio. È difficile che si possa escludere il ricorso all'esercizio provvisorio. «Non credo si possa escluderlo - ha detto il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone - siamo abbondantemente fuori termine e non vorrei che si riversi sul Parlamento il ritardo accumulato in questi mesi».
Intanto, da Roma arrivano buone notizie. Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone ha comunicato che al Senato, nel quadro del dibattito sulla legge nazionale di stabilità è stato presentato un emendamento in favore della Sicilia: in buona sostanza, con questo emendamento per il 2015 le somme destinate alla nostra regione dal Piano di azione e coesione, come previsto nell'art. 12 della finanziaria nazionale, non subiranno riduzioni: «La presentazione di questo emendamento è stata formalizzata dopo l'incontro tra i parlamentari nazionali che si è tenuto nei giorni scorsi. Contiamo che si tenga in piedi il tavolo di confronto, solo così si possono trovare soluzioni concrete per la nostra Sicilia. Speriamo che si possa rivedere l'art. 12 della legge stabilità. Sarebbe grave se dopo le restrizioni già adottate si riducessero ancora le risorse destinate al cofinanziamento dei fondi strutturali».
Entro il 31 dicembre si deve procedere alla proroga dei circa 20 mila precari degli enti locali e delle aziende sanitarie. Ma non sarà semplice, anche se già la Camera dei deputati ha approvato l'emendamento che proroga ancora di un anno i contratti per consentire di avviare le stabilizzazioni, non c'è ancora alcuna certezza.