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29/05/2014 06:30:00

Quote tonno a Marsala. L'ordinanza del sindaco Adamo non vale nulla

Mentre il Governo nazionale e l’Unione europea latitano, i pescatori di tonno stanno ormeggiati. Soprattutto quelli di Marsala, che conta 18 pescherecci ed è tra le flotte più consistenti d’Italia. Si attendono infatti, ancora le decisioni sulle quote tonno da assegnare ai pescatori marsalesi col palangaro. Quote che negli ultimi anni si sono fatte sempre più stringenti, nonostante il mare sia molto popolato di tonni rossi dalle nostre parti. In tutto ciò è intervenuta Giulia Adamo, sindaco di Marsala, con una delle sue trovate.
In attesa delle decisioni del Ministero della Pesca, il sindaco Adamo ha emesso un’ordinanza con la quale autorizza i marinai marsalesi ad andare a pescare col “palangaro”. Ma può un sindaco sostituirsi al Ministero, o addirittura all’Unione europea, autorizzando i pescatori a fare qualcosa di illegale (visto che ancora dai piani alti non è arrivato alcun via libera)? Sembra proprio di no, è l’abc del funzionamento della cosa pubblica, le direttive partono dall’alto. Quella del sindaco ha tutta l’aria di essere un’autorizzazione a commettere un’illegalità. Ed è ancora più grave se lo fa in nome di Giovanni Falcone. Perchè la decisione l’Adamo l’ha presa proprio il giorno dell’anniversario della strage di Capaci. “Siamo al paradosso, alla follia più totale. È intollerabile per un Paese civile vessare i ceti sociali più deboli, mentre ci si riempie la bocca di legalità e antimafia. Ebbene proprio nel giorno dell'anniversario della morte di Giovanni Falcone, sento il dovere di contrastare una burocrazia letale. Una subdola espressione di illegalità che passa sopra tutto e sopra tutti, indifferente al dolore umano”. L’ordinanza è stata trasmessa anche alla Procura, alla Prefettura, alla Regione e al Ministero. Passi la burocrazia vessatrice, ma resta il fatto che si autorizza i pescatori a fare qualcosa per cui potrebbero incorrere in sanzioni. Un abuso del suo ufficio davanti a una situazione drammatica, che potrebbe scaturire una guerra tra poveri. Cosa succederebbe, infatti, se un pescatore dovesse essere fermato dalla capitaneria e multato? Chi le paga le pesanti sanzioni? E come la devono prendere quei pescatori che vogliono rispettare la legge, per quanto ingiusta, e aspettare le direttive dal Ministero? “Alcuni vogliono comunque andare in mare, anche se non ci sono i permessi dagli organi competenti. Altri no - ci spiegano i pescatori - perchè l’ordinanza del sindaco è carta straccia e le sanzioni pesantissime. E’ come se il sindaco Adamo autorizzasse i minorenni col patentino per scooter a guidare un’auto. Non lo può fare. Cosa succederà se ci faranno la multa? La porteremo al sindaco e la faremo pagare a lei”. Le sanzioni sono delle belle batoste. A Palermo nei giorni scorsi, ad esempio, circa 1.700 chili di tonno rosso catturato illegalmente sono stati sequestrati dalla Guardia costiera. Ai responsabili sono state contestate sanzioni amministrative per un valore di 8.000 euro.
“La disperazione che colgo incontrando i pescatori dice chiaramente che la questione è ormai divenuta di ordine pubblico. È singolare - conclude il sindaco - come si accusi sempre il Sud di piagnistei e assistenzialismo, sottraendo poi gli strumenti per il suo sviluppo”. Il problema, più che burocratico, è politico. Non era stato il sindaco Adamo a promettere che avrebbe fatto di tutto a Roma? Ci è andata a Marzo, ha incontrato il sottosegretario Castiglione, ma non è stato ottenuto nulla.
“E’ una bella provocazione questa ordinanza, ma non compete a un sindaco emettere ordinanze o autorizzazioni per la pesca, è compito del Ministero” - ci spiega Giovanni Tubiolo presidente del Distretto della Pesca.
In passato un altro sindaco a Marsala aveva forzato i compiti del suo ufficio con un ordinanza. Era stato Renzo Carini, quando con un suo “atto coraggioso”, come amava ripetere ad ogni occasione, firmò l’ordinanza con cui di fatto apriva il nuovo ospedale Paolo Borsellino. Ma quella, per quanto forzata, era una decisione per tutelare la salute della comunità viste le condizioni fatiscenti del vecchio San Biagio ormai pericolante. Qui invece, l’ordinanza del sindaco è una vera e propria autorizzazione a commettere qualcosa di illegale.
“Rimane il fatto che le ripartizioni delle quote tonno spesso vengono fatti con criteri che non favoriscono i pescatori - aggiunge Tumbiolo - è assurdo infatti che si sanzioni chi, ad esempio, va a pesca di pesce spada e per sbaglio prende un tonno. Cosa fa lo getta in mare quando ormai è morto?”.
Le regole sulla pesca col palangaro sono molto rigide, e calate direttamente dall’alto. Lo Stato membro dell’Unione Europea non può stabilire il quantitativo massimo di tonno rosso pescabile nei propri mari, perché è l’Ue che lo stabilisce, ma può, suddividere a suo piacimento le quote di cattura tra i diversi sistemi di pesca e tra le singole unità autorizzate all’interno dei singoli sistemi. L’ente che stabilisce per ogni Stato Ue, e anche per l’Italia quindi, quanto tonno pescare è l’Iccat, poi il Ministero della Pesca divide le quote. Ma ancora quest’anno non si sono viste novità. La quota tonno stabilita per il distretto di Marsala nel 2013 era di 265 tonnellate con il sistema del palangaro, pari al 15% dell'intera quota stabilita dall'Iccat per l’Italia.

 



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