Con la conferenza stampa del sindaco di Erice Giacomo Tranchida è stata sancita la fine mediatica della querelle sulla realizzazione del secondo tratto di pista ciclabile ad Erice. Ormai il dibattito si è concentrato su un altro problema, quello dell'acqua gialla che esce dai rubinetti, piuttosto che sulle strisce rosse della pista ciclabile. Tuttavia, sulla vicenda, ne sono rimasti quasi offuscati alcuni aspetti. Tratti che potrebbero aiutare a comprendere soprattutto le responsabilità politiche della vicenda.
A suggerire alcuni spunti c'è un documento ufficiale che spiega degli episodi eloquenti riferiti alla realizzazione del primo tratto di pista ciclabile. Si tratta di una lettera spedita il 15 aprile di quest'anno dal primo direttore dei lavori Alessio Romito. Le tre pagine sono un allegato alla perizia di variante proposta più volte alla Cantieri Edili da Romito stesso. Il documento è indirizzato al Responsabile Unico del Procedimento (Rup), all'assessore Gianni Mauro ed al sindaco del comune di Erice Giacomo Tranchida. Una documentazione che fa eco ad oltre una decina di comunicazioni formali indirizzate al Rup Andrea Denaro alle quali non sono mai corrisposte le adeguate repliche dal dirigente comunale.
Nella lettera inviata, Romito spiega di aver proposto una perizia di variante alla Cantieri Edili non ottenendo risposte dall'amministratore dell'azienda favarese. «Ricordo bene quando ho invitato l'architetto Capodici al mio studio, intorno al 10 febbraio 2013, per discutere la perizia di variante da me redatta [ ...] appena ho accennato ad alcune economie sulle categorie di lavoro che si erano realizzate, l'architetto Capodici si è alzato insieme al signor Madia, rappresentante della «Bici in città», attrezzature di bike sharing, ed è andato via, salutandomi appena». Questo episodio, da lì a breve, viene comunicato formalmente al RUP che fissa un incontro con azienda, direttore dei lavori, assessore. In quella seduta l'azienda chiede di rimodulare le spese utili al bike sharing perchè ritenute «obsolete e non adeguate» con un incremento di 89 mila euro rispetto ai 324.853,40 euro di aggiudicazione. A loro Romito chiede la «documentazione inerente» alla richiesta, ma l'impresa «non l'ha mai fornita».
Il direttore dei lavori precisa che i lavori vanno a rilento: «Il cantiere sembra abbandonato a se stesso». All'epoca, a poco più di un anno dall'inizio dei lavori, erano stati fatti soltanto 160 giorni di lavoro con un picco massimo di 4 operai. In quei giorni, a cantiere attivo, la mancanza di recinzione vedeva addirittura le auto parcheggiate al suo interno. Chiunque transitasse per il Lungomare Dante Alighieri si chiedeva perchè i lavori andassero così al rilento. Romito tutte queste cose le scrive con chiarezza, ipotizzando addirittura la «risoluzione del contratto» con l'azienda. Sindaco ed assessore ricevono la documentazione fornita loro dal direttore dei lavori Romito ed il 6 giugno 2014, a meno di due mesi da questa lettera, il RUP solleva dall'incarico Romito. Facile chiedersi perchè l'Amministrazione, nonostante fosse a conoscenza di una serie di episodi che preannunciavano delle brutte acque, non si indispettì quando venne rimosso colui che aveva denunciato dei fatti anomali. Utile suggerire che, soltanto con il subentro di Denaro (già RUP) alla direzione dei lavori è stata approvata la perizia di variante proposta dall'azienda in cui veniva fissata la pitturazione della pista come primo step dei lavori. Questa nel 2014 è la "politica del fare ad Erice", in provincia di Trapani....
Marco Bova