La presunta vittima di abusi sessuali all’Istituto Rubino (N.C., da poco maggiorenne) testimonierà in Tribunale nell’udienza del 22 dicembre. Sarà ascoltata nel processo a Giuseppa Signorelli, 50 anni, ex responsabile dell’unità assistenziale, e a Vincenzo Galfano, di 48, bidello. Entrambi furono posti agli arresti domiciliari il 3 ottobre 2012, tornando in libertà parecchio tempo dopo, con la pesante accusa di ‘’violenza sessuale continuata e aggravata in danno di una minorenne’’. L’arco temporale dei fatti contestati va dal 2006 al 2009. Il processo ha ormai invocato la dirittura finale e dopo la deposizione della presunta vittima ci sarà la requisitoria del pubblico ministero Antonella Trainito. A seguire, le arringhe difensive degli avvocati Stefano Pellegrino, Roberta Piccione e Maurizio D’Amico, che in extremis avevano chiesto di ascoltare in aula due persone. E cioè una ex dipendente del Rubino, una donna che vi lavorava quando l’istituto era gestito dalle suore, e il datore di lavoro di un ragazzo nordafricano che frequentava la struttura di assistenza. Richieste alle quali sia il pm che l’avvocato di parte civile, Natalie Lo Sciuto, si sono opposti e il Tribunale (presidente del collegio Sergio Gulotta) ha dato loro ragione. Il Tribunale ha, però, accolto la richiesta della difesa di acquisire agli atti il casellario giudiziario dell’ex compagno, un pregiudicato di 50 anni, della madre della ragazza che ha denunciato di aver subito gli abusi sessuali.
Raimondo Parrinello, arrestato per detenzione di arma da fuoco, non risponde al giudice.
Ha fatto scena muta davanti al giudice delle indagini preliminari il 36enne pregiudicato marsalese Raimondo Parrinello, che lo scorso 20 ottobre è stato posto agli arresti domiciliari dai carabinieri per detenzione illegale di arma da fuoco. Nella sua abitazione, infatti, i militari hanno rinvenuto una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa e relative munizioni. L’arma, trovata avvolta in un asciugamani, è stata inviata al Ris di Messina per accertare se è stata utilizzata in azioni criminali. L’operazione dei carabinieri fu condotta nell’ambito del “Piano Trinacria”, un servizio straordinario di controllo del territorio effettuato ciclicamente dai militari dell’Arma nei territori di Marsala e Petrosino, con perquisizioni domiciliari ai soggetti ritenuti più pericolosi, posti di blocco e accertamenti in esercizi pubblici. Nel novembre 2006, Raimondo Parrinello, che davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere, era stato arrestato, assieme al fratello minore Antonio (entrambi sono autotrasportatori), per ricettazione e detenzione, a fini di spaccio, di sostanza stupefacente. Nel loro garage, i carabinieri trovarono marijuana, nonché numerosi ciclomotori rubati e un’ingente quantità di parti meccaniche smontate, probabilmente pronte per essere commercializzate sul mercato clandestino. Il 4 novembre 2011, Parrinello fu <gambizzato> a colpi di pistola in via Oberdan. Episodio per il quale è stato condannato (3 anni e mezzo di carcere) un altro pregiudicato marsalese, il 40enne Francesco Franco.