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30/06/2014 06:58:00

Mobbing nel pubblico impiego, un caso a Petrosino

Non solo nelle aziende private. Il mobbing, l’insieme di comportamenti discriminatori verso un lavoratore da parte dei colleghi o dei suoi superiori, prende sempre più piede anche negli enti pubblici. E se a Marsala è sempre più alta la tensione tra il Sindaco Giulia Adamo e i suoi dipendenti (scintille, si dice, sono volate la settimana scorsa tra Adamo e i componenti dell’ufficio stampa del Comune che non hanno voluto accontentare alcuni suoi “desiderata”) una storia interessante arriva dal piccolo Comune di Petrosino, amministrato dal Sindaco Gaspare Giacalone.

La vicenda riguarda una dipendente, le cui iniziali sono G.A.D.B.. La signora è facilmente individuabile, sia per le iniziali doppie, sia perchè è l’unica assistente sociale del Comune di Petrosino. Il Comune ha 7674 abitanti, ma non ha mai dato attuazione alla legge regione del 1986 che obbliga i piccoli Comuni siciliani ad avere almeno un assistente sociale ogni 5000 abitanti. La signora, invece, è sola. Con un sovraccarico di lavoro che è causa di stress per lei e di ovvi disservizi per i cittadini.

Ebbene, nonostante sia l’unica assistente sociale, più volte al Comune, da tempo,  hanno cercato di farla fuori. Prima con un licenziamento giudicato illegittimo dal giudice del lavoro di Marsala. Poi con un’opposizione all’ordinanza che lo stesso Tribunale aveva pronunciato di immediata reintegrazione della dipendente. La vicenda si è chiusa lo scorso Giugno (l’ultima sentenza è del 13 Giugno, la numero 510, la signora è difesa dagli avvocati Vito Salvatore Buffa ed Anna Rita Perrone).
Nel Luglio 2013  già una prima volta il Tribunale aveva annullato il licenziamento illegittimo della dipendente, il Comune di Petrosino non ha ancora  ottemperato alla corresponsione del trattamento economico maturato dalla data del licenziamento illegittimo sino al giorno della effettiva reintegra del posto di lavoro.
La cosa singolare è che il Comune di Petrosino aveva licenziato la dipendente con un provvedimento del vice segretario comunale, organo incompetente. L’ex segretario comunale, Vito Bonanno, aveva istruito la pratica, ed il suo successore, Giacalone, si è dichiarato incompatibile ad erogare il provvedimento. Allora al Comune hanno nominato con una delibera apposita il vicesegretario, la dottoressa Giannone, come responsabile del licenziamento.

Nel corso del procedimento in Tribunale sono emersi  tutta una serie di tentativi di emarginazione e l’esistenza di un ambiente lavorativo ostile all’assistente sociale, che ha subito seri danni alla sua salute. Ad esempio la signora era stata affidata ad una sorta di dirigente “ad personam”, diverso da quello competente del settore cui fa parte: solo lei  è stata sottoposta ai dirigente degli Affari Generali - Francesco Pellegrino, capo della polizia municipale - anzichè al settore dei servizi alla persona. Caso unico in italia: un'assistente sociale assegnata ai vigili urbani. Ma c’è di più: ufficio senza area condizionata e riscaldamento, continue contestazioni disciplinari ogni volta che l’assistente ritornava dai periodi di malattia, sovraccarico di lavoro (ventisei pratiche assegnate in due mesi, per l’unica assistente sociale). La signora, inoltre, anche per il delicato lavoro che svolge, denuncia di aver  ricevuto ben due tentativi di aggressione senza che il Comune abbia mai istituito sistemi concreti di protezione nei suoi confronti. Attualmente la signora è sottoposta ad ad un altro procedimento disciplinare, nonostante il reintegro, e ancora aspetta l’indennità retributiva che il Comune deve pagare… E meno male che si tratta del settore della solidarietà sociale...

"Non conosco nei dettagli la vicenda - è il commento del Sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone - che comincia anni fa, quando non ero ancora primo cittadino". Per sua fortuna dal Tribunale di Marsala arrivano, per il Comune di Petrosino, anche notizie positive, su un altro fronte. Ma di questo ne parleremo meglio domani. 



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