Quantcast
×
 
 
28/10/2014 06:10:00

Mafia, maxi sequestro di beni per l'imprenditore Calcedonio Di Giovanni

La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, accogliendo la richiesta della DIA, Direzione investigativa antimafia di Palermo e Trapani, ha posto i sigilli all'immenso impero economico dell'imprenditore di Monreale Calcedonio Di Giovanni, che ha diverse imprese in provincia di Trapani.

Secondo quanto sostenuto dalla DIA, la scalata imprenditoriale di Di Giovanni sarebbe stata “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”. Tra i beni milionari ci sono anche un centinaio di case nel villaggio turistico di Campobello di Mazara Kartibubbo in cui, secondo gli investigatori, sarebbe emerso “il collegamento di Di Giovanni con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale, ossia Vito Roberto Palazzolo”.

“Il villaggio Kartibubbo viene rilevato dal Di Giovanni - si legge nel provvedimento del Tribunale presieduto da Piero Grillo  - con un notevole investimento posto in essere in un momento in cui Di Giovanni era del tutto sfornito di redditi leciti”.

I proventi per la costruzione del villaggio proverrebbero, quindi, dai soldi di Cosa Nostra che il finanziere, per anni latitante in Sudafrica, avrebbe riciclato agli ordini dei boss di Corleone.

Di Giovanni, viene delineato nel provvedimento del tribunale come un “imprenditore spregiudicato” entrato in rapporti anche con ambienti vicini alla mafia di Castelvetrano

“L'esistenza di collegamenti fra mafia, massoneria trasuda – si legge nel provvedimento - da tutti gli atti di questo procedimento nella parte in cui viene in ballo il ruolo degli istituti di credito preposti al controllo dell'avanzamento dei lavori finanziati. Vennero erogate immense quantità di denaro in assenza totale di controlli e qualche volta con la chiara dimostrazione agli atti dell'assenza dei presupposti per continuare a finanziare l'opera”.

Ultimamente Di Giovanni, secondo la Dia, avrebbe tentato di sottrarre il proprio patrimonio alla scure delle misure di prevenzione, costituendo una società in Inghilterra, la “Titano real estate limited” che si occupa di gestione di villaggi turistici con domicilio fiscale italiano nel villaggio Kartibubbo. La manovra, che secondo l’accusa sarebbe stata organizzata da Di Giovanni, era stata progettata per evitare il sequestro e mantenere saldo in mano il potere.

Il sequestro dei beni di Calcedonio Di Giovanni comprende decine di terreni e case in provincia di Trapani e Palermo e una serie di società, molte di queste società erano già in liquidazione: “Titano real estate limited, “Compagnia immobiliare del Titano”, Il Cormorano, Fimmco, “Campobello park corporation, “Immobiliare La Mantide”, “Associazione orchidea club, “Selinunte country beach, alcune quote del “Selene residence” di Campobello di Mazara, “Parco di Cusa vita e vacanze, Dental house, Numidia srl.

FERDICO. L'imprenditore del settore dei detersivi e della grande distribuzione Giuseppe Ferdico, è stato assolto con formula piena perchè "il fatto non sussiste" dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata pronunciata dal gup di Palermo Riccardo Ricciardi al termine del rito abbreviato. La richiesta di condanna del pm Gaetano Paci (che aveva chiesto otto anni) era arrivata dopo tre richieste di archiviazione e l'imputazione coatta.

Contro Ferdico, assistito dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli Tagliavia, c'erano le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui i fratelli Stefano e Angelo Fontana che avevano detto di aver utilizzato le attività di Ferdico per ripulire 400 milioni di lire nel 1996 per la famiglia dell'Acquasanta. Il nome dell'imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Si faceva riferimento ad assunzioni e pagamenti. Tutte accuse ritenute dai legali generiche e non riscontrabili. Gli avvocati in aula hanno dimostrato che Stefano Fontana, nel periodo storico in cui sarebbe avvenuta la consegna di quei 400 milioni, era già detenuto.

I beni dell'imprenditore, comprese le catene di negozi, restano in amministrazione giudiziaria. Il giudice ha rigettato la richiesta di confisca e adesso si attende la fine dell'iter da parte delle Misure di prevenzione. "Il nostro assistito è stato assolto con la formula piena, di questo le Misure di prevenzione dovranno tenerne conto e è quindi auspicabile che possa determinarsi un altro giudizio favorevole", dice l'avvocato Roberto Tricoli.