Come pronosticato, è stato depositato dalla Procura antimafia il ricorso in appello avverso la sentenza di primo grado che assolve il Senatore Antonino D’Alì dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. La richiesta è stata fatta dal sostituto procuratore generale di Palermo Anna Maria Leone, e dai pubblici ministeri della Dda di Palermo, Paolo Guido e Andrea Tarondo. Proprio i Pm avevano chiesto per D'Alì una condanna a 7 anni e 4 messi, ma il Gup (il processo si tenne con il rito abbreviato), nel settembre del 2013 ha assolto l'imputato. Quindi arrivano in appello di nuovo i rapporti tra D'Alì e la famiglia mafiosa dei Messina Denaro. La Procura in questi mesi ha avuto modo di ascoltare uno degli ultimi accusatori di D'Alì, quel don Ninni Treppiedi a sua volta coinvolto nello scandalo della vendita dei beni della Diocesi di Trapani e della campagna calunnatoria contro l'ex Vescovo Miccichè. Treppiedi è stato per alcuni anni molto vicino a D'Alì, e ora sta raccontando, come aveva già fatto comunque nel processo di primo grado, quello che sa sul Senatore. In realtà già in primo grado quella che sembrava un'arma in grado di portare la Procura a vincere il processo, si sgonfiò, perchè le dichiarazioni di Treppiedia furono generiche e senza particolari spunti investigativi. Chissà se ora, chiedendo la sua audizione come teste, la Procura non cerchi di portare qualche elemento in più. Con Treppiedi dovrebbero essere ascoltati due collaboratori di giustizia, Giovanni Ingrasciotta e Nino Birrittella.